Nulla è cambiato: blocco del turn over nella Pa

Il turn over era atteso da anni nella Pubblica amministrazione, il ripristino della facoltà di assumere un numero di dipendenti pari a quello degli andati in pensione era una necessità reale in Enti nei quali per dieci anni abbiamo perso decine di migliaia di posti di lavoro.

Una necessità non presa in considerazione dal Governo che per ridurre l'indebitamento e la spesa pubblica ha deciso che gli enti pubblici potranno caricarsi di  quasi 12 mesi di blocco del turn over quando invece avevano sperato di portare a casa un pacchetto di assunzioni con le quali assicurare i servizi. Non capiamo la ratio di una Finanzaria che da una parte arresti il turn over fino al 15 Novembre 2019 e dall'altra proceda con migliaia di assunzioni. Poi se guardiamo bene si capisce che una ratio esiste, per esempio nel considerare prioritarie le assunzioni delle forze dell'ordine o mantenere una promessa elettorale come la reinternalizzazione di alcuni servizi di pulizia nelle scuole a lungo tempo assicurate dai lavoratori socialmente utili.  Sulla proroga di un anno delle graduatorie la sola spiegazione è legata alla difficoltà di bandire nuovi concorsi.

Sulle pagine de Il Sole 24 Ore si parla di 33 mila nuove assunzioni, 11.500 per le pulizie nelle scuole (ma gli Lsu sono circa 18 mila), poi 2mila maestri, 400 docenti degli istituti musicali, 226 Ata con contratto a termine e, proseguendo con i numeri  1500 vigili del Fuoco e un migliaio di ricercatori all'Università dopo 20 anni di blocco, poi Prefetti, Funzionari, impiegati degli uffici giudiziari 

Si congelano allora le assunzioni ordinarie per  assunzioni straordinarie, il che rappresenta non solo un problema per agenzie fiscali, università e ministeri in generale ma anche per i vincitori di concorso che dovranno aspettare un anno e sperare che la proroga non sia confermata anche per il 2020.

Dove sta allora il cambiamento?

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