GOLPISTI
GOLPISTI di Franco Astengo
La storia dell’America Latina è irta di passaggi
tragicamente complicati segnati dalla volontà “golpista” portata avanti non
soltanto dai gruppi militari e capitalisti locali che di volta in volta si sono
alternati nei diversi paesi a propiziare feroci dittature delle quali non
tracciamo qui un elenco perché ben vivo nella memoria di tutti.
L’artefice principale di questo golpismo continuo e
strisciante è stato il governo degli Stati Uniti, ben oltre al colore politico
dell’amministrazione che nelle varie fasi della storia si trovava a reggere le
sorti del paese nord americano: obbiettivo costante della politica yankee la
rapina delle grandi risorse del sub continente considerato come “il cortile di
casa” dalla “dottrina Monroe” in avanti e la sudditanza politica delle sue
popolazioni.
Si esprime a questo punto piena consapevolezza delle
contraddizioni e delle difficoltà che hanno segnato l’esperienza del
bolivarismo venezuelano dalla presidenza Chavez in avanti, oltre alle ulteriori
pesanti contraddizioni che sorgono dal tipo di schieramento che a livello
internazionale si sta formando per opporsi all’ingerenza USA.
Uno schieramento, quello che si oppone all’ingerenza
USA, formato anche da governi che esprimono essi stessi una vocazione imperiale
esprimendo regimi di vero e proprio soffocamento delle loro minoranze interne
sia sul piano politico sia su quello etnico: dalla Turchia all’Iran.
Più in generale non
deve mancare, dal nostro punto di vista, la piena coscienza delle tragedie accumulate
sul terreno della storia da tutti i tentativi d’inveramento statuale dei
principi fondamentali di giustizia sociale e di coniugazione tra questa e i
principi della libertà individuale.
Con queste premesse, enunciate non certo per assumere
un atteggiamento da “anime candide” non si può però non accogliere, nello
specifico della vicenda venezuelana e sul piano più complessivo della lotta un
passaggio fondamentale dell’appello lanciato da Noam Chomsky con altri 70
intellettuali allo scopo di sensibilizzare l’opinione pubblica internazionale
avverso le ingerenze USA.
Un passaggio che riportiamo di seguito significando la
necessità di appoggiare un impegno e una mobilitazione internazionalista verso
quelle forze che stanno lottando per far sentire la propria voce nell’arengo
mondiale, in nome di una lunga tradizione di ribellione alle logiche imperiali
nel solco della migliore tradizione anticoloniale che ha caratterizzato momenti
alti d’impegno politico in tutto il mondo.
Questo il passaggio che si pensa debba essere sostenuto
fino in fondo:
“Il governo USA deve smettere di
interferire nella politica interna del Venezuela e particolarmente nei suoi
tentativi di rovesciare il governo di quel paese. È quasi certo che le azioni
dell’amministrazione Trump e dei suoi alleati regionali abbiano reso più grave
la situazione del Venezuela, cosa che porterà a inutili sofferenze, a violenza
e instabilità nel paese.La polarizzazione politica del Venezuela non è nuova. Il paese è stato a lungo diviso per problemi razziali e socioeconomici. Ma la polarizzazione si è resa più acuta negli ultimi anni, cosa in parte dovuta all’appoggio degli Stati Uniti a una strategia di opposizione volta a liquidare il governo di Nicolás Maduro con mezzi extra-elettorali. Benché l’opposizione sia divisa su questo tipo di strategia, gli Stati Uniti hanno dato il loro appoggio al partito dei falchi e della linea dura per rovesciare il governo Maduro alimentando proteste spesso violente, con un colpo di stato militare o con altri mezzi estranei al percorso elettorale.
In una situazione del genere, l’unica soluzione è un accordo negoziato, come successe in passato nei paesi dell’America Latina in cui società politicamente polarizzate non potevano risolvere le loro divergenze nemmeno andando a votare. Ci sono stati sforzi che avrebbero potuto aver successo, come quello del Vaticano nell’autunno 2016, ma non hanno avuto l’appoggio di Washington e dei suoi alleati, sempre focalizzati sul cambio di regime. Questa strategia deve cambiare per consentire una soluzione praticabile per uscire dall’attuale crisi in Venezuela”.
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