In arrivo le nuove regole sulla contrattazione


I sindacati complici e il Governo Gentiloni hanno già trovato l'accordo sulle nuove relazioni sindacali ma rinvieranno  al prossimo Governo il compito di ratificare il tutto, onde evitare, a pochi giorni dal voto, ripercussioni negative? Non lo sappiamo ancora ma intanto di sicuro questo accordo sui salari e sulla rappresentanza è in dirittura di arrivo.

 Nulla di nuovo all'orizzonte, del resto solo un cieco non vedrebbe  il sistema delle relazioni sindacali già in atto, dall'accordo sulla rappresentanza nel privato (a quando la estensione al pubblico?), lo scambio diseguale tra aumenti in busta paga e bonus, lo smantellamento del welfare universale per favorire quello aziendale e della previdenza complementare. Da anni ormai non ragioniamo piu' in prospettiva, è prevalsa, come nel caso dell'accordo sulla rappresentanza del Gennaio 2014 , la logica della firma tecnica  illudendosi che si possa costruire rapporti di forza favorevoli subendo le regole imposte dall'avversario di classe.
La coscienza di classe matura su piu' livelli, sindacale, sociale e politico, faremo dei passi in avanti solo frantumando gli anelli  "del divenire storico della società capitalistica" (D. Moro la gabbia dell'euro 2018)  rappresentati dall'Europa di Maastricht, dall'accordo sulla rappresentanza sindacale, dalla logica che smantella il welfare universale per favorire sanità e previdenza integrativa, dalla supina accettazione della contrazione del diritto di sciopero e degli spazi di libertà (la deriva securitaria incombe) e di democrazia.
Nell'ultmo contratto delle autonomie locali si impone un lungo periodo di pace sindacale, mesi dopo la scadenza di un contratto (non sono quello nazionale ma anche il decentrato o di secondo livello) nei quali è sostanzialmente vietato ogni atto unilaterale. In questo modo i sindacati complici costruiscono relazioni sindacali a loro immagine e somiglianza. Non è questione di sigle o di forme, quando si restringono gli spazi di libertà e di agibilità lo si fa per impedire ogni azione conflittuale, è qui la sostanza del problema. Quando si indebolisce il potere di contrattazione delle Rsu e dei sindacati non complici lo si fa scientemente per favorire organismi ed enti bilaterali ai quali trasferire, in termini piu' o meno concertativi, poteri e compiti finalizzati a riscrivere regole e principi bypassando il confronto con i lavoratori e le lavoratrici.
Il nuovo modello contrattuale (esiste già un testo scritto e concordato di cui non c'è traccia alcuna in rete e dubitiamo fortemente che sia circolato al di fuori di una ristretta cerchia di adepti, ma questo testo esiste visto che ne parlano giornali come Il Sole e il Corriere che quelle pagine devono averle ricevute e lette) non fa che ratificare quantoavvenuto negli ultimi anni, una controriforma basata sulla flessibilità, sulle deroghe, sul welfare aziendale, su un sistema di calcolo del costo della vita unificato (e peggiorativo visto che a deciderlo sono le associazioni datoriali ). Leggevamo mesi fa che in alcuni settori, come commercio, servizi, tessili e meccanici esistono troppi contratti, alcuni siglati da associazioni di categoria e sindacati autonomi. E' una esigenza padronale quella di avere come riferimento un unico contratto di categoria, per questo le associazioni come Confcommercio, Confindustria sono disposte a mettere da parte le vecchie ruggini e trovare una intesa. I sindacati complici vogliono liberarsi a loro volta della fastidiosa concorrenza dei sindacati gialli (ma ormai è difficile distinguere tra questi e cgil cisl uil), per questo ci sono tutte le condizioni favorevoli per addivenire ad un accordo che in apparenza sembrerà limitare i contratti pirata e  i sindacati di comodo, nei fatti mira direttamente a ridurre agibilità democratiche e conflitto nei luoghi di lavoro.
