Per un voto si genuflettono al niente




Tiziano Tussi

20/02/2018

Domenica 18 febbraio, prima pagina de Il sole 24 ore. Peana per la riunione della Confindustria a Verona il giorno prima. Una esaltazione per l'industria 4.0. Per chi non lo sapesse, dovrebbe essere la quarta forma della produzione industriale dopo il vapore, la catena di montaggio, i computer, ecco la cibernetica.

Cosa voglia dire poi la cibernetica per la produzione capitalistica italiana, per le tante cantine dove ci si distrugge di lavoro nero, nella raccolta dei prodotti della terra decisi del caporale di turno, nelle condizioni più pesanti di lavoro usurante in vario modo, per turni di lavoro massacranti senza neppure la corresponsione di stipendio adeguato, in stage a costo zero per l'azienda. Insomma non si capisce proprio cosa ci sia da esaltare per la Confindustria.

Naturalmente in Italia vi sono pure isole di modernità capitalistica ma non di modernità di sfruttamento che deve essere tanto, sempre e continuativo nella settimana, se possibile, volgare e primitivo. Ma la Confindustria nel rispondere a domande sulla riduzione dell'orario settimanale di lavoro - attuato in altri Paesi europei, in Germania ad esempio - risponde sempre che occorre agire sul pedale della produttività, troppo bassa in Italia, in relazione ad altri contesti.

Ma difficile è spiegare loro, che non lo capiscano poi è sorprendente, come l'aspetto delinquenziale del nostro capitalismo, con imprenditori collusi con le varie mafie, faccia scattare automaticamente una serie di impossibilità per rilevare in modo preciso a che livello sia la produttività data la grande quantità di lavoro nero, che sfugge ad ogni controllo, che non sia la formazione di larghe fette di profitto, e creatore, ovvio, di larghi strati di miseria per i lavoratori.

Alcuni supporti sono venuti a questo encomio all'industria che verrà. Ma non possiamo non partire dal sottotitolo dell'intervento di Vincenzo Boccia, presidente degli industriali: un pirotecnico "auspichiamo un governo di competenti." Una bella intitolazione che più banale non potrebbe essere dato che nessuno si augura il contrario, ovviamente. Lui parla, di un investimento di 250miliardi di euro in cinque anni - ma chi ce li mette? - e di creare un milione e 800.000 posti di lavoro, delocalizzazioni permettendo. Naturalmente inneggia al Jobs act ed alla legge Fornero .

Annamaria Furlan, CISL, ci tiene a farci sapere che la Confindustria è "affine con la nostra visione delle cose", ma non ne dubitavamo; e dice ancora: " ..la chiave di volta è l'alternanza scuola-lavoro che in Germania ha contribuito quasi ad azzerare la disoccupazione giovanile. Forse la Furlan, tra le tante cose che mostra di non sapere, non sa neppure che in Germania la questione è trattata in modo assolutamente diverso e direi speculare. Là è la scuola che supporta la fabbrica, qua non pare neppure che sia la fabbrica, o altri luoghi di lavoro, che supportino la scuola, ma che questi ultimi facciano spesso solo finta di farlo. Risultato: lavoro nero, quando va bene oppure il nulla, sempre in nero.

Due righe anche da che Renzi ci fa sapere che l'obiettivo di portare il nostro PIL in zona 2% è un obiettivo perseguito anche dal suo partito, così come quello di tagliare il debito pubblico, che diciamo noi, con gli ultimi governi a guida PD è aumentato di svariate decine di miliardi di euro. Ma avanti! Anche Carlo Calenda, che aveva giurato di non candidarsi più invece qui ci fa sapere che "se dovessi fare parte del prossimo governo, porterei avanti …." Ma come? era andato in TV a dire che lui aveva finito con questo governo di fare il ministro ed ora… In ogni caso ci dice che "quello che occorre è un piano centrato fortemente sugli investimenti, sia pubblici che privati". Ma nessuno ha mai impedito a lui o a chicchessia di mettere in atto tale proposito. Chi avrebbe bloccato fondi per gli investimenti? Non è dato sapere. Calenda reclama i voti degli imprenditori dato che il suo governo ha dato loro tutto quanto avevano chiesto per ogni sorta di facilitazione sul/per il lavoro dei loro dipendenti ed elenca le "riforme " fatte.

Ma anche Paolo Gentiloni insiste e mette assieme " … il lavoro, l'inclusione sociale, la riduzione delle disuguaglianze, la competitività." Ma forse Gentiloni non sa neppure cosa dice dato che vi sono un po' di problemi per tenere assieme la riduzione delle disuguaglianze e la produttività. Infatti dobbiamo pensare che un extra comunitario disagiato e poco professionalizzato, come pare logico, sia subito pronto per lanciarsi sul terreno della competitività, perdente naturalmente, ed allora ecco altre disuguaglianze ed esclusioni sostanziarsi. "L'Italia non può permettersi di rinunciare a ridurre il debito pubblico." Ma perché dovremmo rinunciarci? Ma allora veramente non si capisce perché, anche con il suo governo sia aumentato?

Nelle stesse pagine arriva Silvio Berlusconi e mette tutti in riga. In quello che dice o che dicono per lui altri - e chi lo sa - si apre sempre con la flat tax. Se c'è chi parla di aumento de PIL al 2% , con grande noblesse lui agita un altro numero, il 3%. Verranno azzerate le tasse per le aziende che assumono, in più si daranno soldi per il reddito di dignità. Naturalmente il tutto diminuendo il debito dello stato, a meno del 100% sul PIL in cinque anni. Come mago, almeno a parole lui è sempre stato bravo. C'è infatti chi ancora ci crede.

Matteo Salvini si capisce che non ci capisce nulla di economia e biascica un "dobbiamo ampliare il piano della Confindustria.." ma anche lui ridurrà il debito e farà aumentare il PIL. Di più non dice. Per ultimo ho lasciato il candidato premier, così come dice lui, dei 5stelle Luigi di Maio, che da vero capo polo di un movimento antisistema vuole che lo Stato sia innovatore e che spinga il privato, magari con la divisione, a me le spese - lo Stato - a te gli utili - il privato. Grande innovazione, e soprattutto mai sentita e provata prima d'ora. Ed anche lui ci sorprende con un "occorre lasciare il Paese in condizioni migliori da come lo si è trovato". Una acutezza e profondità che raramente abbiamo sentito in un politico. Il resto rimane su questo livello. A chi può fare paura un movimento così pro-sistema?

Bene ogni attore ha messo assieme la sua ricetta dello zabaione ed ognuno ha in qualche modo genuflesso le sue ginocchia alla Confindustria: ma la partenza dell'analisi sull'associazione industriale, come abbiamo detto all'inizio, rilevava il suo piano solo idealistico, ideologico. Genuflettersi al niente ci dice anche lo spessore culturale ed economico di queste stelle della politica italiana alla corte del re. Tra poco ci sono le elezioni. Aiuto!

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