Servizi Segreti e pericolo comunista: inizia la caccia alle streghe

 

I buoni e i cattivi nell’immaginario Meloniano 

 


La Relazione annuale sul Sistema di informazione per la Sicurezza Nazionale merita di essere letta e ponderata perché da questi documenti nel corso degli anni sono partite campagne repressive contro i movimenti e i settori conflittuali della classe

Oltre a considerare la galassia anarchica come potenziale fonte di insurrezione contro lo stato troviamo alcune dichiarazioni esplicite contro l’area comunista conflittuale. Citiamo testualmente un passaggio

La classica visione “internazionalista delle lotte” ha contraddistinto in maniera significativa l’attivismo dei ristretti ambienti dell’oltranzismo marxista-leninista che, trainati dagli eventi bellici in Ucraina e, soprattutto, dal riaccendersi della crisi in Medio Oriente, si sono prodigati, pure in collaborazione con omologhi circuiti stranieri, in iniziative propagandistiche e mobilitative dal respiro antimilitarista, antimperialista e di decisa opposizione alla NATO. È in questo ambito che lo storico sostegno alla “resistenza palestinese” ha lasciato spazio anche a interpretazioni di maggiore radicalità e intransigenza che si sono spinte a giustificare l’attacco armato di Hamas contro il “colonialismo sionista”.

Si punta direttamente il dito contro le realtà attive nel sostegno alla resistenza palestinese, contro il genocidio e la militarizzazione di scuole, università e di intere aree del territorio con la costruzione di nuove basi.

È evidente che sia da tempo iniziata non solo la criminalizzazione di queste aree politiche e sociali ma sia partito un sostanziale ordine alle forze dell’ordine di attenzionare ogni manifestazione di aperto dissenso alla militarizzazione e ai rapporti commerciali e militari dell’Italia con Israele.

La critica al colonialismo da insediamento diventa una sorta di minaccia da attenzionare e reprimere quando invece è proprio questo colonialismo la causa della espulsione dei palestinesi dalle loro terre e della resistenza contro l’occupazione militare israeliana in barba per altro a molte delibere delle stesse Nazioni Unite.

Non ci meraviglia quindi che le manifestazioni a sostegno del popolo palestinese siano state ostacolate, represse a colpi di manganello, al contempo perfino le iniziative intraprese da docenti pacifisti e antimilitaristi sono state sanzionate da presidi zelanti per i quali la collaborazione attiva con le forze armate sarebbe una sorta di valore aggiunto per le scuole di ogni ordine e grado

In queste settimane esponenti del Governo hanno chiesto esplicitamente di vietare manifestazioni a favore del popolo palestinese e vanno chiedendo ai presidi di vigilare perfino sull’operato civico degli insegnanti

È bene ribadire che siamo davanti a intenti repressivi atti a normalizzare le scuole e le università facendo leva su campagne di paura per dividere docenti, studenti e studentesse

Veniamo da anni nei quali si sono costruite le basi della società della sorveglianza , sistemi di controllo, cani antidroga nelle scuole, telecamere lungo ogni strada, sistemi elettronici avanzati, alcuni dei quali di produzione israeliana, pensati per fini militari e  ampiamente utilizzati contro le registrazioni pirata ai concerti fino al riconoscimento facciale e all'identità digitale di cui si è fatto ampio utilizzo nella guerra a Gaza con bombardamenti a tappeto che hanno raso al suolo ospedali, scuole e case con i loro abitanti, migliaia di civili uccisi senza alcuna remora per colpire e neutralizzare anche un solo militante della Resistenza palestinese.

E si è fatta strada che la militarizzazione del corpo sociale, delle scuole e delle università sia la sola risposta possibile mentre si lesinano fondi alla ricerca, alla edilizia scolastica e alla sanità. Siamo davanti a una scelta politica che il centro sinistra nel corso del tempo ha avallato.

La società della sorveglianza copre una dilagante insicurezza sociale determinata dalla precarietà del lavoro e delle nostre esistenze, da fondi che mancano alla istruzione, alla sanità e al welfare, la repressione è la classica risposta di un sistema malato che teme la rivolta sociale e per questo vuole diffondere e imporre rassegnazione e paura.

Dopo la repressione della manifestazione studentesca pisana è nato un comitato formato da legali e genitori che vogliono fare chiarezza sull’operato delle forze dell’ordine e soprattutto sulla cabina di comando nella piazza del 23 febbraio, non saranno certo i trasferimenti di alcuni funzionari di Ps a coprire i mandanti politici di questa inaudita stretta repressiva.

In questo contesto urge rimettere in discussione le legislazioni di emergenza, le normative repressive votate negli anni, dalle leggi Reale e Cossiga fino ai pacchetti sicurezza o al decreto contro il rave e contro gli eco ambientalisti. Queste tematiche devono diventare patrimonio di una discussione collettiva. Sta quindi a noi costruire sinergie con i legali per una critica radicale a uno stato di polizia che il governo di destra intende costruire avvalendosi di norme votate dal centro sinistra e dai governi tecnici. Rivendichiamo allora una società democratica e istituzioni dal basso partecipate senza modelli di rappresentanza calati dall'alto e funzionali solo al controllo sociale, non basterà un mero e retorico richiamo alla Carta costituzionale. Per giorni è stata raccontata la storiella secondo la quale il corteo sarebbe stato privo di autorizzazione, si confonde ad arte il preavviso con la autorizzazione vigente in epoca fascista e che magari vorrebbero ripristinare per limitare le libertà collettive di movimento.

Le cariche contro studenti e studentesse sono avvenute nel corso di una manifestazione contro il genocidio palestinese, vogliamo essere molto chiari su questo punto, è indispensabile rivendicare la libertà di espressione e di movimento ma anche prendere posizione affinché le nostre scuole e università non siano complici con lo Stato di Israele e con la Nato 

La principale preoccupazione di presidi e istituzioni locali è scongiurare il deterioramento del clima di collaborazione tra forze dell'ordine e scuola, noi da sempre concordiamo con l'Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e dell'università giudicando la presenza di militari nel mondo della conoscenza una mera intrusione nelle attività formative ed educative. Emblematica la presenza di militari che parlano di storia giustificando l'eroismo coloniale o delle forze armate che combatterono per volontà politica del fascismo a fianco dei nazisti. Non pensiamo che un militare possa, nelle scuole, parlare di pace e questo non significa scatenare un odio viscerale verso gli uomini e le donne in divisa ma solo prendere atto che scuola e università non debbono essere terreno di conquista per proselitismo militare e militarista o per progetti di ricerca a fini di guerra

E la città di Pisa sta diventando un laboratorio per le destre, basta ricordare come alcuni esponenti del centro destra chiedono la chiusura di aule autogestite dai collettivi e l’appuntamento del 16 Marzo quando ci sarà una calata di realtà identitarie a Pisa, gruppi giovanili di quella destra che ha subito preso le parti delle forze dell'ordine solidarizzando apertamente con gli autori delle cariche.

download (sicurezzanazionale.gov.it)

 

Commenti