Pubblico impiego:la manovra del 2019 all'insegna di austerità e sacrifici

Un elemento di continuità esiste tra i governi succedutisi negli ultimi anni e riguarda la Pubblica amministrazione o meglio la dinamica salariale al ribasso dei dipendenti pubblici, il permanere dei vincoli stringenti in materia di assunzioni, formazione e spesa di personale, la assenza di un disegno complessivo di riorganizzazione e rilancio dei servizi.
La manovra di Bilancio conferma la miseria dei 16 euro medi di aumenti temporanei. I contratti pubblici scadono tra poche ore, il 31 dicembre, sono stati rinnovati nella Primavera scorsa dopo anni di blocco (quasi 9), si è firmato un contratto per un triennio in scadenza sperando, l'allora governo Gentiloni che aveva firmato la preintesa, di conquistare consensi elettorali rinviando alcune patate bollenti all'esecutivo successivo. Per dirne una il contratto in scadenza non integrava i fondi della produttività da cui dipendono i salari accessori, l'incremento ci sarà solo dal 1 Gennaio 2019 ma riferito al triennio precedente. Ergo il prossimo contratto dovrà prevedere a sua volta anche uno stanziamento adeguato a finanziare i contratti di secondo livello e alcuni istituti del contratto nazionale che rinviano alla contrattazione decentrata per stabilire criteri e modalità di erogazione.

Per essere ancora piu' chiari, sono stati decisi alcuni istituti contrattuali senza prevederne la dovuta copertura economica, il classico pasticciaccio all'Italiana .

La manovra  economica di quest' anno prevede per gli stipendi della Pa 1,1 miliardi nel 2019, per  1,425 nel 2020 e a 1,775 l’anno successivo. Ma attenzione: non stiamo parlando dei 3,2 milioni di dipendenti pubblici ma solo di una parte, ossia  1,9 milioni di dipendenti della Pubblica amministrazione centrale. Volete sapere il motivo? Gli enti territoriali, sanità e università devono prevedere nei loro bilanci gli stanziamenti necessari agli aumenti contrattuali, poco o nulla viene detto sulle risorse mancanti a Comuni, Regioni perchè dopo la soppressione dell'Imu i soldi annunciati dai Governi passati sono arrivati solo in minima parte.

Da qualche parte hanno fatto dei calcoli prevedendo che uno stipendio dirigenziale superiore a 33 mila euro lordi avrebbe aumenti (sempre lordi) tra 33 e 49 euro al mese, immaginiamoci allora quanto percepiranno tutti gli altri dipendenti che mediamente hanno cud inferiori a 27 mila euro annui.

Qualcuno dimentica che tra poche ore perderemo anche l'elemento perequativo, quel meccanismo inventato per arrivare ad aumenti medi di 85 euro lordi e valido solo tra Marzo e Dicembre 2018. Senza questa voce i nostri salari andrebbero decisamente in perdita specie quelli dei livelli medio bassi. Allora, se facciamo due conti, includendo la indennità di vacanza contrattuale, l'elemento perequativo, pur considerando l'incremento dei fondi della produttività, quale dinamica salariale possiamo ipotizzare?

Solo l'elemento perequativo mediamente costa 16 euro mensili a dipendente per 12 mensilità, sono 250 milioni di euro all'anno  a cui aggiungerne 285 a carico dei bilanci di università, comuni, regioni, ospedali.

Il Governo ha provato la carta delle forze armate e di polizia prevedendo un incremento ulteriore dei loro fondi intagrativi per favorire alcune voci contrattuali, ad oggi è bene domandarci se questa operazione sia sostenuta da adeguata copertura economica. E qualora la risposta fosse affermativa, la conseguenza sarebbe quella classica, la coperta troppo corta e meno risorse destinate al rinnovo dei contratti nazionali per pagare le indennità ad alcuni, indennità poi da vendere come rafforzamento della sicurezza dei cittadini-

Qualunque sia la chiave di lettura sono ben chiari gli scenari dell'immediato futuro. Vogliamo provare a riassumerli?

  • I soldi sono troppo pochi , da qui gli aumenti futuri saranno contenuti e in piu' trances. A fine anno stanno ancora facendo i conti ma la dinamica salariale si conferma, ancora una volta , al ribasso.
  • Senza adeguati incrementi dei fondi della produttività i contratti non saranno sostenibili a meno che l'obiettivo non sia scatenare una guerra intestina agli enti pubblici per accaparrarsi i soldi di qualche indennità a discapito di una dinamica salariale, pur contenuta, complessiva.
  • Il Governo ha stanziato soldi che saranno assorbiti intanto dalle misure piu' urgenti e senza le quali ogni equilibrio sindacale verrebbe meno, quindi pagamento dell'indennità di vacanza contrattuale, elemento perequativo
  • Nel frattempo 210 milioni di euro saranno destinati solo alle forze armate, Ps e CC
  • Il turn over viene bloccato fino alla metà di Novembre, il che non arresta le assunzioni previste ma di certo impedisce alla Pubblica amministrazione assunzioni pari al personale che va in pensione. E in vista dell'arrivo della cosiddetta quota 100 il blocco del turn over rappresenterà un problema rilevante per la tenuta dei servizi pubblici.
Alla luce di questi fatti, chi puo' parlare di concretezza e di rilancio dei settori pubblici? Chi rivendicherà il mantenimento del potere di acquisto dei salari? Le facce di bronzo non mancano in giro, ma forse con dati oggettivi e riscontri pratici non sarebbe difficile smontare l'arrendevole pratica sindacale degli ultimi lustri

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