Il "reazionario" Ichino e la Pubblica amministrazione

Ichino non si smentisce mai e sulle pagine di Libero torna a trattare i\le dipendenti della Pubblica amministrazione come dei fannulloni, alla stregua di Brunetta. Non lo dice esplicitamente ma lo si capisce dalla intervista rilasciata.

"Nella maggior parte dei casi è stata solo una lunga vacanza pressoché totale, retribuita al cento per cento"

Per Ichino lo smart working è solo perdita di tempo, al suo posto avrebbe voluto la cassa integrazione per il settore pubblico. Di certo oggi non esiste alcuna analisi sullo smart working, su come sia stato attuato nella Pa, gli Enti non sembrano interessati ad analizzare questa modalità lavorativa.

Ma come stanno veramente le cose?

Lo smart working è visto in toni enfatici da cgil cisl uil che non vogliono affrontare i ritardi della Pa, con il senno del poi possiamo dire, senza timori di smentita, che gran parte della PA, come del privato, non ha alcuna idea su come costruire servizi da remoto per i ritardi e le inefficienze che attanagliano il settore pubblico. Innumerevoli servizi potrebbero essere realizzati da smart ma in pratica mancano le condizioni necessarie.
La responsabilità di questa situazione non è della forza lavoro , piuttosto di amministratori e dirigenti, ad oggi molti uffici sono perfino sprovvisti di collegamenti con le banche dati, sono costretti a lavorare con strumenti informatici propri, non esistono collegamenti alla rete degli Enti, si continua a considerare lo smart alla stregua del telelavoro, probabilmente molti ignoravano perfino la esistenza di una legge sullo smart come dimostra la assenza di regolamenti ad hoc in molti Enti.

Molti dirigenti non hanno saputo e voluto costruire le basi dell'ammodernamento tecnologico della Pa, la responsabilità va attribuita a chi non ha investito sul lavoro pensando solo a ridurne i costi con un decennale blocco delle assunzioni accompagnato dal sostanziale blocco delle retribuzioni tanto che oggi l'Italia presenta la forza lavoro piu' vecchia della Ue e anche la meno pagata.

In prospettiva lo smart puo' essere una opportunità ma anche un nuovo sistema di sfruttamento con lavori a progetto che annulleranno la contrattazione sindacale, le differenze tra i profili professionali e alla occorrenza potrebbero anche determinare riduzioni salariali se pensiamo che alcuni istituti contrattuali negli ultimi tre mesi sono stati negati a chi operava con modalità smart. E il lavoro a progetto potrebbe anche determinare il rilancio di quella performance servita solo a ridurre il salario di tanti lavoratori\trici mettendoli in competizione tra loro per ottenere parte di quel salario accessorio che spetterebbe loro per diritto.

Con il senno di poi il ricorso allo smart è servito per evitare l'affollamento dei luoghi di lavoro nelle settimane del contagio cosi' come l'adozione dei protocolli di sicurezza è diventato lo strumento con cui sottrarsi ad ogni responsabilità in caso di contagio.

Ma pochi hanno volut guardare oltre, alla efficacia dei protocolli e all'analisi di come sia stato pensato e costruito lo smart, sarà per questo motivo che tornano in auge discorsi che pensavamo decisamente arichiviati come quelli che dipingono il lavoratore della Pa alla stregua di un fannullone.
Che poi gli assertori di certe tesi siano ormai avulsi dalla realtà lo dimostrano le migliaia di lavoratori che in altri paesi operano da remoto, ma in quei paesi per anni hanno investito nell'ammodernamento della Pa, nella formazione, nelle tecnologie, nei servizi, l'esatto contrario di quanto è stato fatto in Italia dove hanno solo pensato a ridurre il costo del lavoro scaricando sul pubblico le inefficienze del privato beneficiario di sgravi fiscali e soldi a fondo perduto.

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