Diritto alla salute non solo doveri!.La comunità privatizzata non è comunità

Diritti, non doveri, sia ben chiaro è questa la sola rivendicazione utile e necessaria.
 
In queste ore viviamo una sorta di stato di eccezione, si deve girare con una autocertificazione per giustificare i nostri spostamenti legati solo a casi eccezionali.
 
Il rispetto delle regole non è in discussione, buon senso e intelligenza non dovrebbero essere una rara eccezione ma di questi tempi una costanza .
 
In questi tragici frangenti il diritto alla salute è decisamente in pericolo, il risultato delle privatizzazioni di almeno un quarto di secolo che hanno distrutto i servizi e depauperato la Pubblica amministrazione.
 
Il richiamo alla comunità è importante e vitale ma solo se gli individui sono soggetti attivi , se i legami tra gli uomini e le donne sono reali e non basati solo sull'obbedienza , sui doveri che impongono determinati comportamenti
 
Le comunità vivono non con la coercizione, con il paradosso dell'isolamento, il senso di comunità piu' forte vede protagonisti attivi i soggetti anche nel rivendicare diritti, nella pratica quotidiana di forme di solidarietà e di mutuo soccorso.
 
Il diritto alla salute viene sostanzialmente negato nei paesi neoliberisti, soprattutto in quelli anglosassoni dove la sanità è stata privatizzata o dove ci si indebita, e spesso si muore perché non si hanno i soldi, per sottoporsi a cure che un sistema sanitario dovrebbe garantire a tutti\e erga omnes.
 
La comunità privatizzata del neoliberismo è una comunità fittizia, tenuta insieme da paura e rassegnazione, la comunità vera è quella che non subordina diritti ai patti di stabilità e a fittizie regole economiche e contabili costruite da qualche burocrate della Banca mondiale o dall'Unione europea.
 
La comunità non puo' nascere in assenza di azione politica e sociale, dalla rivendicazione attiva dei diritti sociali. E anche nei tempi della pandemia, il diritto alla salute è inalienabile, anzi dovrebbe esserlo in paesi nei quali nelle terapie intensive i medici sono costretti a scegliere chi curare per carenza di posti letto e strutture al collasso

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