Insieme per la giustizia ? O per altri motivi?

 Cosa sia giusto e cosa sbagliato possiamo stabilirlo in base agli obiettivi prefissati, se pensiamo di combattere e cambiare una società basata sulle disuguaglianze crescenti urge contrastare le politiche del Governo e delle associazioni datoriali a tutela dello status quo.

Lo slogan dello sciopero generale del 16 Dicembre, promosso da Cgil e Uil è per la giustizia, un principio degno della massima considerazione se non fosse che a seconda delle prospettive diventa tanto astratto quanto generico.

Prendiamo ad esempio la manovra previdenziale, troviamo giusto ed equo che un operaio vada in pensione alla stessa età di un impiegato? E trovate giusto che l'età pensionabile dei neo assunti sarà attorno a 71 anni di età per riscuotere un assegno previdenziale pari alla metà dell'ultimo stipendio? E ancora trovate accettabile che per accrescere l'importo previdenziale debbano rinunciare al loro Tfr per investirlo nei fondi di previdenza integrativa cogestiti da Cgil Cisl Uil? Trovate giusto la sperequazione economica tra vecchie e nuove generazioni?

Se volessimo affrontare il nodo della giustizia dovremmo affrontare il problema a 360 gradi, non nascondersi dietro a principi astratti ma calarci nel concreto delle questioni, ad esempio la manovra fiscale che  favorisce i redditi medio alti e non quelli sotto 35 mila euro lasciando dormire sonni tranquilli a chi percepisce oltre 75 mila euro annui.

Colpa dei politici che vivono su Marte e mal consigliano il premier Draghi? Ci pare evidente che la giustizia per essere reale abbia bisogno di affrontare i problemi reali e non nascondersi dietro a posizioni di comodo.

Se guardiamo alle delocalizzazioni, è indubbio che dopo 40 anni di neoliberismo le privatizzazioni abbiano avuto un grande impulso e le stesse norme sugli appalti e sui subappalti vadano nella stessa e infausta direzione del passato, di giusto nelle scelte del Governo c'è ben poco eppure queste scelte sono state accettate senza opposizione da chi oggi convoca lo sciopero generale.

Ci viene detto di volere spaccare il capello assumendo posizioni ideologiche frutto di preconcetti e settarismo, eppure se parliamo di pensioni,  fisco, lavoro e privatizzazioni assumiamo critiche ben articolate e soprattutto concrete.

Se per anni hai assunto il punto di vista degli appalti pensando di limitarne i ribassi solo con qualche generica, e aggirabile, clausola sociale a difesa dei posti di lavoro, sei sicuro di avere agito con equità o giustizia? Noi pensiamo di no guardando a quanto accade negli appalti pubblici e privati, per questo parlare di giustizia oggi serve a poco se il principio non viene supportato da iniziative reali.

E' sufficiente un fondo per la riconversione produttiva nel caso delle delocalizzazioni e delle politiche industriali? Per la Cgil sì, noi pensiamo che sarebbe opportuno capire prima dove va a finire la riconversione ecologica di Cingolani e  un testo di legge contro le delocalizzazioni non è detto possa essere votato in un Parlamento dimostratosi assai sensibili verso le istanze datoriali ma assai meno verso quelle della forza lavoro.

Siamo certi che si vogliano introdurre sanzioni severe verso chi delocalizzi la produzione fino al sequestro e alla pubblicizzazione delle attività produttive? Se volessimo arrivare a questo risultato uscirebbero fuori fior di giuristi a ricordarci di quanto sia indissolubile e sacra la proprietà privata, troveremmo oppositori anche in buona parte del sindacato che mira a una legge con qualche sanzione ma senza mai incidere sulle scelte produttive.

E' una questione di prospettiva  e di rapporti di forza, la idea di giustizia non è ricondotta alla economia e alla sfera sociale ma a diritti astratti, per questo lo sciopero del 16 non infiamma i luoghi di lavoro ma solo il ceto politico di sinistra che ha bisogno di qualche cavallo di battaglia sul quale salire e sventolare bandiere. Ma la via lastricata verso la giustizia sociale ed economica ha bisogno di ben altro, a partire da contenuti e pratiche ben diverse da quelle concertative che a Luglio hanno regalato al governo il ripristino dei licenziamenti collettivi e il ritorno degli sfratti esecutivi. 

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