La manovra che cambia salvaguardando le pensioni elevate

Abbiamo avuto ragioni da vendere nel sostenere che prima di parlare della manovra di Bilancio avremmo dovuto attendere il testo finale, ovviamente senza rinunciare a valutare le proposte via via presentate ma consci che le pressioni di lobby e poteri forti avrebbero alla fine dettato cambiamenti importanti.

 Per esempio, nel testo inviato ieri al Quirinale, e firmato da Mattarella, entrano i voucher alle Pmi per le consulenze manageriali , viene rivisto il taglio ai fondi extra-sanitari ma soprattutto scompaiono  i tagli alle pensioni alte, a meno che non ci sia qualche emendamento da presentare in Parlamento per ritornare alla proposta iniziale.

La soppressione del contributo di solidarietà non è cosa da poco soprattutto per il significato che questo prelievo aveva rispetto ai redditi elevati. E poi mancano i soldi per riparare le strade nel Lazio, la proroga del blocco alle aliquote di addizionali locali e Imu che potrebbero già aumentare nel 2019, ci si è dimenticati del caporalato nonostante gli impegni Governativi contro il lavoro nero. I fondi destinati al rinnovo della Pa sono ben poca cosa come i soldi destinati a ricerca, istruzione e sanità, anche per gli enti locali non arrivano grandi risorse, basti ricordare che il Fondo Tasi (nato dopo la soppressione della tassa sulla prima casa) è in continua riduzione.

 Insomma all'ultimo tuffo la manovra cambia pelle , scarica oneri e incombenze sugli enti locali ma conferma lo stop all'aumento dell'Iva, la manovra previdenziale e quella del reddito dovrebbero avere lo stesso peso economico. Ora la parola passa al Parlamento mentre i sindacati sono alla finestra, silenti e complici come lo sono ormai da decenni.

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