Siamo in presenza di una svolta epocale che sarà occultata da dichiarazioni fuorvianti quali la ricerca di un contratto per molteplici figure che oggi ne sono sprovviste, una autentica bufala visto che non è in discussione la eliminazione del jobs act e dei contratti a tutele crescenti (che saranno invece rafforzati) nè tanto meno la cancellazione del lavoro gratuito. Da qui bisognerebbe partire, infatti, per ripristinare le tutele distrutte negli ultimi anni estendendone i benefici a tutta la forza lavoro.
Da Il Sole 24 ore apprendiamo che questo testo di accordo è già stato definito, " manca ancora però un passaggio “politico” che avverrà a breve". Un altro articolo illuminante, che ne anticipa alcuni contenuti è leggibile sul Corriere On line (http://www.corriere.it/economia/18_febbraio_25/lavoro-pronto-l-accordo-nuovo-modello-contratto-31a2b2fc-1a0a-11e8-abf0-5b17233f1e2b.shtml)
Questo accordo uscirà prima o dopo le elezioni? E' per noi ininfluente, ai sindacati complici converrebbe uscisse prima anche per evitare la incognita di riaprire la discussione con il nuovo esecutivo o trovarsi privi di interlocuzione in assenza di un Governo sostenuto dalla maggioranza della componente parlamentare (per questo anche Confindustria ha fretta di concludere e ratificare la intesa).
Al di là della tempistica (prima o dopo il 4 Marzo) abbiamo già capito quali saranno le argomentazioni comuni ai padroni e ai sindacati complici, vediamone alcune.
Un leit motive è quello dei troppi contratti vigenti (ma la giungla contrattuale è data dalla precarizzazione dei rapporti di lavoro, dal pacchetto Treu e dal lavoro gratuito senza dimenticare la Fornero sull'art 18 e il jobs act) che creerebbero confusione e incertezza. Il Sole cita gli 868 contratti depositati al Cnel, molti sottoscritti da organizzazioni non rappresentative (l'accordo sulla rappresentanza a partire dal testo unico diventa dirimente per scardinare il potere di acquisto e di contrattazione e togliere ogni spazio di agibilità ai sindacati conflittuali) . Ricordiamo che nel settore della logistica sono stati sottoscritti accordi migliorativi rispetto a quelli di Cgil Cisl Uil, dove il conflitto ha assunto dimensioni di massa, le associazioni datoriali sono scese a patti senza guardare i livelli di rappresentanza, giusto per ricordare le lotte dei facchini. Anche questa anomalia rappresenta una minaccia pericolosa per gli interessi padronali e delle cooperative che fanno affari tra appalti e subappalti.
Ai padroni non interessa stabilire un contratto di miglior favore ma con la scusa di togliere di mezzo accordi e sindacati non rappresentativi (che poi cgil cisl uil definiranno come sindacati gialli per occultare la realtà e i veri fini di questo accordo) vogliono costruire un modello di contrattazione solo con i sindacati complici . Il Governo andrà a benedire questo sistema decidendo di accordare gli sgravi contributivi alle aziende che applicheranno gli accordi con i sindacati complici e assumeranno in toto contratti nazionali e di secondo livello rispondenti frutto delle intese con i sindacati complici. 
Siamo in presenza di un nuovo modello concertativo basato sulla complicità sindacale e sulla flessibilità dei contratti che lascerà alle varie categorie ampi spazi di azione e un ricco sistema di deroghe che rinvierà al secondo livello l'aumento dei carichi e degli orari di lavoro intensificando lo sfruttamento della forza lavoro. A livello nazionale decideranno magari un trattamento economico minimo (i cosiddetti minimi tabellari), poi passeranno al secondo livello per favorire  lo scambio tra salario e bonus istituendo il welfare aziendale legando la contrattazione aziendale ai profitti e all'accrescimento della  produttività.
A quel punto i sindacati complici avranno ottenuto il monopolio per legge della loro rappresentanza, i padroni dal canto loro la criminalizzazione del conflitto, una criminalizzazione da estenderepoi  a livello sociale e politico.

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