Comune di Pisa: Un Codice di comportamento vessatorio e un sistema di regole che esclude inspiegabilmente gli amministratori

Comune di Pisa: Un Codice di comportamento vessatorio e un sistema di regole che esclude inspiegabilmente gli amministratori


La Giunta Conti ha deciso di rimettere mano al codice di comportamento dei suoi dipendenti rivedendo il testo vigente dall'anno 2013

Che cosa cambia rispetto al passato?

Intanto è bene precisare che ogni Ente è tenuto a dotarsi di un suo codice interno, la prima differenza che salta agli occhi è il mancato riferimento alla Carta di Avviso Pubblico, la cosiddetta Carta di Pisa che un gruppo di giuristi  e docenti universitari scrisse nel lontano anni 2012. Parliamo di docenti, ricercatori che ruotano attorno al prof Vannucci a cui va il merito di avere da tempo denunciato gli interessi della criminalità organizzata sugli appalti pubblici della Regione Toscana.

La Carta è scaricabile dalla rete al seguente link :

https://www.avvisopubblico.it/home/wp-content/uploads/2014/05/20141025_carta-di-avviso-pubblico.pd

La finalità di questo documento di intenti è prevenire fenomeni corruttivi dotandosi di codici etici, principi di trasparenza,  regole e vincoli all'insegna della imparzialità come prevede la stessa Costituzione. Eliminando ogni riferimento alla Carta di Pisa ci pare evidente che si voglia dettare un sistema di regole valido solo per dirigenti e dipendenti escludendo invece gli amministratori dai quali atti di indirizzo dovrebbe partire ogni percorso all'insegna della prevenzione dei fenomeni corruttivi e in nome di operati trasparenti.

La Carta dii avviso pubblico è di facile lettura e molto chiara negli intenti parlando di clientelismo, indebite interferenze e pressioni, conflitti di interesse, trasparenza sugli interessi finanziari e confronto democratico, elementi invece che vengono letteralmente dimenticati dalla Giunta Conti.

Se vogliamo stabilire un insieme di regole, queste regole dovrebbero valere erga omnes, indistintamente per dipendenti, amministratori, dirigenti comunali del Comune e delle aziende partecipate a meno che non si voglia costruire regole valide solo per alcuni ma non invece per gli amministratori pubblici che si ritengono, erroneamente ai sensi del diritto e della cronaca, estranei ai fenomeni corruttivi e agli abusi di vario genere.

Perchè allora la Giunta Conti non intende aderire alla Carta sopra menzionata menzionandola esplicitamente?

Veniamo invece alla comparazione dei due testi, il vecchio codice di comportamento e il nuovo.

Nel nuovo troviamo delle tutele maggiori per il dipendente che segnali eventuali illeciti anche alla base di normative di legge nel frattempo intervenute; preme segnalare alcune tutele aggiuntive a fronte di eventuali discriminazioni ai danni del dipendente che avesse segnalato illeciti di varia natura.

I due regolamenti prevedono la presenza in servizio in orario ordinario e straordinario (che dovrebbe invece fare riferimento al contratto nazionale fermo restando la volontarietà e non l'obbligo di prestazioni aggiuntive). Al contrario ci sembra evidente che il ricorso allo straordinario diventi una sorta di obbligo per fronteggiare incremento di attività e in presenza di maggiore afflusso al pubblico dimenticando che dovrebbe essere invece l'Amministrazione a prevenire certe situazioni con un Piano di fabbisogno di personale rispondente alle reali necessità degli uffici e dei servizi e non solo per il raggiungimento degli Obiettivi di mandato del Sindaco.

Nel nuovo Regolamento invece di attribuiscono oneri aggiuntivi per i Dirigenti che dovranno vigilare e prevenire la negligenza eventuale dei dipendenti sanzionandoli attraverso la Performance, la cui misurazione e valutazione, per essere efficace, avrebbe bisogno di ben altri percorsi e strumenti, ammesso ma non concesso che sia proprio la Performance lo strumento adatto a tale compito.

Possiamo quindi asserire che ai dirigenti si chiede di valutare negativamente il personale con decurtazioni del salario accessorio per sanzionare negligenze eventuali? Risposta affermativa ma queste negligenze non sono ben definite e potrebbero essere invece conseguenze di disservizi derivanti dalla carenza di personale. Senza oggettività vige solo la discrezionalità.

Quando poi si parla del personale in smart ci sembra evidente che non si voglia cogliere la natura progettuale di questa tipologia lavorativa pretendendo la compilazione di reports aggiuntivi che rappresentano un insensato carico di lavoro aggiuntivo dal carattere punitivo.

Corre l'obbligo poi di dare comunicazione entro 5 giorni di procedimenti penali a proprio carico ma non si spiega se questi procedimenti siano collegati alla attività lavorativa oppure magari frutto di altre attività che con la prestazione lavorativa hanno poco a che vedere. Se si partecipa ad una manifestazione sindacale o politica nel corso della quale avvengano disordini, il dipendente raggiunto da un avviso di garanzia dovrà darne tempestiva comunicazione all'Ente, quindi la sua condotta al di fuori dell'orario di lavoro potrebbe dare adito a procedimenti disciplinari nell'Ente, una autentica intromissione nelle nostre vite.

Perfino nei tre anni successivi al pensionamento il dipendente che ha esercitato poteri negoziali e autoritativi rispetto ad alcune ditte non potrà svolgere alcuna prestazione lavorativa per le stesse ditte. Su questo punto possiamo anche essere concordi ma  il principio dovrebbe valere non solo per i dipendenti pubblici ma anche per i politici e gli amministratori quando invece vediamo ogni giorno ex parlamentari o ministri passare alle dipedenze di multinazionali e ditte di vario genere.


Nel nuovo Regolamento poi viene dedicato un intero articolo, il 17 bis, ai rapporti con i media ed agenzie di stampa decretando una sorta di reato di opinione fuori dall'orario di servizio. Questo articolo è finalizzato a un controllo asfissiante sulle attività svolte fuori dall'ambito lavorativo, si arriverà forse a vigilare perfino sui social per verificare eventuali dichiarazioni e commenti che possano ledere la immagine della amministrazione scambiando il diritto di parola e di critica con la denigrazione?


Ci pare evidente che eventuali dichiarazioni pubbliche offensive non abbiano bisogno di un codice di comportamento ma di avvalersi del codice civile e penale.

Forse dovremmo intenderci bene su cosa siano i doveri di ufficio, i comportamenti etici all'insegna della trasparenza, noi siamo certi che sia necessario adottare un sistema di regole chiare alle quali nessuno, amministratori inclusi, debba sottrarsi ma da qui a controllare anche le attività extra lavorative e non collegate alle mansioni svolte per conto dell'Ente corre grande differenza.

Il danno di immagine diventa una sorta di spauracchio da agitare per incutere paura, rassegnazione e comportamenti supini agli amministratori?

Chiediamo al personale di inviare le proprie osservazioni entro fine mese chiedendo la revisione profonda di questo codice di comportamento


Cub Comune di Pisa

 

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