Spending review estiva:arrivano tagli

Bisogna trovare 1-1,5 miliardi se non due, ovviamente tagli da fare presumibilmente nella pubblica amministrazione.

Lo scrivono i tecnici del Governo che annunciano per altro come la riduzione da 11 a 4 comparti della Pubblica amministrazione abbia già prodotto alcuni risultati in termini di riduzione di spesa e tanti altri ne produrrà con il prossimo contratto del pubblico impiego .

Con queste premesse sta per partire la “fase 3” della spending review. Se L'Italia vuole salvaguardare le promesse di Bruxelles sulla flessibilità tra debito e Pil dovrà tagliare le spese pubbliche, questa è la contropartita richiesta e accettata dal Governo italiano e dai sindacati.

Ma i sacrifici nella Pa si sono già fatti come si evince dall'ultimo rapporto Aran secondo cui il personale è calato del 3,5% dal 2012, tradotto in numeri parliamo di decine di migliaia di posti di lavoro e proprio per questo motivo bisognerebbe guardare con maggiore scetticismo le notizie riguardanti la stabilizzazione dei precari, del resto all'"annuncite" governativa non seguono mai fatti concreti. E attenzione che la perdita degli organici è anche perdita salariale, meno 1,3%, con un risparmio per lo stato (ma perdita di acquisto per chi lavora) di 6,6 miliardi al lordo dei contributi.

E nel frattempo Bruxelles quantifica l'ammontare della nuova flessibilità che dovrebbe tradursi nei tagli ai salari (anche con rinnovi contrattuali non per tutti\e ), con la riduzione delle spese correnti. La legge di bilancio 2017 sta prendendo lentamente forma , servirà come biglietto da visita per le elezioni e allo stesso tempo dovrà dare risposte gradite a Bruxelles.

La patata bollente potrebbe essere il rinnovo dei contratti, quelli pubblici in primis per i quali i soldi ancora non ci sono e la complicità del sindacato attendista non potrà continuare a lungo

Si sta parlando di innalzare ulteriormente la età pensionabile anche se è stata alzata da poco e pensiamo che al momento non sia una priorità visti i tragici effetti che la Fornero sta già producendo

Sicuramente il Governo si muoverà per incrementare misure di welfare alternativo, accordi aziendali, contrattazione di secondo livello trasformata in previdenza e sanità integrativa, del resto è fermo al 47% la spesa di bilancio destinata a finanziare gli interventi in materia di «Previdenza e assistenza e altre politiche di sostegno» e «Salute e istruzione».

Non è escluso che la spesa per ordine pubblico, sicurezza, giustizia e difesa, oggi al 14%, possa essere ulteriormente incrementata, uno degli effetti perversi del decreto Minniti e della rincorsa securitaria del Pd.

Allora i tagli? Potrebbero essere, come da anni, alla Pa, alla sanità, alle risorse destinate a Regioni ed Enti locali, ad ambiente e cultura per cui spendiamo l'1% del Pil, cifra di per sé ridicola se confrontata con i bilanci di altri paesi europei

Ma per quanto nebulosa la situazione sappiamo che i tagli ci saranno, occorre solo avere qualche dato in piu', sarebbe utile invece sapere come vengono utilizzate le risorse risparmiate, in quali opere e a quale fine, visto che il risanamento dei conti pubblici (riduzione dell’indebitamento netto passata dal 3% del Pil nel 2013 al 2,4% nel 2016) non ha prodotto servizi pubblici migliori ma solo tagli ad organici e salari.

La pressione fiscale, che il Governo dice diminuita di un punto dal 2013 ad oggi, ha invece alimentato la sperequazione visto che gli alti redditi non sono stati colpiti ma la classe medio bassa è stata invece colpita duramente limitandone il potere di acquisto e la capacità di spesa. In Italia la ricetta delle destre è di far pagare pochissime tasse ai ricchi ma la pseudo sinistra non ha certo favorito i redditi da lavoro dipendente e gli sgravi sono andati agli imprenditori in cambio di precarietà e con il jobs act

In questi anni le minori spese derivano dai tagli fatti alla spesa per i migranti , alla scuola, alla sanità e alla previdenza, questa la vertià della spending review

Non a caso dal Governo arriva un messaggio chiaro: basta con le spese eccessive per la Protezione sociale, se queste sono le premesse possiamo dire che a pagare la flessibilità della Troika saranno ancora una volta le classi sociali meno abbienti.

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