Smart working: privilegio o necessità? E perchè solo su discrezionalità dirigenziale? Sulla finanza pubblica si scaricano le regole dell'austerità

Partiamo da una premessa:  molti lavoratori  e lavoratrici vorrebbero lavorare da casa per tutelare la salute non solo loro ma dei familiari ma non tutti possono farlo. Il personale della sanità, gli operativi della Polizia Locale  o dei VVFF per il Pubblico impiego, gli idraulici, i farmacisti, gli addetti al commercio e tantissimi altri devono, a loro rischio e pericolo, ogni giorno recarsi al lavoro, preoccuparsi di osservare le misure di sicurezza e avere la fortuna di non entrare in contatto con portatori asintomatici del virus.

Poi ci sono settori nei quali lo smart è possibile, non solo il Pubblico impiego ma le attività amministrative del privato, ma non viene concesso oppure si lascia il potere discrezionale di concederlo in parte (giorni a casa, altri a lavoro) al singolo dirigente.

Anche in termpi di Coronavirus, nonostante gli acclarati appelli alla normalità, le differenze sociali, economiche, legate allo stress o al rischio non sono venute meno, il buon senso dovrebbe indurre a ricorrere, ove possibile, a tutte le forme lavorative possibili da casa, assicurando agli altri ammortizzatori sociali per la durata del contagio che presumibilmente attraverserà tutto il prossimo mese di Aprile.

Ma al contrario, ogni giorno, riceviamo proteste di lavoratori costretti a recarsi in servizio in luoghi che magari non hanno ricevuto la dovuta sanificazione, altri che lamentano disparità di trattamento tra colleghi e aribitrarie decisioni dirigenziali, altri ancora ai quali sono stati imposte le ferie perfino al posto degli ammortizzatori sociali.

Veniamo allora a dire qualcosa in piu' sullo smart che non è un privilegio ma una necessità, non una conquista ma in tempi normali sarebbe una modalità di lavoro per accrescere la produttività individuale e costringere il lavoratore alla connessione quasi 24 h al giorno (al di là delle regole formali), lo smart nei tempi del contagio è un'alternativa al lavoro insicuro.

  1. L' organizzazione dei servizi degli enti locali è  caotica perchè le circolari ministeriali e i continui interventi della Corte dei Conti hanno creato enorme confusione solo nell'ottica di contenere la spesa. Scaricare le responsabilità sui dirigenti significa di fatto paralizzare gli Enti o assumere decisioni diverse e contraddittorie.
  2. Poi ci sono le  attività essenziali, le cosiddette indifferibili, che richiedono la presenza di personale negli uffici , attività spesso dilatate ad arte dalle ordinanze dei Sindaci e contro ogni logica, solo perchè gli Enti locali sono incapaci di erogare dei servizi con modalità moderne, efficienti e tecnologiche, risultato anche dei continui tagli imposti dai Governi da 20 anni a questa parte
  3.  Dovrebbe essere di aiuto il decreto «Cura Italia» che ha prorogato le principali scadenze e i procedimenti amministrativi in corso assicurando la possibilità di mettere a casa retribuito il personale  non utilizzabile in altro modo. Ma a quel punto è intervenuta la Corte dei Conti che ricorda come il singolo dirigente risponderà di questi atti, quindi una sorta di avvertimento che paralizzerà l'operato dirigenziale scaricando gli oneri sui lavoratori
  4. Da almeno 3 anni esistono circolari che spingono all'utilizzo dello smart, circolari cadute nel vuoto
  5. in teoria si dovrebbe potenziare il lavoro agile come modalità ordinaria di lavoro nel periodo emergenziale, in pratica regna  una gran confusione
  6.  gli Enti sono chiamati a favorire il lavoro agile ma allo stesso tempo a non accrescere la spesa già sostenuta, devono garantire la cosiddetta efficienza  amministrativa, copertura Inail, adottare un regolamento interno (che avrebbe dovuto essere da anni vigente), valutare il lavoro da casa dentro il ciclo della performance
  7. Altra ragione per la quale il lavoro agile non decolla è legata al fatto che il legislatore, ancora una volta, emana leggi e ordinanze in maniera contraddittoria ossia quando si parla di smart  "senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica" vuol dire che le amministrazioni devono far ricorso alle "ordinarie" risorse finanziarie, quindi le regole dell'austerità e il rispetto dei tetti di spesa sono ancora vigenti e condizionano le scelte e l'operato degli Enti anche a rischio della salute e sicurezza dei cittadini
  8. E per chiudere, come ai dirigenti viene scaricato l'onere di giustificare l'art 83 del decreto che permetterebbe di stare a casa retribuiti se non è possibile impiegarci con modalità smart o in altre forme nel rispetto delle normative anti contagio, si scarica sugli amministratori la responsabilità di giustificare un eventuale aumento di spesa per lo smart, da qui le decisioni dirigenziali che assegnano il lavoro agile con discrezionalità

Alla luce di queste considerazioni sorge spontanea  una sola domanda: è possibile che si metta al primo posto, anche nei tempi di contagio, i tetti di spesa e le regole dell'austerità anche di fronte a migliaia di morti ? E' possibile perchè il Governo approvi leggi che stanno dentro quei tetti e quelle regole? E' ciò che avviene,  una ragione in piu' per rimettere in discussione, ora e subito, patti si stabilità, regole di austerità e tetti di spesa.

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