Le vite e i diritti dei palestinesi contano
Le vite e i diritti dei palestinesi contano
Il cessate il fuoco fra Israele e Hamas scattato alle 2 del 21 maggio sembra al momento tenere scongiurando ulteriore spargimento di sangue. La questione del popolo palestinese pur restando irrisolta riacquista ora nuova centralità.
Gli 11 giorni di conflitto armato fra Israele e le formazioni combattenti della Striscia di Gaza lascia sul terreno una pesante scia di sangue pesantemente sbilanciata dalla parte palestinese che conta 232 vittime, di cui 60 minori, e 1.600 feriti, oltre a 45.000 sfollati e ingenti distruzioni di edifici, e alle infrastrutture contro i 12 morti in Israele, fra cui 3 immigrati asiatici, e 350 feriti. Uno scontro armato, fra opposti estremismi, Netanyahu e la destra, anche religiosa, israeliana da un lato e gli islamisti di Hamas dall'altro, in cerca entrambi, per motivi diversi, di consensi all'interno delle rispettive società, consumato sulla pelle di civili innocenti, nella quasi totalità palestinesi.
Quali saranno ora gli sviluppi di questa ennesima guerra in terra di Palestina? Auspichiamo che la leadership politica internazionale non voglia perseguire sulla scellerata strada del sostegno incondizionato ad Israele e che abbia ben chiaro che se non viene affrontata la questione della fine dell'Occupazione militare dei Territori Palestinesi e il rispetto del diritto all'autodeterminazione, in un prossimo futuro non possiamo aspettarci altro che la ripresa dello scontro armato.
Ormai dovrebbe essere ben chiaro che la questione dei legittimi diritti del popolo palestinese non è possibile che venga risolta con l'oppressione, la discriminazione, le violenze occultando l'incresciosa situazione, oramai incancrenita da decenni, tramite l'oscuramento mediatico. Riusciamo tuttavia a cogliere un paio di aspetti confortanti negli sviluppi di questi di giorni:
1) la ripresa della sollevazione popolare spontanea palestinese a Gerusalemme est, dove è partita, in Cisgiordania e all'interno di Israele che evidenzia l'indomita capacità di resistenza e di lotta;
2) la riattivazione di un movimento internazionale di sostegno alla causa del popolo palestinese che ha visto l'avanguardia negli Usa dove si sono svolte numerose e partecipate manifestazioni e l'ala sinistra del partito democratico guidata da Bernie Sanders si è distinta per attivismo politico e per le pressioni su Biden che è dovuto intervenire su Netanyahu per spingerlo al cessate il fuoco.
L'opinione pubblica mondiale, che ha mostrato capacità interpretative e di mobilitazione nettamente più spiccate rispetto alla leadership politica internazionale, deve continuare a mantenere alta l'attenzione sul dramma del popolo palestinese e ad esercitare pressioni sui rispettivi governi.
I Paesi occidentali e l'Ue che si ritengono i paladini del rispetto dei diritti umani, devono essere indotti, attraverso un'azione dal basso, ad attivare azioni diplomatiche concrete tese ad esigere il rispetto della legalità internazionale da parte di Israele che, come stabilito dalle numerose Risoluzioni Onu, deve ritirarsi dai Territori palestinesi occupati militarmente, smantellare gli insediamenti colonici e consentire la nascita di uno stato palestinese entro i confini antecedenti il 5 giugno 1967 con Gerusalemme est capitale o se questa strada non risulta più praticabile, a seguito dell'avanzata colonizzazione dei Territori, spingere per la creazione di uno stato unico bi-nazionale con pari diritti per ebrei ed arabi.
Comitato popolare bagnaiolo di sostegno alla causa palestinese
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