In pensione dopo 70 anni... Lo dice il Fondo Monetario e a ruota la Ragioneria dello Stato


Il calcolo delle pensioni con il sistema contributivo e l'innalzamento dell'età pensionabile sono stati una rimessa che condanna i piu' giovani a lavorare fino a 70 anni e con lo spettro di assegni previdenziali da fame.

Ormai l'innalzamento delle pensioni in rapporto alle speranze di vita è il faro che guida l'azione del Governo sulla previdenza tanto che la Ragioneria dello Stato lancia l'allarme sulla tenuta del sistema pensionistico e chiede interventi legislativi per innalzare i requisiti minimi per l'età pensionabile ma soprattutto la fine di ogni adeguamento degli assegni al costo della vita. A tutto cio' aggiungono, bontò loro, la urgenza di tenere al lavoro per piu' tempo i lavoratori e le lavoratrici.

Ora il Governo si sta accorgendo dei danni delle politiche previdenziali degli ultimi 30 anni, utili a ridurre la spesa pubblica ma condannando tanti\e a una vecchiaia precaria e indigente.

La spesa pensionistica non sembra arrestarsi, c'è qualcosa che non torna perchè nella Pubblica amministrazione pur diminuendo il numero dei dirigenti aumentano i costi, questo vuol dire che le rendite, i grandi stipendi non sono stati intaccati.

Recenti calcoli Inps hanno calcolato fino a 6 anni di lavoro in più per gli attuali quarantenni\cinquantenni rispetto ai loro genitori, chi viene da anni di scarsi contributi e di contratti precari sarà costretto a lavorare fino ai 73 anni di età.

L'età media di pensionamento è passata, in 20 anni, da 60 anni a quasi 70, non esiste paese in Europa che registri un cosi' sensibile aumento dell'età lavorativa.

Escluso un intervento statale, esclusa la sostituzione del bonus Renzi con piccoli lavori magari poco retribuiti ma con assegni previdenziali piu' corposi, non resta che l'ennesimo taglio del costo del lavoro ma le politiche degli ultimi anni (invece ) dovrebbero far riflettere sul fatto che l' assenza di lavoro stabile determina solo esistenze sempre piu' precarie.

L'obiettivo del Governo è ridurre la spesa pubblica, diminuire la spesa previdenziale come ha richiesto, giusto pochi giorni fa, il Fondo monetario internazionale.

E' uscito l'ennesimo report del FMI sull'Italia con previsione catastrofiche per quanti andranno in pensione tra 20 anni, tutte chiacchere per occultare la bassissima crescita economica (0,7% del Pil nelle medie future).

I dati sono comunque oggetto di controversie, negli ultimi anni, ma ancora per qualche tempo, in pensione vanno lavoratori con un calcolo dell'assegno misto, gli effetti negativi si verificheranno quando il calcolo sulla intera vita lavorativa sarà esclusivamente in base ai contributi versati.

La preoccupazione del Governo non è solo quella di contenere i costi ma di allungare l'età lavorativa, basti pensare che nell'arco di pochi lustri, anche a parità di contributi, ci vorranno piu' di sei anni di lavoro in piu' per andare in pensione, senza dimenticare che i ritmi di lavoro odierni sono piu' intensivi di quelli di ieri

Sono i risultati delle continue riforme, dal 1997 alla Maroni-Tremonti del 2004, da Damiano ne 2007, alla Sacconti tra il 2009-2010 fino alla Fornero-Monti del 2011.

In questi giorni si sta pensando ai genitori per il riscatto delle lauree dei loro figli dimenticando che sono già migliaia di quarantenni o cinquantenni laureati che hanno rinunciato a questa ipotesi per i costi esorbitanti. Un intervento dovrà ess

E in un caso o nell'altro il Governo vuole solo far cassa, omettendo di dire che la questione esodati ha creato non solo un dramma sociale ma costretto il Governo a continue salvaguardie con un costo a carico dello stato rilevante.

Le prosettive future non sono rosee e per avere la stessa pensione dei nostri genitori, con il medesimo potere di acquisto, dovremmo lavorare in teoria oltre sei anni in piu' e dubitiamo comunque che un calcolo interamente contributivo, anche su piu' anni, possa raggiungere il retributivo.

Le pensione di domani saranno da fame, costringeranno lo Stato a rivedere il sistema di welfare per non parlare poi della coperatura di tanti, troppi, precari oggi esistenti per i quali arrivare a una pensione di 1000 euro (attuali) potrebbe essere un obiettivo ambizioso, una speranza.

Precarietà e lunghi periodi di disoccupazione hanno solo creato disastri sociali, si arriverà tardi ad acquisire una pensione dignitosa, e per molti\e resta solo un miraggio, ma nel frattempo il mercato del lavoro avrà espulso la forza lavoro piu' anziana giudicandola troppo vecchia e inadatta al ciclo produttivo.

In un caso o nell'altro, il precario di oggi sarà il povero di domani e per reggere il sistema previdenziale si dovrà sperare di tenere sempre piu' alta l'asticella della pensione ma a certi ritmi e in determinati impieghi pensare di essere al lavoro dopo i 70 anni è forse possibile?

Per questo, gli esperti del Fmi mirano direttamente alla riduzione della spesa, per esempio la prossima crociata sarà contro le quattordicesime, gli assegni di reversibilità, vorranno un calcolo per tutti\e solo in base ai contributi, misure che porterebbero alla caduta del Governo e per questa ragione si sta pensando ad azioni piu' soft con il consenso sindacale, misure che tuttavia ci faranno perdere potere di acquisto innalzando età pensionabile a aumentando l'età lavorativa.

Commenti