Lavoratori e lavoratrici in smart working becchi e bastonati!

Le Pa non possono sottoscrivere accordi integrativi che riconoscano al proprio personale rimborsi per lo smart working. Le amministrazioni risparmiamo ancora sulla nostra pelle . Lavoratori e lavoratrici in smart working becchi e bastonati!
 
Le pubbliche amministrazioni sono state richiamati dalla Funzione Pubblica a non corrispondere al personale il rimborso delle spese sostenute per  consumi energetici e telefonici domestici.
Usiamo i nostri pc, le nostre connessioni, non abbiamo diritto al buono pasto e sovente non viene riconosciuta la indennità di condizione lavoro, questa è la condizione  di chi opera in smart.
 
Eppure lo smart viene gestito alla stessa stregua del telelavoro  per il quale esiste un articolo del contratto autonomie locali 2000 che prevedeva testualmente:
 
«al lavoratore, la cui postazione di lavoro è ubicata presso la sua abitazione, dovrà essere corrisposta una somma, che potrà per alcune spese essere anche forfettaria, a titolo di rimborso delle spese connesse ai consumi energetici e telefonici, nonché delle eventuali altre spese connesse all'effettuazione della prestazione. L'importo di tale somma, corrisposta a titolo di rimborso, da erogarsi con cadenza predeterminata, è fissato dal progetto con le modalità previste dall'articolo 3, comma 4, e sarà rideterminato con riferimento all'andamento dei prezzi e delle tariffe dei servizi indispensabili per l'effettuazione del telelavoro».

Ci pare evidente che il Governo voglia ancora una volta far passare il lavoro agile alla stregua di un privilegio, costringerci ad essere connessi ben oltre l'orario di lavoro, a rispondere alle chat aziendali , a utilizzare i nostri strumenti informatici, la luce di casa senza corrispondere un euro in cambio.
 
E allo stesso tempo le amministrazioni pretendono di controllare gli orari alla stregua del telelavoro ma senza corrispondere quanto previsto dal contratto nazionale.
 
Palazzo Vidoni interviene per richiamare all'ordine , nel nome delle politiche di contenimento dei costi e dell'austerità, le amministrazioni pubbliche, ai lavoratori e alle lavoratrici in modalità agile non sia corrisposto un euro per le spese sostenute.
 
Se non esiste alcuna disposizione normativa o negoziale tale da autorizzare il rimborso spese, per quale ragione allora non corrispondere il buono pasto?
 
Becchi e bastonati, si continua a far cassa sui lavoratori publici
 
Cub Pubblico impiego
 

 

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