La sinistra italiana tra trasformazioni e frammentazioni
La sinistra italiana tra trasformazioni e frammentazioni: cultura d’opposizione, realtà attuale e confronto critico.
di Laura Tussi
Gli ideali utopici e l’insegnamento del passato. Tanti errori nel passaggio dal PCI alla politica contemporanea
Quel passaggio storico ebbe conseguenze disastrose per la sinistra e le lotte per i diritti nel nostro paese. La scelta riformista non trovò unanimità: una parte significativa della dirigenza e dei militanti, tra cui Armando Cossutta e Fausto Bertinotti, si oppose alla trasformazione e contribuì alla nascita del Partito della Rifondazione Comunista, avviando una proliferazione di soggetti alternativi nel campo progressista. Nei decenni successivi, scissioni e ricomposizioni hanno continuato a costellare la rappresentanza della sinistra italiana: dal PDS ai Democratici di Sinistra (DS), fino alla nascita del moderno Partito Democratico e alle successive divisioni interne che hanno coinvolto formazioni come Articolo Uno e altre soggettività politiche.
A distanza di trent’anni dalla svolta della Bolognina, la prospettiva di un soggetto progressista unitario, in grado di guidare la trasformazione sociale e politica del Paese, appare sostituita da una pluralità di forze spesso incapaci di aggregarsi attorno a un’alternativa chiara e condivisa. In questo quadro, emergono sconfitte elettorali, difficoltà di coesione, e una crescente frammentazione culturale e politica.
Un tempo di divisioni e sconfitte
Davvero ci si chiede se la cultura d’opposizione abbia esaurito la propria funzione e se la realtà attuale non richieda più alcun confronto critico. Gli ideali utopici del passato hanno invece ancora molto da trasmettere: non come norme rigide e infallibili, ma come orientamenti capaci di ispirare una società più giusta e umana, fondata sulla dignità della persona e sulla convivenza tra i popoli.
Il Novecento dei movimenti. Il movimento delle lotte operaie e la parità dei diritti
Un fenomeno storico si impone per la sua rilevanza: i gruppi sociali esclusi dal dominio politico si sono organizzati per conquistarne l’accesso e, per la prima volta, la protesta ha prodotto istituzioni finalizzate alla rivendicazione dei diritti e alla partecipazione al potere degli esclusi e dei sottomessi.
Nelle nazioni industrializzate, quelli che oggi consideriamo diritti consolidati – il suffragio universale, la libertà di costituire partiti e sindacati, il diritto all’istruzione, le ferie pagate – sono il risultato delle rivendicazioni storiche delle organizzazioni dei lavoratori.
L’idea che le differenze razziali, culturali, religiose e di genere non debbano determinare gerarchie di diritti è il frutto di lunghe lotte emancipative. Anche in questo caso, il legame tra movimenti anticoloniali e ispirazione comunista risulta evidente: la dignità dei popoli non è stata concessa dalle élite, ma conquistata dal basso con forza politica e determinazione storica.
La differenziazione, autorealizzazione individuale e solidale
Il capitalismo globale
Il capitalismo globale si definisce innanzitutto come mercificazione universale: i rapporti tra individui e con la natura avvengono prevalentemente in forma di scambio di mercato. Non solo i prodotti del lavoro, ma le stesse forze produttive dipendono dai movimenti delle merci su scala mondiale. La specializzazione imposta dal mercato ha frammentato i processi lavorativi e la mondializzazione dei capitali ha ridotto la capacità degli Stati di influenzare le dinamiche economiche e sociali con politiche pubbliche autonome.
Al quadro del capitalismo globale vanno aggiunti lo sfruttamento planetario della natura, la trasformazione delle differenze sessuali in neutralità formalizzata, che tende comunque a riprodurre figure dominanti, e la progressiva riduzione delle culture a un unico mercato dell’informazione e dello spettacolo.
Le tendenze della società capitalistica
Per comprendere le costanti del capitalismo moderno, possiamo richiamare una variazione interpretativa sui temi di Max Weber e Karl Marx. Il paradigma del lavoro per il lavoro e della specializzazione frammentata produce un “sincretismo biografico”: l’identità personale e professionale fatica a ricomporsi in un’epoca di esperienze discontinue, tempo spezzato e relazioni competitive.
Una delle forme più interessanti di resistenza contemporanea nasce dal basso, tra le pieghe del territorio e della vita quotidiana. Qui, nei luoghi dove si vive e si lavora, si possono costruire alternative reali: non proclamate, ma praticate; non edificate dall’alto, ma generate dalla densità delle relazioni sociali, dal volontariato, dalle reti comunitarie e dalla prossimità con gli ultimi.
Commenti
Posta un commento