Smart working: diritto alla disconnessione! Ma tutti gli altri problemi?

Il decreto legge 30/2021 prevede ormai il diritto alla disconnessione per i lavoratori in smart ossia

 «al lavoratore che svolge l’attività in modalità agile il diritto alla disconnessione dalle strumentazioni tecnologiche e dalle piattaforme informatiche, nel rispetto degli eventuali accordi sottoscritti dalle parti e fatti salvi eventuali periodi di reperibilità concordati». 

Il diritto alla disconnessione non è un privilegio ma solo una scelta obbligata del legislatore per rispettare i tempi di riposo e salvaguardare la salute del lavoratore, la disconnessione quindi va rispettata senza alcuna ripercussione sulla forza lavoro.

Ben venga allora il riconoscimento di questo diritto piu' volte negato nell'anno pandemico fermo restando che nel testo di legge si parla anche di non avere ripercussioni negative sul rapporto di lavoro o sui trattamenti retributivi quando invece chi opera in smart continua ad avere un trattamento diseguale rispetto ai colleghi in presenza. E visto che lo smart, magari in percentuali assai ridotte, resterà anche dopo la pandemia, se e quando terminerà, sarebbe il caso di rimettere mano a tutte le decisioni degli ultimi mesi, dai trattamenti economici agli istituti contrattuali, dai buoni pasto non riconosciuti fino alla pretesa dei datori di avere un report aggiuntivo alle prestazioni lavorative rese in modalità agile. 

Sarebbe il caso che i datori si leggessero il testo della legge 81/2017, istitutiva del lavoro agile che prevedeva la stipula di un accordo individuale tra datore e dipendente per trovare tutte «le misure tecniche e organizzative necessarie per assicurare la disconnessione del lavoratore dalle strumentazioni tecnologiche di lavoro». E sarebbe il caso che i sindacati prendessero atto che questa legge ha cancellato alcune norme del telelavoro che prevedevano il diritto al rimborso di alcune spese sostenute dal lavoratore come il consumo elettrico. Poi dovremmo prendere in esame anche il fatto che il dipendente in smart per lo piu' utilizza strumenti propri e non dell'Ente o della azienda per cui lavora, in caso di guasti degli strumenti dovrà ripararlo a sue spese.

Il diritto alla disconnessione, per tutelare riposo e salute, non dovrà essere sottoposto ad altre limitazioni se non quelle presenti nell' accordo individuale che ad esempio potrebbe prevedere anche dei tempi\ periodi di reperibilità, al contempo non viene spesa una parola sulla parte economica (buoni pasto, mancato riconoscimento degli straordinari, spese sostenute lavorando da casa). E qui arriva il problema perchè la questione non puo' ridursi al diritto alla disconnessione ma affrontare tutte le altre problematiche taciute per convenienza dal legislatore e dal datore ma perfino dai sindacati che rivendicheranno come una conquista cio' che invece dovrebbe essere scontato, normative alla mano.

E poi non dimentichiamo il pericolo degli accordi individuali, particolarmente insidioso che potrebbe aggirare il diritto alla disconnessione stabilendo prestazioni aggiuntive.


 

Commenti