Pianeta scuola: come respingere e rovesciare il piano di discussione imposto dalle logiche securitarie del Ministero

Nei giorni scorsi Tiziano Tussi ha scritto un articolo sul nostro  blog sulle occupazioni delle scuole evidenziando alcune contraddizioni con lo strumento dell'occupazione scollegato dalla prospettiva politica, insomma una forma tradizionale di lotta e di rivendicazione ridotta a caos e senza un fine esplicitato, strumento fine a sè stesso per capirci.



Le occupazioni delle scuole a lungo sono state un elemento rituale specie in alcuni periodi dell'anno, in alcuni istituti hanno attuato nel tempo forme alternative come i percorsi di autogestione concordati tra studenti, docenti e Presidi.

Non vogliamo certo suggerire agli studenti e alle studentesse cosa fare, non abbiamo 17 o 18 anni e quindi possiamo percepire i loro bisogni e disagi solo guardando i nostri figli o nipoti. Sia quindi lungi da noi fare lezioncine o ricordare quanto erano belle le occupazioni di un tempo, fatto sta che oggi nelle scuole superiori e nelle università il numero dei militanti politici è ridotto al lumicino, numerose esperienze collettive sono andate perse nel tempo e anche la tradizionale collaborazione con alcuni docenti, quelli apertamente schierati, oggi viene vista come una sorta di intrusione o di controllo.

La domanda alla quale rispondere, tutti\e e indistintamente dall'età anagrafica, è cosa accada nel mondo della scuola e dell'università, quale sia il modello di studente oggi costruito ad arte e quale tipologia del sapere viene ricercata e affermata in tempi nei quali scuole e università sono divenute terreno di conquista della ideologia dominante o delle aziende produttrici di armi. Da questo sforzo analitico ne guadagneremmo tutti\e, è infatti imprescindibile comprendere la realtà se vogliamo modificarla e questo discorso vale erga omnes, dagli studenti agli insegnanti, dai genitori ai singoli cittadini.

Altro aspetto preoccupante è dato dal fatto che per come viene concepita e vissuta l'attività di studio oggi fare politica sta diventando un lusso e non solo per i fuori sede alle prese con costi della vita eccessivi ma anche per quanti provengono dalle stesse città dove frequentano i corsi universitari. E per questo molti collettivi nel tempo sono scomparsi e le attività delle liste studentesche, votate da sparute minoranze,  finiscono con il ripercorrere gli stessi percorsi concertativi che hanno portato alla crisi del sindacato.

Molti istituti oggi sono privi di palestre e laboratori, eppure le autorità costituite tuonano a difesa del regolare svolgimento delle lezioni e a tutela del diritto costituzionale allo studio minacciato dalle occupazioni che poi si presterebbero ad azioni vandaliche contro arredi sia fissi e mobili, ai danni degli strumenti informatici e di laboratorio,  alle strutture. 

Il Governo non si occupa delle scuole, in molti casi si fanno perfino turni pomeridiani perchè i plessi non riescono ad accogliere al mattino gli iscritti, non si guarda al sostanziale disinvestimento nella scuola avvenuto da 40 anni ad oggi e per questo il Governo ha bisogno di costruire il nemico di turno ossia l'occupante contro il quale scatenare denunce, sospensioni, richieste di pagamento danni e il 5 in condotta anticamera della bocciatura.

Di questo dobbiamo parlare senza reticenze e per farlo dovremmo sgomberare il campo da un equivoco ossia che le occupazioni non sono un fine ma uno strumento, allo stesso tempo costruire con studenti, personale scolastico, genitori e sindacati di base una mobilitazione atta a riappropriarci di una scuola rispondente alle reali necessità e non ai dettami delle imprese affermando un sapere diffuso, critico e capace di costruire culture coscienti e non subalterne ai dettami imperanti dell'ordine, della sicurezza e della cieca obbedienza.


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