Immigrazione selvaggia?
riceviamo e pubblichiamo questo articolo di Tiziano Tussi
Italia Oggi di domenica 8 maggio ospita per un’intervista, a firma Alessandra Ricciardi, Raffaele Simone, ex docente di linguistica all’università Roma Tre. Ma si deve dire docente emerito; questo solo per i docenti universitari, mentre per maestri e professori non c’è il merito, terminato il lavoro in classe. Sempre meglio ricordarlo.
Nell’intervista viene preso come argomento il problema dell’immigrazione selvaggia dai Paesi africani e non solo. L’occasione è data dalla traduzione in francese di un suo libro del 2018, dal titolo L’ospite e il nemico. La grande migrazione e l’Europa. Seguiamo e commentiamo l’intervista, e cerchiamo di analizzarla. Nelle prime domande Simone ricorda che l’immigrazione in Europa avviene perché il nostro continente è un posto dove la bontà regna sovrana: [L’Europa] non costruisce muri come gli USA, non spara (come nei Balcani), non bastona (come in Libia). Naturalmente non gli viene in mente che i Balcani sono in Europa, anche dentro l’UE, e che la Libia è quel che è proprio perché l’Europa, e gli USA, solo intervenuti in modo assurdo proprio là. “Inoltre c’è un terzo del mondo che muore di fame, di violenza e soprattutto di sovrappopolazione…”. Anche per queste asserzioni solo dichiarazioni: chissà da dove derivano la fame del terzo mondo, la violenza nello stesso e la sovrappopolazione? Forse che c’entrino un poco i primi due mondi? Non lo dice. Ma avanti: “Tutto sommato meglio accattone in Europa che vittima di violenza in Africa o in Siria”.
Che si sia già risposto? Lui sembra non saperlo. Come fare comunque per cercare di controllare tale fenomeno sociale, dato, che ci dice Simone accogliere tutti non è giusto, è solo cattolico? La sua posizione politica, da lui definita di sinistra democratico-liberale consapevole (di che cosa? si potrebbe domandargli, ndr), cerca criteri per distinguere tra chi è compatibile con il paradigma democratico europeo e chi no.” Forse la compatibilità consiste nella docilità allo sfruttamento per ogni tipo di lavoro, ma il nostro docente emerito Simone non ha neppure un dubbio.
Critica tutti i governi che non capiscono il rischio dell’africanizzazione e porta a suo favore, come argomenti forti, la fine dell’Impero romano, distrutto dai barbari, alcune serie televisive come Caliphate (il Califfato, da veder su Netflix) ed il libro di Michel Houellebecq, Sottomissione, naturalmente all’Islam. Tira dentro anche Paul Valery, ma è una citazione neutrale. Simone non vede eccellenze tra i neri che sono nelle nostre strade: “…non mi pare che ci siano dentisti o gioiellieri, operai specializzati, elettricisti o idraulici… Ogni tanto un giovane indiano o filippino (meno spesso un arabo mai un nero) mi porta la spesa a casa. Ho pena per loro, ho paura per noi.
Sono queste le persone che contribuiranno al pil europeo?” E finisce, diciamo così in bellezza. Forse non ha mai ordinato una pizza con una delle numerose agenzie di riders. Non ha mai visto in faccia chi porta i pasti a casa agli italiani, a lui. Non ha mai visto chi lavora nei campi a raccogliere pomodori, a mungere mucche – a si, quest’ultima attività è la specializzazione di indiani sikh – non ha mai parlato con chi gli pittura casa, e chi fa traslochi. Basta così.
L’emerito si capisce che non ha capito dato che non parla mai neppure per sbaglio di quello che il capitalismo internazionale ha fatto e fa in Africa come in Asia e in America Latina. Certo per lui tutto si risolverebbe con un bel documento di compatibilità con il paradigma europeo, che però non si sa bene cosa sia e soprattutto non si capisce cosa voglia dire per loro, i non europei, ma anche per gli europei che vivono in Europa.
Così nessuno credo sappia veramente cosa sia l’Europa, e quale Europa vogliamo che sia. Che lo sappiano solo i docenti emeriti? E non ce lo dicono!
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