Alla guerra in Ucraina serve una svolta leninista?

 di Tiziano Tussi



Ritorno su una tesi di Slavoj Žižek in Internazionale del 9 febbraio. Titolo: Alla guerra in Ucraina serve una svolta leninista. Leggendolo, subito si pensa: ma Žižek sa cosa sta dicendo? Una svolta leninista da parte di Zelensky che si coccola i reparti nazisti e li tiene ben stretti.

 E Slavoj poi taccia quel Paese come democratico. E di questo basterebbe chiedere ai numerosi uomini che stanno ben nascosti in casa per paura di essere mandati al fronte, a cui si mandano oramai anche le donne e chi non dovrebbe, per età, andarci. Ma andiamo con ordine. Si parte, nell’articolo, dalla figura di Lenin che muore cent’anni fa, il 21 gennaio 1924. Lenin viene visto come il campione del cambiamento in corsa a livello politico proprio per non fare fallire un progetto. La NEP è l’esempio usato. Cita poi, inaspettatamente Søren Kierkegaard come espressione rivoluzionaria. Questo è un po’ curioso, dato che Søren Kierkegaard è un fanatico integralista religioso e per nulla rivoluzionario. 

E nella sua esaltazione religiosa sta la sua grandezza. Basterebbe qui citare la sua lode per la figura di Abramo per capire come il danese fosse veramente lontano da una mentalità di contropotere, cui assurge solo tramite il suo integralismo. Altra questione quindi. Ma insomma. Dopo Kierkegaard ecco prendere in considerazione Yanis Varoufakis, a suo dire leninista. Un ex ministro greco, che si è staccato in tempo da Alexīs Tsipras ma che comunque aveva dato il via all’inizio dell’inganno verso il popolo greco, inganno sostenuto poi da Tsipras fino alla fine, con grande aplomb e abbracci con Jean-Claude Juncker, presidente della Commissione europea sino al 2019. 

Passa poi al caso Gaza e tira fuori il leninista capo dei servizi segreti Ami Ayalon che in pratica avrebbe detto che la sicurezza degli israeliani (sotto intendendo ebrei) sia possibile solo in presenza di una speranza palestinese. Qualche scoglio: gli israeliani non sono solo ebrei, vi sono anche palestinesi arabi e altre minoranze. Ma pare che il leninista capo dei servizi segreti non le prenda in considerazione. Ma comunque dice una cosa di buon senso e per questo completamente inutile in quello scenario: terra contro sicurezza. Gli ebrei israeliani potrebbero liberare Marwan Barghouti che è l’unico che potrebbe mettere un freno di equilibrio alla situazione, in carcere da circa venti anni. 

Ma arriviamo al finale ucraino. Anche qui abbiamo un esempio di chiaro leninista nel capo delle forze armate Valerij Zalužnyj che dice di cambiare la guerra da una guerra di popolo, si fa per dire, ad una che usi solo macchinari senza umani, quali i droni. Naturalmente tutte macchine che gli occidentali dovrebbero dare, o donare, chissà poi perché, all’Ucraina. Žižek si lascia andare ad un commento stroboscopico: “personalmente considero questo breve testo – un articolo di Zalužnyj - del generale un esempio perfetto del pensiero leninista.” Naturalmente il generale è sato rimosso da Zelensky e sostituito da un altro capo dell’esercito ucraino. Gli avranno fatto bene gli auguri di Žižek? Lo stesso filosofo dice che insomma Zelensky dovrebbe fare pulizia della corruzione e degli oligarchi “…superando l’ottuso nazionalismo e la diffidenza nei confronti della sinistra ucraina, considerata filorussa.  Solo questi cambiamenti ecc. ecc.”. 

Alcune osservazioni. Si dovrebbe parlare solo di ciò che si conosce e si padroneggia con un approccio realistico; se le guerre fossero decise dalle macchine allora non si capisce come il Vietnam abbia vinto gli USA mettendo di fronte uomini e fucili con un arsenale di aerei e bombardamenti eccezionali. Insomma, lasciamo Lenin al suo lavoro, a quello che ha fatto e non tiriamolo per la giacchetta verso scenari assolutamente improbabili. *

 

·       Slavoj Žižek, Alla guerra in Ucraina serve una svolta leninista, Internazionale n° 1549, 9 febbraio 2024.

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