Ciclofattorini o riders:la beffa continua. L'algoritmo puo' dormire sonni tranquilli

I ciclofattorini  non dovrebbero essere lavoratori autonomi ma tali sono considerati dalla Giurisprudenza anche se rappresentano una forza lavoro subordinata e gestita attraverso algoritmi che dettano orari, tempi e modalità della prestazione lavoratoriva. Al contrario fa comodo considerarli come lavoratori autonomi accordando loro qualche tutela in piu' come fa la sentenza della Corte di Appello di Torino , la 26\2019, dopo il ricorso dei riders di Foodora. 

Una controversia legale e politica nata anni fa, quando 5 fattorini con contratto di collaborazione coordinata e continuativa portarono il datore di lavoro in Giudizio per il riconoscimento della subordinazione  chiedendo anche le spettanze arretrate. Ma il Tribunale respinse la loro istanza e  in seguito anche altri Tribunali si sono espressi contro la natura subordinata del lavoro dei rider.

Impugnate le sentenze siamo arrivati alla Corte di Appello del Piemonte che in parte ha rivisto la sentenza di primo grado ma confermandola su un punto dirimente: la natura del lavoro non è subordinata, resta quindi la natura autonoma della prestazione.
Non esiste, per il Tribunale, subordinazione alcuna rispetto alla piattaforma , il rider sta nel mezzo tra il lavoro subordinato e la prestazione coordinata e continuativa , viene inquadrato come un subordinato ma tale non è in caso di licenziamento. 

La prestazione del rider è continuativa e non occasionale, la sentenza entra nel merito della natura continuativa e sulla natura autonoma della prestazione giudicata tale perchè il lavoratore si organizzerebbe in maniera autonoma per eseguire la prestazione (ma dimenticando che ci sono orari da rispettare e comportamenti da seguire)

Il lavoro etero-organizzato (il “terzo genere”)  è lo status del rider, un lavoratore a cui il committente definisce le modalità del lavoro anche se non viene considerato un subordinato. Nasce cosi' il lavoratore autonomo con maggiori tutele, ossia le tutele spettanti ai subordinati, si fa riferimento a un contratto nazionale, ci sono limiti orari da rispettare, ferie e previdenza ma di fronte al licenziamento le tutele crollano miseramente.

Il ccnl della logistica viene applicato ai riders ma senza riconoscerne la natura subordinata della prestazione lavorativa, l'algoritmo dorma sonni tranquilli e con esso anche il potere delle piattaforme alle quali basterà rispettare qualche normativa in materia di salute e sicurezza e il giusto inquadramento nel livello di appartenenza. 

Una giustizia a scoppio ritardato e in affanno, sempre piu' orientata verso le istanze padronali, una Giustizia decisamente ingiusta verso i lavoratori.

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