Euro: occasione mancata o colossale rimessa?

Se perfino Sole 24 Ore inizia ad avere dubbi sugli effetti "benefici" dell'euro, qualcosa vorrà pur dire nonostante le granitiche quanto immotivate certezze del centro sinistra filo Maastricht.

I tassi dei mutui saranno anche scesi ma in giro ci sono pochi soldi e il potere di acquisto delle famiglie italiane è in continuo calo. Se diminuiscono i tassi di interessi dei mutui, anche in maniera significativa rispetto a 20 anni fa, come la mettiamo con la crisi di liquidità?

Negli ultimi 20 anni la ricchezza privata in Italia è decisamente aumentata ma con essa anche la disuguaglianza, lo stesso ascensore della mobiltà sociale è praticamente fermo, si sono acuite differenze economiche e salariali, quello che un tempo veniva definito ceto medio si è sempre piu' indebolito, la classe operaia ha subito processi di feroce ristrutturazione e lungi dallo scomparire si ripresenta sotto forme nuove e di ritorno allo sfruttamento selvaggio di tanti decenni fa nella logistica e nei servizi.

I sindacati complici per anni hanno scelto la politica del contenimento del danno, concludere accordi anche al massimo ribasso ma senza mai uscire dai tavoli di contrattazione pensando che la esclusione sancisse la loro stessa delegittimazione. Sempre i sindacati sono divenuti colossi economici e burocratici incapaci di rompere la gabbia delle compatibilità di Maastricht, silenti perfino rispetto all'aumento dell'età pensionabile  e alle dinamiche distruttive delle privatizzazioni.

A 61 anni dalla nascita  dell' Unione europea è opportuno un bilancio serio di questa esperienza per capire quali dinamiche abbiano preso il sopravvento soprattutto a pochi mesi di distanza dalle elezioni europee che potrebbero sconvolgere gli equilibri politici fino ad oggi esistenti a favore di forze di destra estrema. Non ci sarà da rimpiangere i fautori dell'austerità ma le politiche xenofobe e razziste non sono certo una alternativa, anzi ci fanno rimpiombare negli incubi di un passato mai sopito. E' innegabile che agli occhi di molti cittadini, la maggioranza, Ue sia sinonimo di perdita della sovranità  esautorando le comunità nazionali e gli stessi Parlamenti da ogni decisione in materia economica. La stessa rivolta dei gilet gialli in Francia si basa sul rifiuto delle politiche di austerità imposte dalla Bce e dal Trattato di Maastricht.

A 20 anni dala nascita dell'Euro, benefici per i poteri economici e finanziari dominanti e sacrifici imposti alle masse popolari?

Intanto sono cresciuti i divari tra i paesi, l'euro a trazione tedesca rappresenta una sorta di vantaggio per l'economia tedesca e la nascita di una area che ruota attorno ad essa e che vede prevalere il Nord del vecchio continente sui paesi che si affacciano sul Mediterraneo. A distanza di 10 anni dalla crisi del 2008 solo negli ultimissimi mesi siamo tornati a quei livelli,  perfino gli ambienti padronali iniziano a chiedersi se l'euro abbia rappresentato un fattore di crescita per l'economia.



Il problema sta proprio nel definire gli obiettivi e perseguirli con scelte coerenti, discorso che poi  vale non solo per il sindacato o i movimenti conflittuali ma anche per i padroni.

Non è casuale che le stesse imprese stiano prendendo atto della loro inadeguatezza, dei militi che impediscono l'accesso ai mercati emergenti, salvo poi elemosinare ammortizzatori sociali, sgravi fiscali Governativi e viaggi  all'estero con imprenditori al seguito di esponenti Governativi. Agli scarsi investimenti in ricerca e tecnologia, le imprese italiane rispondono con le solite richieste ai Governi di turno, un mix di aiuti a fondo perduto, di sgravi che poi ricadono sulla fiscalità generale.

Il debito delle imprese italiane è aumentato nel corso degli anni, la produttività è cresciuta in misura inferiore alle aziende tedesche o francesi, la delocalizzazione produttiva ove il costo del lavoro è assai ridotto come costante  delle politiche imprenditoriali di un ventennio, la competitività della impresa italiana era del resto legata anche alle svalutazioni della lira che permettavano un facile ingresso nei mercati.

I padroni hanno iniziato a riflettere su Maastricht al contrario dei sindacati che invece si muovono nell'alveo delle compatibilità del Trattato, sono consapevoli dei limiti del cambio fisso, arrancano perchè non riescono a innovare tecnologie e ad accrescere la produttività , sperano ancora una volta che lo Stato (e il sindacato) corra in loro aiuto.

Una riflessione non destinata a rompere la gabbia dell'Euro ma neppure alla conservazione dell'esistente salvo poi leggere il solito Romano Prodi (in pensione a godersi il sostanzioso assegno previdenziale no?)  a invocare l'euro come baluardo europeo per difendersi dallo strapotere del dollaro e dalla crescita dell'economia cinese che invade i mercati.  Un copione già visto, peccato che certi soloni siano invocati a distanza di anni come i salvatori della patria, del resto al peggio non c'è mai fine.


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