Continua la erosione dei posti di lavoro nel Pubblico Impiego

QUOTA 100. DAL DANNO ALLA BEFFA PER IL PUBBLICO IMPIEGO.
 Continua la erosione dei posti di lavoro nella Pa
 
Per il Govereno sarebbe una novità, per noi invece solo una miserabile presa di giro. I lavoratori e le lavoratrici del pubblico impiego potranno andare in pensione senza la Fornero e con la quota 100 (almeno 62 anni d’età e 38 di contribuzione) beneficiando di un prestito delle Banche per il tfr o tfs. La liquidazione infatti da anni ormai non viene corrisposta nei mesi successivi al pensionamento, trascorrono tra i 15 e i 27 mesi  per il primo rateo di tfs/tfr (fino a 50mila euro di importo e fino ad un massimo di tre rate in altrettant anni).
Chi beneficerà della quota 100 potrà chiedere un prestito alle banche, in attesa di avere tra due anni e piu'  il tfr \tfs
Ovviamente allo stato attuale è solo una proposta ma per invogliare migliaia di lavoratori e lavoratrici ad abbandonare il posto di lavoro (meno personale significa ridurre la spesa pubblica salvo poi scoprire che senza organici uffici e servizi non potranno essere gestiti ed erogati) scelgono di anticipare, con prestito bancario, la liquidazione, una sorta di incentivo al pensionamento dopo che la Ragioneria dello Stato aveva parlato, nei giorni scorsi, di ritardare ulteriormente le spettanze per evitare che la quota 100 determini un impatto negativo sulla pubblica amministrazione, dopo mesi nei quali la merce di scambio per la quota 100 era quella di applicare forti decurtazioni all'assegno previdenziale. Altro che superamento della Legge Fornero, siamo davanti a una autentica beffa dalle conseguenze incalcolabili per i servizi pubblici.
Perchè, a scanso di equivoci, il prestito-ponte consentibbe allo Stato e agli enti locali di non sborsare un euro di liquidazione, guadagnare tempo legandosi al contempo mani e piedi alle banche. E per i dipendenti pubblici il ritardo del tfr\tfs sara maggiore di quello del privato, non solo 24 ma 27 mesi senza dimenticare che con la quota 100, sempre nella Pa, la prima finestra per il pensionamento arriverà sei mesi dopo la decorrenza effettiva delle pensioni, sarà quindi possibile utilizzare l'anticipo del pensionamento ma a costo di subire tagli all'assegno e con un preavviso di sei mesi. E sempre al vaglio del Governo un 'altra ipotesi, quella di non applicare la soglia dell'età anagrafica massima per far scattare il pensionamento obbligatorio dovuto a limiti di età, una deroga valida intanto solo per il 2019.
Le prossime settimane saranno dirimenti per capire come la quota 100 verrà effettivamente applicata, di certo non sarà superata la Fornero, dal canto suo l' Ufficio parlamentare di Bilancio ha dichiarato che potrebbero andare in pensione, nella Pa, ben 157.431 dipendenti . Gli ultimi anni, tra blocchi delle assunzioni e limitazioni del turn over, sono migliaia i posti di lavoro perduti nella Pa, a fronte di quasi 60 mila pensionamenti annui, solo una minima parte di questi posti sono stati coperti da nuove assunzioni. E' sufficiente guardare alla Legge di bilancio: 16mila assunzioni previste alle quali aggiungere altre 12mila per il comparto scuola, per un totale di circa 29mila ingressi senza considerare quelli relativi alla sanità di cui ad oggi nulla sappiamo. Ma fatti due conti, arriviamo a 29 mila e dubitiamo fortemente che altrettante siano le assunzioni destinate alla sanità , ragione per cui è sbagliato parlare di nuove assunzioni a sostituire i pensionamenti. Per due dipendenti che vanno in pensione se ne assume, nel migliore dei casi, uno, e cosi' prosegue la emorragia dei posti di lavoro nel settore pubblico.

Commenti