Opere e infrastrutture tra vere o presunte priorità

Riceviamo e Pubblichiamo

Una opera inutile che oscura le vere priorità

Domani‎ Legambiente sarà a Torino al corteo No Tav perché non abbiamo cambiato idea sulla grande opera che si vuole costruire tra Torino Lione. In molti ci hanno sollecitato, con toni più o meno accesi, a spiegare perché un’associazione ambientalista possa essere contraria a un’opera ferroviaria di collegamento con la Francia.

La riflessione che vorremmo si aprisse è quella sulla reale utilità e urgenza della Tav per superare un dibattito politico che ha trasformato l’opera in un simbolo senza discutere su tutto il resto. Ed è importante farlo a partire dai cambiamenti avvenuti in questi anni, come la crescita di una diffusa consapevolezza dell’emergenza ambientale e climatica che stiamo vivendo. Una situazione che, ad esempio, ha portato la Svizzera e l’Austria a scegliere una precisa politica per fermare il numero di Tir che ogni giorno attraversano le Alpi. Una strategia fatta di scelte infrastrutturali chiare (nuovi tunnel ferroviari del Sempione, del San Gottardo e del Brennero), ma anche limiti quantitativi e una forte tassazione per il trasporto merci su gomma.

In Italia, invece, tutta la discussione ruota intorno a un cantiere. Quello di un traforo di 50 chilometri. Perché non c’è altro e tutti sanno che nulla cambierà nel trasporto merci tra la Francia e l’Italia anche quando sarà completata la Tav. Il rischio è che la linea potrebbe essere vuota di treni merci come oggi avviene tra Torino e Salerno dopo che è stata costruita l’alta velocità. Semplicemente perché in Italia è più veloce, comodo e soprattutto economico far circolare le merci sui Tir.

La ragione la troviamo nella legge di bilancio in approvazione alla Camera dove sono previsti, come tutti gli anni, oltre 1,5 miliardi di Euro di sussidi all’autotrasporto con sconti su gasolio, pedaggi autostradali, assicurazioni. Finché questa situazione non verrà cambiata è solo una grande ipocrisia parlare di un progetto che servirà alle merci, all’ambiente e al Paese. È l’ennesimo tassello di una politica dei trasporti che continua a vedere vincente il patto tacito tra costruttori e autotrasportatori. Del resto che la Tav sia un tassello per la cura del ferro di cui ha bisogno il nostro Paese è complicato spiegarlo a un pendolare del Piemonte, dove dal 2012 sono state cancellate 14 linee per oltre 480 chilometri. E Chiamparino che tanto si batte per la Tav è silente su questa realtà che ha avuto come conseguenza un calo del numero di persone che in regione prende il treno, sceso del 18%.

La coperta degli investimenti è corta e bisogna saper scegliere bene le priorità. E qui sta il fallimento del Governo Gialloverde con il Ministro Toninelli che nella gestione di questa vicenda, come delle altre grandi opere, è incapace di spostare la discussione sugli obiettivi e la visione di sviluppo del Paese. Anche segnando quella indispensabile discontinuità con priorità che furono definite con la Legge Obiettivo di Berlusconi e che non sono mai cambiate. Lo raccontano i dati degli interventi infrastrutturali realizzati nell’ultima legislatura, con 217 chilometri di autostrade, 1825 di strade nazionali a fronte di numeri a due cifre per metropolitane e tram. Una scelta folle, che condanna ogni giorno milioni di persone nel traffico e nello smog. Ed è proprio nelle città, negli investimenti al Sud e in una vera politica infrastrutturale e fiscale per il trasporto merci che bisognerebbe investire.

È su queste scelte che punteremo nella campagna Pendolaria che Legambiente lancerà la prossima settimana per raccontare le opere urgenti per i pendolari abbandonate e del perché sono queste le incompiute su cui puntare. Perché i cantieri non sono tutti uguali e in un Paese che sembra aver perso la bussola per il futuro, dobbiamo costruire delle battaglie per il vero cambiamento anche sapendo dire dei no quando serve per mettere in campo un modello diverso di sviluppo.

Edoardo Zanchini Vicepresidente nazionale di Legambiente

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