Se 858 euro vi sembran tanti...provate voi a viverci

Giorno dopo giorno scopriamo nuovi particolari sulle pensioni e sul reddito nel tentativo di correre ai ripari per gli effetti della quota 100 nella Pubblica amministrazione da un lato e per correggere leggi costruite frettolosamente e per esigenze elettorali.

Non stiamo a discutere nel merito del reddito o del contrasto tra reddito e lavoro, non torneremo a parlare della Legge Fornero non superata \cancellata ma solo sospesa per tre anni con la quota 100. In ogni caso si tratta di provvedimenti, piaccia o non piaccia, diversi dal passato vissuto all'insegna delle politiche di sola austerità e contenimento del debito. Sulla via di Damasco si scopre che l'anticipo del Tfs degli statali va incrementato e cosi' passa da 30mila a 45mila euro, ovviamente ricorrendo al prestito bancario.

Altra notizia degna di riflessione è quella dell'obbligo di accettare un’offerta di lavoro con un salario di almeno 858 euro al mese, o meglio questo è un emendamento presentato in Commissione dal Mov 5 Stelle.
858 euro sono sufficienti a vivere in una città nella quale il costo di un monolocale in affitto si aggira attorno a 5\600 euro?  Oppure converrà vivere sulle spalle di altri familiari perchè con queste cifre dovresti in ogni caso chiedere loro aiuto?

Giorno dopo giorno capiamo che il Reddito di cittadinanza è ben altra cosa rispetto alle previsioni o alle promesse elettorali, sarà strumento per abbattere il costo del lavoro e sdoganare tanti lavori sottopagati. Intanto si va appurando che sempre piu' italiani sono privi di anni contributivi indispensabili per andare in pensione, primo risultato di quella precarietà che ha favorito non solo i bassi salari ma ha portato pochi fondi nelle casse dell'Inps e allo stesso tempo condannato tanti\e a vivere in condizioni non dignitose. 

Urge aprire una riflessione proprio sulla norma che va ad integrare il concetto di offerta di lavoro congrua per i percettori di reddito di cittadinanza.  Ma in qualunque modo la si voglia mettere, il problema è ben altro: salari troppo bassi e in prospettiva futura pensioni senza reale potere di acquisto. Non è sufficiente pensare ad un lavoro non rifiutabile se avrà una retribuzione superiore al 20% del trattamento di disoccupazione o, per chi beneficia del reddito, se arriverà almeno a 858 euro  (78 euro in piu' del massimo del sussidio).

In una città di 200 mila abitanti (presupponiamo che le offerte di lavoro arrivino non da comuni sperduti ma bensi' dalle aree piu' industrializzate e ricche di servizi) il costo della vita è sempre piu' alto, con meno di 900 euro si fa la fame a meno che non si voglia ipotizzare scenari tanto disprezzati se ad essere  protagonisti  sono i migranti (alloggi strapieni con letti a castello per ospitare piu' persone e abbassare il costo dell'affitto, sub affitti, alloggi di fortuna, smembramento dei nuclei familiari per impossibilità a vivere in un appartamento tutti insieme, pranzo o cena alla mensa della Caritas, supermercati destinati ai poveri con merce prossima alla scadenza venduta a minor costo).

Qualcuno ci accuserà di pessimismo ma con il passare del tempo si va prefigurando uno scenario degno della Inghilterra della lady di ferro, sarà per questo motivo che continuiamo a diffidare dai sussidi e dai redditi di cittadinanza rivendicando invece lavoro e condizioni di vita dignitose per le quali è indispensabile non solo un sistema di welfare (in via di smantellamento) ma anche politicbe salariali e lavorative adeguate, ossia cio' che manca al nostro paese da troppi anni.

Commenti

  1. parole sante ! Ma sembra che la maggioranza della popolazione non sia d'accordo se continua a sostenere i partiti liberisti ! Solita domanda: che fare di fronte a tanto individualismo e consumismo dei ceti "borghesi" che vogliono ignorare i problemi che avete evidenziato ?! L'Unione Inquilini è 50 anni che "grida nel deserto" la necessità di utilizzo, a Pisa, di centinaia di interi immobili (molti di proprietà pubblica) da decenni sfitti per contenere i prezzi e gli affitti a livelli accessibili ai ceti sociali indigenti; ma mentre negli anni del '900 i bisognosi di casa lottavano uniti per ottenere una sistemazione abitativa, dagli anni 2000 c'è rassegnazione e passività. Questo atteggiamento (a parte le eccezioni...che confermano la regola), purtroppo esistente non solo per la questione abitativa, favorisce forme di assistenzialismo e di sfruttamento (oltre che la guerra tra poveri e il razzismo) da parte dei capitalisti detentori del potere e dei "maggiordomi" al loro servizio nella comunicazione e nella politica; mentre tra gli oppositori continua a permanere una estrema divisione tra riformisti e "rivoluzionari" !

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