Neoliberisti ? Sono i principali sostenitori degli aiuti alle imprese

I liberisti sono bravi con le parole, le sanno manipolare a tal punto da suscitare il senso di colpa verso il lavoratore indebitato o il pensionato creditore verso i suoi stessi familiari in soccorso dei quali arriva con l'assegno previdenziale.
Meno stato, piu' mercato, il ritornello ripetuto in ogni occasione, dall'intrattenimento tv al convegno universitario, all'occorrenza luogo comune da ripetere sotto forma di slogan o sintesi di un pericoloso pensiero economico di devastazione sociale.
In Italia non sono stati i neoliberisti classici a ridurre all'impotenza il sindacato, a contrastare prima e criminalizzare poi il conflitto sociale, alle riforme strutturali moderatamente liberiste hanno pensato i Governi tecnici e di centro sinistra.
E in ogni caso urge sfatare un mito, quello di liberisti che invocano la presenza dello stato ai minimi termini, i neoliberisti gli aiuti a fondo perduto dello stato li vogliono, anzi li pretendono.

 Basti pensare all'ex Fiat, agli ammortizzatori sociali, agli aiuti degli stati nazionali che hanno accolto gli stabilimenti, la lista sarebbe lunghissima, basti pensare che non esiste ancora , se mai esisterà, una legge che vieti alle imprese che hanno preso finanziamenti pubblici di delocalizzare la produzione, pena il pagamento di una stratosferica multa.
Quando in Italia si parla di aiuti di Stato, bisogna capire in primis che le fantomatiche regole della concorrenza nel mercato unico sono dettate dai poteri forti, ci sono stati che impongono blocchi commerciali ai prodotti a basso costo provenienti da altre nazioni, all'occorrenza lo Stato deve intervenire con tutta la sua forza per salvaguardare i profitti o nella veste di soccorso alle imprese. In Italia si sta combattendo una battaglia aspra su come e dove spendere i soldi pubblici, di questo stiamo parlando nella campagna elettorale se riusciamo a guardare oltre i luoghi comuni e gli slogans. In Italia quanto , e come si spende, in ricerca, sviluppo e innovazione? Piu' o meno un miliardo e 100 milioni nel 2016, ma chi ha passato al setaccio questi fondi? Praticamente nessuno. Chi sa dire con certezza quanti posti di lavoro sono stati perduti? Nessuno. Negli ultimi due anni i finanziamenti alle autonomie locali sono invece crollati, gli aiuti per lo sviluppo regionale nel 2016 erano un terzo rispetto a quelli del biennio 2009\10 .

Sta qui la contraddizione principale di un Governo che mette in coda il rinnovo del contratto per i dipendenti di sanità ed enti locali perchè i soldi devono essere prima messi a bilancio e si sa , da anni ormai, i soldi arrivano in misura assolutamente inadeguata. I padroni vogliono invertire la tendenza perchè i fondi alle regioni, parliamo di quelle destinate alle imprese e alle innovazioni, sono un vero e proprio business come del resto lo sono gli aiuti alle piccole e medie imprese, anche queste in calo.

 Come vediamo da questi dati, chi invoca meno stato è poi in prima fila a rivendicare finanziamenti e aiuti statali, nasce da qui una ricerca pubblicata su Il Sole 24 ore secondo la quale l'Italia sarebbe il paese, dopo l’Irlanda,  che ha concesso meno aiuti pubblici: "lo 0,22% del Pil, in leggero calo rispetto al 2015".

 Ovviamente il primo paese in questa lista di aiuti alle imprese è la Germania che sta investendo anche nelle energie rinnovabili e nella tecnologia cosiddetta verde nell'ottica non certo di abbattere le emissioni di Co2 ma di approntare tecnologie piu' efficienti e moderne, ridurre i consumi, introdurre prodotti nuovi, sviluppare energie rinnovabili, indirizzare la spesa pubblica secondo obiettivi diversi da quelli dell'aiuto a fondo perduto per le imprese. E' veramente singolare che i fautori del libero mercato se la prendano con lo Stato ma poi invochino aiuti e ammortizzatori sociali e allo stesso tempo scrivano che la spesa pubblica non ha caratterere strategico, non serve per ammodernare il paese e costruire nuove tecnologie.

Ma dietro a questa sorta di Giano Bifronte si muovono interessi forti disposti a sacrificare parte delle imprese ormai incapaci di competere nel mercato per finanziarne altre, il sopraggiungere degli interessi dei mercati tecnologici ed energetici rispetto al mantenimento di produzioni che possono essere delocalizzate nei paesi in via di sviluppo.

 Ma il discorso non finisce qui e riguarda i finanziamenti dei Comuni, gli investimenti alle grandi opere, alle opere energetiche, la gestione dei fondi strutturali europei, lo stesso controllo degli aiuti di Stato, i neoliberisti guardano al futuro, disposti a sacrificare parte di loro per accaparrarsi finanziamenti ben piu' grandi e prospettive future di accumulazione. Insomma i fautori del no mercato sono in realtà particolarmente attenti ai finanziamenti pubblici, vorrebbero solo deciderne la finalità e i flussi dettando le regole e i criteri di erogazione.

Altro che mercato, siamo in presenza di veri e propri statalisti che vorrebbero decidere come e dove investire i nostri soldi, ovviamente in nome della tecnologia, del progresso, della razionalità e ricorrendo, anzi manipolando, le innumerevoli categorie filosofico\culturali  scomposte e ricomposte per nascondere la realtà dei fatti, ossia che i liberisti sono i principali sostenitori degli aiuti di stato alle imprese,  sulle ceneri del welfare e utilizzando la tecnologia per accrescere sfruttamento della forza lavoro e profitti al capitale. 

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