Il reddito di cittadinanza è il male assoluto?

Bisogna soffrire e rischiare, non prendere i sussidi, sono queste le dichiarazioni di Matteo Renzi contro il reddito di cittadinanza secondo un vecchio stereotipo tanto caro a quella borghesia già ridicolizzata da una canzone di Gaber. E' sempre piu' diffusa anche nel centro sinistra l'idea che ci siano masse di nulla facenti in attesa di redditi e sussidi, immagini alle quali contrapporre l'uomo che fatica ogni giorno per portare a casa un salario. Ironia della sorta ci sono migliaia di donne costrette a casa senza reddito per accudire minori e anziani ma di loro non si intende parlare. Se guardiamo alla Camera e al Senato, al tasso di frequenza , pardon di assenza, di tanti illustri deputati e senatori, verrebbe da obiettare che i primi a dare il cattivo esempio sono proprio loro, soprattutto i leaders dei partiti. La fatica appartiene ad un immaginario collettivo fatto di retorica perchè chi la invoca non è mai stato alla catena, o a lavorare nei campi o in un magazzino della logistica o a portare pizze per pochi euro al giorno sfrecciando velocemente nel traffico cittadino. Buon senso e un po' di sana coerenza dovrebbero spingere gli uomini e le donne in politica a non ricorrere ad immagini e stereotipi dai quali sono per altro lontani anni luce. Se poi guardi i rotocalchi che immortalano politici a bordo di costosissimi yacht, magari a tuffarsi in acque limpide lontane dalle spiagge popolari affollate (perchè sulle spiagge libere il distanziamento sociale è quasi impossibile), la sola risposta possibile è quella di lanciare improperi a chi parla di miseria, lavoro e sussidi, lontano come è, anni luce, dalle condizioni di precarietà e povertà- Il reddito di cittadinanza ha fallito laddove si prefiggeva l'obiettivo di spianare la strada a una nuova occupazione, il vecchio collocamento pubblico ha smesso di funzionare quando al posto delle chiamate a tempo determinato sono arrivate le esternalizzazioni dei servizi solo nell'ottica di ridurre il costo del lavoro. Potevano pensare a lavori socialmente utili ma in tale caso lo Stato avrebbe dovuto assumersi direttamente il compito di gestire servizi e interventi invece di abdicare al privato Il reddito di cittadinanza ha permesso a innumerevoli famiglie di vivere in tempi di covid quando anche l'economia sommersa, il cosiddetto lavoro nero, non permetteva introiti di alcuna sorta. Siamo davanti a un intollerabile paternalismo di quanti vivono da sempre con la politica e una volta abbandonati i seggi parlamentari trovano occupazioni assai renumerate nelle società pubbliche, se proprio vogliamo parlare di etica dovremmo chiedere conto di questi passaggi dal pubblico al privato, dal Parlamento o dai partiti ai consigli di amministrazione di società partecipate. Esistono tanti sfruttati che non si rompono materialmente la schiena, pensiamo all'esercito industriale di riserva di lavoratori della conoscenza da tempo vilipeso e mal pagato. Molti dei parlamentari odierni non hanno neppure idea di cosa significhi spaccarsi la schiena nei campi o in un magazzino, in fabbrica o in un ipermercato, sono lontani anni luce dalle condizioni materiali in cui la stragrande maggioranza del popolo vive, nei luoghi della produzione non sono mai stati se non per qualche visita ufficiale. Il reddito di cittadinanza è avversato da Confindustria che vorrebbe per sè queste risorse e subito dal centro sinistra e dal centrodestra arrivano dichiarazioni all'unisuono di politici che si presentano come i fedeli servitori dei padroni. Come i fondi destinati al welfare, a sanità e istruzione pubblica vengono considerati dalle impresi soldi mal spesi e autentici sprechi, cosi' oggi ci si accanisce contro il reddito di cittadinanza a unico vantaggio del profitto di pochi.

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