Migranti negli Usa : la carovana della miseria
di Rodrigo Rivas
Prime
impressioni sulle elezioni statunitensi di metà mandato e un saluto
agli eroi della carovana della miseria
RaiNews,
e la sua peculiare popolazione di ex addetti della sinistra, ha
commentato con soddisfazione stamane (7 de novembre), che
nell’elezioni statunitensi non c’è stata alcuna ondata anti
Trump ed i democratici si erano limitati a riprendersi la Camera
mentre (il loro) Donald aveva mantenuto la maggioranza al Senato. Per
completare l’opera di minimizzazione hanno aggiunto: vittorie
parziali dell’opposizione sono del tutto normali negli USA in
questo tipo di elezioni.
Avevano
preparato il clima da giorni vendendole come una sorta di plebiscito
su Trump. Quindi, concludono, il plebiscito è fallito. Pur con
qualche crepa, l’elettorato degli USA ha approvato la gestione del
presidente.
Cerchiamo
di mettere un po’ d’ordine.
1)
E’ vero che, tradizionalmente, le elezioni parlamentari di metà
mandato esprimono un certo livello di dissenso verso la presidenza e
il partito all’opposizione recupera qualcosa sulle elezioni
precedenti. Tuttavia, perché la elezione dei senatori è solo
parziale, è assolutamente tradizionale (e logico) che i cambiamenti
non siano massicci.
Ergo,
rientra nell’assoluta normalità che i democratici abbiano
recuperato la Camera ed i repubblicani mantenuto il controllo del
Senato, pur perdendo voti. Sarebbe stato un terremoto se i
democratici avessero ricuperato il Senato, ma solo ai propagandisti
(e agli ignoranti) è passata per la testa quella possibilità.
2)
I settori anti Trump si sono mobilitati soprattutto sui temi sociali,
sui diritti civili e sulla logica stessa del tessuto connettivo della
società, dai movimenti delle donne (femministe e non) al risorgere
aperto del razzismo contro i neri ma, più ancora, contro gli
immigranti poveri, non europei e, infine, contro la tendenza mondiale
all’affermarsi della violenza religiosa che ci sta riportando
velocemente al Medioevo.
Pochi
giorni fa, i militari nigeriani hanno massacrato dei manifestanti che
avevano lanciato pietre. Pochi giorni prima, Trump aveva definito
come totalmente legittimo che i militari statunitensi usino armi da
fuoco se qualche partecipante alla carovana di rifugiati honduregni
lanciasse delle pietre. Basta con dare un’occhiata a ciò che
avviene quotidianamente a Gaza per sapere che non c’è alcuna
novità in questo ma, come in temi razziali e sessuali, che lo
affermi il presidente degli USA è una forma di legittimazione della
barbarie.
3)
Dal punto di vista della narrazione, i repubblicani avevano a favore
un’economia che, riguardo i numeri macro (PIL, disoccupazione
ecc.), vive il migliore momento degli ultimi cinquant’anni. Ad
esempio, il 2 novembre (4 giorni prima delle votazioni), si è reso
noto che erano stati creati 250.000 nuovi posti di lavoro. E nei 2
quadrimestri precedenti, il PIL è cresciuto del 4,2 e del 3,2%,
appena sotto i due quadrimestri dell’era Obama nel 2014.
Dal
punto di vista della meccanica economica, è del tutto logico: ogni
grafico mostra la perfetta continuità delle tendenze precedenti
(anche in Italia).
Bisogna
aggiungere il taglio delle tasse approvato nel 2017, che ha
beneficiato ampiamente la minoranza più ricca della popolazione e
solo come effetto collaterale i lavoratori, ha confermato queste
tendenze.
4)
I tagli di tasse alle grandi aziende, così come la deregulation
bancaria, l’aumento della spesa militare ed i tentativi di
privatizzare i pochi elementi economici rimasti in mano allo Stato,
danno sempre ossigeno ai numeri macroeconomici per un breve periodo.
Tuttavia,
come indica la storia di George Bush e di molti altri (Carlos Menem
ad esempio), dopo la festa arriva inevitabilmente il funerale.
L’Argentina di Macri – meno 16% di PIL nel settembre 2018 – è
già immersa nel suo lungo funerale, ma gli USA si godono ancora la
festa.
