Basta ovvietà sul lavoro pubblico

 Nelle prime settimane del 2022 dovrebbero essere sottoscritte le intese contrattuali per sanità, scuola, università e ricerca ed enti locali, contratti in buona parte fotocopia di quello sottoscritto prima di Natale per le funzioni centrali.

Dopo la prima assemblea on line sui contratti indetta da delegati\e e lavoratori\trici della Pa, abbiamo posto alcune domande a un delegato della Cub

Secondo l'Aran il Patto sul lavoro pubblico ha rappresentato una svolta nelle relazioni sindacali?

Storicamente i patti di settore, stipulati con cgil cisl uil, hanno una duplice funzione: evitare contenziosi giuridici e iniziative "conflittuali" normando tematiche controverse e dettare le linee guida dei Governi sui rinnovi contrattuali e su questioni spinose come ad esempio il precariato. 

Nel caso specifico rinviamo direttamente al testo (Patto_per_innovazione_lavoro_pubblico_e_coesione_sociale.pdf (funzionepubblica.gov.it)) ove si parla esplicitamente di coesione sociale e buona occupazione. Gli accordi nella Pa sono quindi funzionali a costruire nel mondo del lavoro, riguardano 3,2 milioni di lavoratori\trici, una sorta di pacificazione tra datori e sindacato, poi sulla buona occupazione avremmo molto da dire se pensiamo alle migliaia di precari ancora da stabilizzare e a oltre mezzo milione di posti perduti nell'arco di un decennio. Questo accordo arriva dopo la drammatica scoperta, in epoca pandemica, che gli ospedali erano al collasso per mancanza di personale e innumerevoli servizi pubblici erano solo parzialmente erogati per i mancati investimenti in tecnologia e formazione, il Patto non rappresenta un passo avanti ma piega le dinamiche contrattuali alle esigenze del Governo e della parte pubblica, non si dice una parola ad esempio sulle decurtazioni economiche imposte al personale in Smart, non si torna al telelavoro ma viene istituzionalizzato il principio che la perdita salariale sia in qualche misura frutto di un compromesso, a perdere diciamo noi, tra le parti.

Nel Patto si parla di introdurre nuove professionalità nella Pa, parliamo delle figure tecniche per il PNRR, implicita la volontà del Governo di porre fine ad ogni tetto per i mega stipendi nel pubblico un po' come accade da anni nei settori privati.  E soprattutto si delineava già il nuovo modello di contrattazione tanto caro alla Cisl, depotenziamento del contratto nazionale a favore del secondo livello con deroghe più o meno mascherate e per finire promesse astratte come la formazione e l'impegno a rendere piu' flessibile l'impiego della forza lavoro. 

Sempre nel Patto era scritto che le direttive del Governo, al fine di superare la cosiddetta fase emergenziale dalla quale, dopo 2 anni, non siamo ancora usciti, andavano verso il recepimento delle norme sullo smart, dettate a colpi di decreto legge, nei nuovi contratti, sulla formazione poi impegni vaghi e non indicatori di spesa in rapporto al numero di dipendenti, si anticipava la costruzione dell'area quadri e il riordino dei profili professionali. Il Patto siglato con cgil cisl uil che dettava ipoteche negative sull rinnovo dei contratti e con cifre in linea con il precedente triennio senza tenere conto del rincaro tariffe e dell'aumento, a costo zero, della produttività. Non c'era un numero, per concludere, sulle assunzioni per recuperare le unità lavorative perdute nei 9 anni di blocco della contrattazione e con la quota 100.

L'organizzazione del lavoro resta fuori dalle materie da contrattare....

Esatto e ciò sancisce la perdita del potere contrattuale relegando la contrattazione alle materie scelte dal Governo, qualche diritto individuale in più ma a discapito dei diritti collettivi e sociali. Attenzione anche alla valutazione che resta in auge e la performance in questi anni è servita essenzialmente per distribuire parte del salario in termini diseguali e discrezionali in base alla valutazione dirigenziale. Da verificare cosa significherà in concreto l'esperienza professionale, chi pensa sia premiata la anzianità di servizio presto si dovrà ricredere, se così fosse dovrebbero prevedere, cosa che non fanno, scatti automatici in base agli anni di servizio, al contrario si va verso un tetto massimo di progressioni orizzontali nell'arco della vita lavorativa. 

A nostro avviso ci sono due aspetti da considerare: molti dipendenti svolgono mansioni superiori e per evitare contenziosi con la Magistratura del lavoro si costruiscono meccanismi nuovi per accrescere le prestazioni esigibili in cambio di pochi spiccioli ma senza rimettere mano alla organizzazione attuale della Pa. Anzi vediamo rafforzate le figure apicali mentre crescenti responsabilità verranno invece scaricati sui profili più bassi, dal danno erariale alla firma.

E l'integrativo?

Non sarà ambito dove accogliere le istanze sindacali ma ci saranno atti impositivi veri e propri senza per altro incrementare il fondo del salario accessorio. E' già accaduto nell'ultimo triennio, si scarica sulla contrattazione decentrata la definizione di criteri e importi di alcune indennità che accresciute determineranno la riduzione della cosiddetta produttività. Il personale della Pa paga con le proprie tasche le esigenze dettate dal Governo e dall'Aran




 


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