Lavoro autonomo e proprietà a Cuba
da Andrea Puccio
Trinidad Cuba
Tra le numerose riforme che negli ultimi anni il governo cubano ha realizzato quella della possibilità di creare attività private è senz’altro la più importante. Dal 2011 il governo ha autorizzato i cittadini cubani ad esercitare varie attività e professioni in forma privata, una rivoluzione in un paese quasi completamente gestito dallo Stato. La legge in questione prevedeva che 181 mestieri non particolarmente qualificati possono essere esercitati in maniera completamente privata dai residenti nell’isola caraibica.
Tra le attività commerciali troviamo ristoranti, bar, caffetterie, vendita di generi alimentari come carne, frutta e verdura, barbieri e parrucchieri, trasporto di persone e cose, assistenza agli anziani, scuole di ballo e molto ancora. Dal 7 dicembre 2018 è entrata in vigore la nuova normativa che regola tutte questa serie di attività.
Con la nuova normativa viene introdotta
una migliore regolazione del lavoro per conto proprio, in particolare
sono state inserite norme a garanzia dei consumatori con maggiori tutele
per i cittadini che usufruiscono di servizi alimentari e di servizi
alle persone. E’ stata introdotta la licenza sanitaria per tutti coloro
che maneggiano cibi, compreso chi, affittando case ed alloggi,
desiderano fornire anche la ristorazione. Per gli asili privati è stato
definito che ogni sei bambini sia presente un assistente ed ogni bambino
deve avere almeno due metri quadrati di spazio nel luogo destinato
all’esercizio dell’attività. Per i ristoranti è stato eliminato il
limite massimo di 50 posti a sedere, d’ora in avanti il limite sarà dato
solo dalle dimensioni del locale stesso. Sono state varate norme che
stringono le maglie di un settore che era poco e mal regolato.
L’autorizzazione a svolgere attività per
conto proprio fu introdotta nell’aprile del 2011 dal VI Congresso del
Partito Comunista Cubano, e successivamente trasformata in legge,
partendo dalla necessità dello Stato di delegare ai privati tutta una
serie di lavori di piccola entità che erano oggettivamente diventati di
difficile gestione. L’apparato statale non era più in grado di gestire
efficientemente il piccolo bar o il barbiere dietro l’angolo. Da quel
momento in poi oltre mezzo milione di persone si sono dedicate alla
libera professione. Oggi a Cuba si trovano ad ogni angolo piccole
attività private, che in molti casi risolvono i quotidiani problemi di
un paese che da quasi 60 anni è sottoposto ad un blocco economico,
commerciale e finanziario da parte degli Stati Uniti.
La creazione di tutte queste piccole e
medie attività, se da una parte ha risolto alcuni problemi allo Stato,
dall’altro ne ha creati altri, in alcuni casi anche molto gravi. Come
detto lo Stato aveva la necessità di togliersi dalla gestione di alcune
attività marginali e allo stesso tempo di alleggerire il suo numeroso
corpo di lavoratori. Questa è stata, in un certo modo, la soluzione ai
due problemi. Negli ultimi anni oltre 300 mila lavoratori statali hanno
lasciato il loro lavoro per dedicarsi a quello per conto proprio. Tra
chi ha abbandonato l’impiego statale ci sono molte persone che
ricoprivano incarichi importanti, quali professori e maestri, dottori,
infermieri, dirigenti e quadri amministrativi, tutte persone istruite e
formate e che allo Stato necessitavano per il suo buon funzionamento. In
poche parole hanno lasciato il lavoro statale persone che avevano una
qualifica, il cui Stato aveva investito in istruzione per garantire e
qualificare il proprio funzionamento. In pochi anni in alcuni settori
importanti dell’apparato statale sono sparite molte figure fondamentali
attirate dai facili guadagni che alcune attività danno.
In effetti in questo momento i salari dei lavoratori statali sono realmente troppo bassi rispetto a quello di un taxista o di un titolare di una caffetteria. Molte fra le persone maggiormente istruite hanno abbandonato il posto statale ed hanno iniziato una propria attività privata.
A Cuba indubbiamente sussiste il
problema dello scarso livello delle retribuzioni salariali statali,
tanto da esser stato più volte denunciato dallo stesso Raul Castro. Il
precedente presidente (da aprile 2018 è in carica il nuovo: Miguel
Diaz-Canel) affermava infatti che se gli stipendi dei lavoratori statali
non fossero equiparati alle attuali necessità lo Stato sarebbe restato
senza più lavoratori specializzati. Si è creata una sorta di lotta di
classe tra i lavoratori privati e quelli statali. I lavoratori statali
vedono di cattivo occhio i lavoratori per conto proprio perché
guadagnano molto di più di loro avendo spesso una formazione scolastica
inferiore. Si pensi ad un medico, un maestro o un avvocato che guadagna
meno di un taxista che non ha neppure il diploma di scuola superiore.
Dall’altro lato i lavoratori per conto proprio considerano dei
fannulloni gli impiegati statali. Risulta evidente che lo Stato deve
aumentare gli stipendi dei suoi lavoratori e controllare maggiormente le
molteplici attività private. Lo scarso controllo di queste ultime,
complice una legislazione sommaria, comporta margini di evasione molto
elevata. I “cuentopropistas”, così vengono chiamati i lavoratori per
conto proprio, pagano poche tasse e di mala voglia e, soprattutto,
credono di essere assillati da un fisco che in realtà è tutt’altro che
vessatorio. E’ difficile far capire a queste persone che bisogna pagare
le imposte, molti pensano che pagare sia un sopruso dello Stato. Pensano
che lo Stato deve fornire loro i servizi gratuitamente, come scuola,
sanità, ma non si sentono in dovere di partecipare ai costi con le
proprie tasse. Il governo, da parte sua, cerca di creare una coscienza
civica con campagne pubblicitarie, ma con pochi risultati dato che
questa tendenza non cambia.
La nuova legge che impone limiti più stretti alle regole per lo svolgimento delle libere professioni è vista dai più riottosi come un’ulteriore ingerenza dello Stato nelle loro vite, una limitazione della libertà personale di esercitare il lavoro per conto proprio.
Aver inserito il germe del capitalismo,
rappresentato dal lavoro per conto proprio, in una economia statale può
essere pericoloso per la Rivoluzione stessa. Personalmente non credo che
sia stato sbagliato aver autorizzato tale forma di lavoro, ma l’errore è
stato quello di aver lasciato campo libero a questi lavoratori con
regole blande. Affermo ciò perché non è inusuale, per un cuentopropista,
vedere nello Stato un concorrente, un ostacolo alla propria libertà,
magari alimentata da campagne mediatiche provenienti da quel paese che
per 60 anni ha cercato in tutti i modi di sovvertire la rivoluzione
cubana. E’ estremamente facile per gli Stati Uniti organizzare campagne
mediatiche tendenti a far perdere fiducia ai cittadini nello Stato,
facendo dimenticare tutti quei servizi che giornalmente fornisce a tutto
il popolo, lavoratori per conto proprio compresi. In estrema sintesi la
lotta di classe, cui sopra accennavo, può con facilità essere usata per
alimentare la sfiducia del popolo, in una sorta di nuova forma di
controrivoluzione, verso lo Stato, abbagliandoli con il miraggio di un
imprecisato cambiamento, tanto evocato nelle nostre società. Cambiamento
al buio che tanti problemi ci ha creato, favorendo le classi agiate a
discapito dei più poveri e degli ultimi, cosa che la Rivoluzione cubana
ha sempre avversato.
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