La piazza manifesta, la polizia carica

riceviamo e pubblichiamo alcune riflessioni sulla odierna manifestazione a Pisa

Nei prossimi giorni molto dovremo discutere anche sulle modalità di scendere in piazza. Detto cio', e senza ipocrisia, evitando di nascondersi dietro a comunicati di pelosa solidarietà da parte di chi in piazza non c'era (per ritegno non citiamo le realtà che da troppo tempo hanno assunto l'abitudine di stare a casa e poi per visibilità e opportunismo solidarizzano), è bene prendere atto che la linea del Viminale è quella di garantire piena agibilità ai gruppi di destra che partecipano alle elezioni.

Forse sarebbe stato un segnale di coraggio politico scegliere altre modalità di manifestare da parte di chi in piazza non è sceso ma poi,  per calcolo elettorale (per le elezioni politiche o le future comunali) o per mera sopravvivenza nella comunità politica, ha inviato a mezzo stampa il solito comunicato  di solidarietà.

Bisogna garantire la libertà di espressione specie in campagna elettorale, non sono parole nostre ma di alcuni funzionari della Questura.

Quella libertà ed agibilità che viene impedita ai lavoratori che picchettano le fabbriche contro i licenziamenti o ai manifestanti antirazzisti. Abbiamo letto agenzie di stampa che parlano di bastoni, sassi e bottiglie lanciate contro le forze dell'ordine, ebbene noi che eravamo in piazza non abbiamo visto bastoni, oggetti contendenti, alcuni manifestanti erano magari con un casco ma nelle loro mani c'era uno striscione di tela, la stragrande maggioranza del corteo che manifestava lo aveva fatto anche all'indomani della strage di Macerata.

Abbiamo letto di bombe carta che non c'erano (al massimo dei fumogeni), all'opinione pubblica viene venduta una immagine diversa dalla realtà, giusto per utilizzarla sui media per invocare la tolleranza zero contro i cosiddetti violenti.

A poche ore dalla manifestazione, conclusa con il fermo per ore di alcuni manifestanti, bisogna aprire una riflessione franca non solo su quanto sta accadendo nel paese ma anche sul fatto che al corteo molte generazioni erano assenti, almeno dai 35 anni in su, eccezion fatta per lo sparuto gruppo di militanti di lungo corso.

Bisogna quindi porsi anche delle domande scomode, non demonizzare chi non ha partecipato al corteo (pur numeroso), forse per paura o perchè non ravvisava sufficienti ragioni per manifestare.

Ci auguriamo che queste poche riflessioni non scatenino i leoni da tastiera o i demonizzatori di professione che pensano di essere sempre dalla parte del giusto e si ergono a censori delle opinioni altrui che poi rappresentano il 99% della popolazione.

Non sentiamo il bisogno di inamovibili certezze ma  sicuramente si' di qualche ragionamento in piu', perchè contro razzismo, autoritarismo e xenofobia si scenda in piazza sempre piu' numerosi, non prendendo per buone le demagogie di chi si accanisce contro gli ultimi. E gli ultimi, oggi rappresentanti dai migranti o dai bisognosi di casa (ma perchè no anche dai lavoratori senza tutele), domani potremo essere anche noi, preda della miseria derivante dai licenziamenti, da salari\pensioni da fame.





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