Licenziamenti, sicurezza, salute , reddito e salario: quando iniziamo a parlarne?

A noi non sembra che l'ondata pandemica sia stata arginata, il ritorno in zona gialla di alcune Regioni italiane, la ripresa dei contagi, anche tra i vaccinati, la crescita dei ricoveri in ospedale e in terapia intensiva, il ripristino dei licenziamenti collettivi e l'obbligo del green pass rappresentano fatti sui quali aprire un confronto reale.

In questo anno e mezzo pandemico a pagare i costi maggiori sono stati i lavoratori e le lavoratrici e le classi sociali meno abbienti , i primi vengono colpiti dai licenziamenti, dagli esuberi e dai cambi di appalto, i secondi dalla costante minaccia di porre fino al reddito di cittadinanza
 
A gioire  invece gli interessi dei mercati e dei profitti.
 
Quando parliamo di insicurezza sociale ed economica facciamo non solo riferimento al debole potere di acquisto dei salari e delle pensioni ma anche all' aumento dei morti sul lavoro e degli infortuni, perfino superiore all'epoca pre covid e nonostante la riduzione delle ore lavorate nell'anno 2020.
 
In Italia a prescindere dal Covid, che ha provocato 130 mila morti, diminuiscono gli occupati, aumentano i licenziamenti, crescono infortuni e malattie sul lavoro ma nel frattempo il Governo continua a pensare che le richieste degli imprenditori debbano essere accolte giudicandole indispensabili per la ripresa.
 
I Governi dell'emergenza non sono riusciti a circoscrivere i contagi e al contempo stanno portando avanti degli esperimenti sociali all'insegna del controllo sociale 
 
Perfino in materia di politiche industriali non c'è stato alcun ripensamento su privatizzazioni e delocalizzazioni, non solo sembra che il virus non sia mai arrivato ma si persevera nelle scelte economiche di un tempo nonostante abbiano prodotto solo catastrofi.
 
Per queste semplici ragioni pensiamo che il solo modo di contrastare l'imbarbarimento sociale sia il ritorno a un sano conflitto a tutela dei posti di lavoro, di un reddito minimo dignitoso, ad attuare politiche reali di potenziamento sei servizi un tempo definiti pubblici.
 
Per mesi ci hanno raccontato della inevitabile riconversione ecologica dell’economia  salvo poi scoprire che gli investimenti andranno all'alta velocità e non ci saranno i soldi necessari per le bonifiche dei siti inquinati .
 
Da settimane sono ripresi i licenziamenti collettivi mentre intanto si attacca il reddito di cittadinanza e la richiesta di una norma legislativa incisiva per contrastare le delocalizzazioni.
 
Ci sembrano argomenti rilevanti da riportare dentro un dibattito pubblico in vista dello sciopero generale dell'11 Ottobre indetto dal sindacalismo di base
 
sindacato di base cub Pisa

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