Il salario di secondo livello tra insidie e trappole

Il salario di secondo livello è spesso una trappola perchè i lavoratori si mettono in competizione per accedere a parte di quella retribuzione che spetterebbe loro di diritto. Il pubblico impiego, con i meccanismi della performance, è stato l'apripista di una strada ricca di insidie che negli anni ha sottratto salario ai lavoratori mettendoli in condizioni di subalternità, se non addirittura di sudditanza, rispetto ai dirigenti,
 3 lavoratori su 5 nell’industria hanno un premio collettivo,  il salario viene collegato all'aumento dei carichi di lavoro e al raggiungimento di risultati aziendali che poi sono il sistema con cui si aumenta lo sfruttamento, il plusvalore, i carichi di lavoro a costi decisamente irrisorsi per le aziende. Il 63,7% dei lavoratori (dati confindustriali) ha un contratto aziendale che determina il premio variabile collettivo, del resto è perdente accettare lo scambio salari-produttività anche se ormai per avere maggiore salario la merce di scambio è cedere alle deroghe ai contratti nazionali o subire una organizzazione del lavoro che aumenta i carichi e lo sfruttamento

I contratti aziendali sono frutto della dinamica contrattuale che assegna sempre maggiori spazi alla contrattazione di secondo livello e nel tempo sono diventati strumento per barattare salario con previdenza e sanità integrative o con il welfare aziendale che spesso è anche vantaggioso per i dipendenti ma ha sovente una contropartita inaccettabile : la perdita di salario tramutato in servizi , una soluzione sicuramente conveniente per i padroni e assai meno per i subordinati. I coordinamenti paritetici poi, gestiti dai sindacati complici, diventano strumento per far passare deroghe ai contratti nazionali e meccanismi di gestione dei ritmi, della forza lavoro che accrescono stress, sfruttamento...

Lo scambio tra benefit e salario conviene alle aziende  e anche ai sindacati che partecipano direttamente ai fondi previdenziali e sanitari integrativi e per questo non muovono un dito quando si tratta di mobilitare la forza lavoro in difesa del welfare universale e della sanità pubblica, o per salvaguardare il carattere pubblico dell'istruzione. Non a caso i servizi offerti vanno a integrare, se non proprio a sostituire, quelli che venivano erogati dal pubblico, dalla sanità, alla cura della persona, senza dimenticare i bonus destinati agli asili nido che restano insufficienti rispetto alla domanda e soprattutto servizi a domanda individuale, quindi in parte a carico delle famiglie con tariffe troppo alte per chi ha un lavoro part time o precario-
Altro aspetto da prendere con le molle è il lavoro agile regolato spesso da  accordi individuali (75,8% dei casi), quindi a condizioni favorevoli soprattutto all'azienda.

L'illusione del lavoro senza stress da casa è spesso una trappola perchè il lavoratore sta connesso 24 ore al giorno, sempre rintracciabile e a disposizione perennemente dell'azienda. E sullo smart working sempre piu' aziende si stanno orientando visto che il lavoratore isolato è per definizione piu' facile da sfruttare perchè un singolo davanti al datore di lavoro si trova in condizione di debolezza rispetto ad un gruppo numeroso che confrontadosi e organizzandosi sa anche avanzare rivendicazioni nell'interesse di tutti\e.

Sarà per questo motivo che una delle ultime richieste di confindustria va verso il rafforzamento del lavoro agile chiedendo al Governo di rafforzare la contrattazione di secondo livello e i meccanismi di welfare aziendale.

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