Quando il primato della privacy lede i diritti dei lavoratori e delle lavoratrici
Quando il primato della privacy lede i diritti dei lavoratori e delle lavoratrici
Nella
pubblica amministrazione il badge dovrebbe presto andare in pensione,
sostituito dalle impronte digitali o dalla topografia della mano. Già
accade in aziende private dove ci sono interessi particolari da dovere
essere protetti limitando l'accesso solo a un numero ristretto di
personale tenuto per contratto a non divulgare dati aziendali. Ci sono
poi casi nei quali macchinari, tanto costosi quanto delicati e
pericolosi, debbono essere utilizzati da personale scelto e a quel punto
topografia e impronte diventano necessarie per salvaguardare segreti,
beni e dati aziendali. Ma nella Pa a cosa servono questi sistemi di
controllo?
Inutile dire che i
furbetti del cartellino posson, anzi potrebbero, essere già controllati
e fermati con i mezzi già oggi a disposizione dei dirigenti, spesso la
maniacale verifica delle timbrature stride con l'assenza di controllo
effettivo sui processi organizzativi, sul lavoro svolto dai dipendenti.
Il
datore di lavoro in questi anni ha accumulato un potere di controllo
infinito, per dirne una puo' anche verificare le telefonate sui
cellulari aziendali con la scusa di verificarne i costi , poi possiamo
entrare nel merito delle disquisizioni del Garante che invoca il
controllo delle telefonate in uscita e a carico del proprietario della
Sim, resta il fatto che il padrone possa effettuare dei controlli con la
benedizione della privacy.
La
videosorveglianza un tempo era soggetta alla autorizzazione del
sindacato salvo in alcuni casi (inchiesta della Magistratura), oggi con
il jobs act puo' essere gestita dal datore di lavoro a proprio
piacimento nel rispetto della privacy, per esempio a tutela del
patrimonio aziendale o per ragioni legate alla sicurezza e alla gestione
del lavoro, sarà sufficiente fornire una generica informativa al
lavoratore sull’uso degli strumenti e sui controlli, salvaguardando le
immagini per un periodo che va dalle 24 ore a una settimana .
Ma
alla luce di processi tecnologici anche lo statuto dei lavoratori , la
legge 300\70 non risulta piu' attuale, dovremmo riscrivere l'art 4 della
stessa sui controlli dei dipendenti in base a tutte le casistiche
possibili scaturite negli ultimi 50 anni di progresso tecnologico.Al
contrario la riscrittura dello Statuto dei lavoratori da anni avviene in
senso opposto, per restringere le tutele dei lavoratori e delle
lavoratrici.
Nel caso dei
dati bio metrici non serve per esempio l'accordo con il sindacato,
l'azienda deve solo rispettare la privacy, cosi' vale per l'uso della
posta elettronica e della rete (tutte le chiacchere sulla rete come
sinonimo di libertà...), nel caso invece di controlli sui telefoni
aziendali (per non meglio definite esigenze aziendali), sulla
videosorveglianza o sui sistemi satellitari (per tracciare gli
spostamenti dei mezzi e dei dipendenti) serve in teoria un accordo
sindacale. L'esperienza di questi anni insegna che gli accordi sono
stati siglati da sindacati conniventi o scarsamente consapevoli del
potere conferito alle aziende dal loro nulla osta.
Riscrivere
allora lo Statuto dei lavoratori per ampliare le tutele, porre rigidi
steccati alle aziende perchè il ricorso alla tecnologia non diventi
sinonimo di aumento dei ritmi e dei tempi di lavoro, asfissiante
controllo dei\lle dipednenti diventa necessario per difendersi da un
sistema di controlli sempre piu' oppressivi che, senza violare la
privacy, calpestano la dignità umana assegnando un potere assoluto alle
aziende e ai datori di lavoro .
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