Intervista a un Rls della Cub: basta morti sul lavoro
Una giovane madre vittima di un incidente mortale sul lavoro a Prato...
Non conosciamo la dinamica dell'incidente e ci atteniamo a quanto riportato dalla stampa o dai siti on line. Quindi nessun processo alle intenzioni, forse un giorno avremo degli atti sui quali aprire una discussione pubblica.
Per esperienza, davanti a un morto sul lavoro, si apre una inchiesta ma gli sviluppi della stessa non sono sotto i riflettori dei media, dovremmo seguire non solo l'iter giudiziario o ispettivo ma anche l'esistenza dei familiari, la loro disperazione e sofferenza, le mille traversie burocratiche alle quali sono condannati e magari, se vogliamo, questa telecamera nascosta potrebbe seguire da vicino e parallelamente anche i vertici della azienda.
Che cosa intendiamo dire? Morti e infortuni finiscono nelle statistiche, resta il dolore dei familiari e degli amici ma gli esiti delle indagini vengono relegate, se e quando va bene, a un trafiletto di cronaca, non diventano patrimonio di conoscenza collettiva, non strumento di riflessione e iniziativa sindacale. Si perde memoria dei fatti e non si sviluppano coscienze. Nel corso degli anni abbiamo parlato con le vittime di infortuni sul lavoro, con i loro stessi familiari, l'oblio o la monetizzazione del danno sono stati la cura, si fa per dire, diffusa, solo in rari casi scaturisce la rabbia e la determinazione che portano all' impegno pubblico.
La famiglia di un operaio ha deciso di istituire una annuale borsa di studio e nella occasione, anche grazie alla disponibilità economica, organizzare una iniziativa pubblica di denuncia degli infortuni e delle morti e delle malattie professionali costringendo la rsu aziendale a co-patrocinare l'evento, si tratta di fenomeni rari perchè in molti lavoratori prevale l'oblio che poi è la migliore arma per addormentare le coscienze.
Torniamo a Prato
I piu' vecchi ricorderanno un film di 50 anni fa con G. M. Volontè, la Classe operaia va in paradiso, dovremmo riportarlo nelle scuole, specie quelle professionali e discuterne con i ragazzi, dovrebbero farlo i sindacati per risvegliare le coscienze e sensibilizzare i piu' giovani sull'argomento. Oggi il ruolo degli Rls è avulso per lo piu' dall'agire conflittuale, nelle aziende private e pubbliche rischi il posto di lavoro se svolgi il tuo ruolo di denuncia con tenacia e coerenza come accaduto anche nei mesi pandemici. Non mancano casi nei quali i codici etici e comportamentali diventano l'arma con la quale zittire il delegato, poi c'è quella filiera della sicurezza che vede i rappresentanti dei lavoratori subordinati ai voleri aziendali.
Rispetto a 50\60 anni fa le aziende investono di piu' in sicurezza, ci sono del resto finanziamenti pubblici, pressioni istituzionali ad andare in questa direzione anche se morti e infortuni in Italia sono tra i piu' alti dei paesi a capitalismo avanzato. Qualcuno accusa le statistiche di non essere veritiere ma anche escludendo i morti in itinere i numeri sarebbero ugualmente preocuppanti senza dimenticare che dalle statistiche spesso escono fuori le malattie professionali che colpiscono in silenzio producendo tante vittime.
Un macchinario sicuro dovrebbe essere di aiuto non solo al lavoratore ma anche all'azienda, non solo per evitare cause legali e risarcitorie, esistono direttive europee e nazionali sul funzionamento delle macchine, norme spesso complesse e articolate, dal 1989 esiste la normativa comunitaria implementata successivamente da leggi nazionali talvolta ancora piu' severe.
Documentazione tecnica, emissione di conformità sono tutte procedure standard che stanno alla base della produzione e commercializzazione delle macchine, solo se in possesso di innumerevoli requisiti è possibile avere la marcatura CE indispensabile per la vendita.
In linea teorica le macchine sono altamente sicure con dispositivi di blocco in caso di mal funzionamento o di guasti , i produttori tengono conto dei rischi derivanti da distrazione e i meccanismi delle macchine piu' moderne dovrebbero azionare sistemi preventivi. Ma quante macchine oggi in produzione rispettano questi standard?
In rete esistono migliaia di pagine sulla sicurezza delle macchine, a mo' di esempio possiamo citare uno studio (https://www.vegaengineering.com/linea-guida-linee-guida-per-la-sicurezza-dei-macchinari-sei-fasi-per-la-sicurezza-delle-macchine-a-cura-dall-azienda-sick-ag--419.pdf), per decenni la salute e sicurezza riguardava i dispositivi industriali e i macchinari e solo negli anni ottanta del secolo scorso abbiamo iniziato a focalizzare l'attenzione su lavoratori e lavoratrici.
Quello che non sappiamo è quanto siano efficaci i controlli sulla efficienza dei macchinari, se esistono aziende con macchinari obsoleti, se il controllo aziendale sui macchinari sia costante avvalendosi anche dell'appoggio di strutture pubbliche, strutture per altro depotenziate nel corso degli anni.
Stiamo pensando ai processi innovativi e ai finanziamenti, dovremmo fare in modo che i macchinari prodotti a una certa data venissero rottamati per far posto a strumenti piu' moderni e all'avanguardia , ammortizzare i costi ...
Poi possono anche esistere comportamenti errati del singolo datore di lavoro che manomette alcuni impianti per accrescere la produzione e magari lo fa con la complicità di qualche dipendente ignaro dei pericoli che corre e fa correre a terzi. Non esiste solo la responsabilità datoriale, in questi anni il ricatto al quale sono sottoposti i lavoratori è sempre piu' forte ma con cio' resta ingiustificabile una condotta supina ai voleri aziendali, per alzare la testa serve non solo dignità personale ma anche sostegno materiale da parte del sindacato che in questi anni ha spesso ignorato i suoi compiti effettivi preferendo collaborare con i padroni.
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