E’
vero che l’Argentina non può stampare dollari né spedire navi di
guerra per intimidire i concorrenti, ma la situazione economica
statunitense può definirsi migliorata solo da chi si limita a
leggere gli indicatori macroeconomici senza prestare alcuna
attenzione alla crescente disperazione della maggioranza della
popolazione (basterebbe guardare a problemi come l’educazione, la
casa, la salute e le disuguaglianze sociali).
Ma,
anche in questo caso, non c’è alcuna novità sul fronte
occidentale e la diffusa mancanza di memoria continua a regnare.
5)
Conclusione: l’elezioni di metà mandato hanno comportato un lieve
e timido giro degli USA verso i suoi ultimi. Ciò non basta per darci
indicazioni sufficienti che ci permettano di concludere qualcosa
sulla vera domanda: il 2020 sarà un anno di rotture o solo un
capitolo di un lungo processo? Mi sento solo di dire che, tra 2 anni,
gli USA saranno senz’altro alla sinistra del Brasile. Il problema è
di quanto.
6)
La migliore notizia è che oltre 100 donne sono state elette, tra cui
molte giovani. Particolarmente significativo che tra queste ci siano
una ispanica e due islamiche. Da queste parti, probabilmente non
avrebbero diritto a voto. Dal punto di vista dell’ideologia
capitalistica patriarcale, un’ottima ragione per impedire lo ius
solis.
7)
Nel frattempo, la carovana degli honduregni continua a marciare verso
gli USA.
Spinti
dalla fame e dalla perdita di ogni speranza di cambiamento confermano
che chi semina colpi di Stato e povertà, raccoglie immigranti (o li
ammazza strada facendo).
8)
Nel 2009, con José Manuel Zelaya l’Honduras ha ottenuto i migliori
risultati economici dei suoi ultimi 40 anni di storia.: aumento del
PIL al 6%, inflazione e svalutazione sotto controllo, sussidi al
trasporto pubblico, bassi interessi bancari, nazionalizzazione delle
aziende energetiche e di telecomunicazioni, priorità all’educazione
pubblica (matricola gratuita, mense scolari gratuite, rispetto dei
diritti e dei salari dei docenti, trasformazione della polizia in una
polizia comunitaria, legge di partecipazione cittadina,
incorporazione attiva a Petrocaribe e all’ALBA, usufruendo di
progetti cole la Casa solidale, i Trattori per i contadini ecc.
Quando,
pero, il governo decise di ridiscutere le servitù militari con gli
USA, trasformando la base militare di Palmerola in un aeroporto
civile, arrivò il golpe di Stato, il primo cosiddetto “golpe
soave”
9)
Per rispondere alla resistenza civile quotidiana della popolazione
honduregna gli USA (di Obama) inventarono un paio di anni dopo una
frode elettorale. Nel frattempo, la fame aveva raggiunto il 68% de la
popolazione, si erano approfonditi la disoccupazione e la
sottoccupazione e, va da sé, si erano rinnovate le servitù
militari.
Le
elezioni furono vinte dal candidato dell’opposizione Salvador
Nasralla. Solo che, mancando meno del 5% dei voti da scrutinare,
saltò la luce. Una volta ripristinata, il Tribunale Elettorale
ordinò di ricontrollare tutti i voti. E perché i miracoli esistono,
con il nuovo conteggio vinse il governo.
La
frode è stata da quasi tutta la comunità internazionale ma il buon
Obama e la UE medioevale sancirono il miracolo. Così è stato
stabilito che nell’Honduras la popolazione può si votare, ma non
decidere chi la governa.
Si
tratta, in fondo, del corollario di altre nazioni più evolute, dove
la gente può eleggere chi la governa, ma non le politiche che
verranno applicate.
10)
Avendo perso tutto e con la certezza che non ci saranno cambiamenti,
quindi avendo perso ogni speranza, le honduregne e gli honduregni
della carovana della miseria marciano. Intervistati dai media
messicani, dicono di considerare la fuga dall’’Honduras un dovere
di sopravvivenza verso i loro figli.
La
lezione dovrebbe essere ascoltata: chi semina pedate sulla dignità e
sulla sopravvivenza dei poveri, prima o poi e raccoglierà
immigranti.
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