Addio... grande Angelo

 Ci ha lasciato, a 96 anni, Angelo Del Boca. Che dire di questo studioso?

E' stato partigiano e dopo guerra cronista,  ha poi abbandonato il giornalismo per la ricerca storica diventando il autentico pioniere degli studi sul colonialismo italiano. Impresa encomiabile se pensiamo al boicottaggio operato non solo dagli ambienti accademici ma anche dai settori coloniali che detenevano gran parte della documentazione sulla presenza militare italiana in Africa.

Del Boca non ha avuto i giusti riconoscimenti dall'università e i suoi studi sono stati a lungo avversati da giornali e pubblicistica di destra che del passato coloniale non volevano parlare. Ma anche tra gli accademici di sinistra non trovo' gran sostegno a conferma che sulla presenza in Africa le omertà erano diffuse e trasversali.

Il grande merito di Del Boca è avere dimostrato cio' che per decenni era stato cancellato non solo dalla memoria collettiva ma anche dai libri, di quel passato ingombrante e criminale erano in tanti a non volere parlare, del sistematico utilizzo dei gas da parte dell'esercito italiano e dei fascisti contro inerti popolazione civili.

Giornalisti come Montanelli negarono per lustri l'utilizzo dei gas contro la popolazione civile, Del Boca reperi' e pubblico' i telegrammi inviati da Mussolini ai comandanti militari Graziani e Badoglio,  nei quali si autorizzava l'uso di quelle armi chimiche messe al bando dalla Convenzione di Ginevra. Parliamo degli ormai famosi gas di Mussolini l’iprite, il fosgene e l’arsina, gas tossici dei quali l'Italia fece grande uso per piegare la resistenza in Etiopia. 

Il fascismo, come documentato da Del Boca, arrivo' a pensare di ricorrere alla guerra batteriologica per conquistare l'Etiopia.

Del Boca è stato uno storico rigoroso che ha sempre fondato la propria ricerca sulle fonti anche quando era assai difficile reperirle, per questo , documenti alla mano, ha sbugiardato quanti negavano, ancora negli anni novanta, l'evidenza dei fatti ossia l'utilizzo dei gas contro la popolazione civile.

Ad Angelo dobbiamo la famosa frase Italiani brava gente, lo stereotipo tipicamente fascista mirante ad occultare la realtà della presenza italiana in Africa, ha documentato e analizzato la natura dispotica e disumana del colonialismo italiano dimostrando che il nostro paese non poteva impartire lezioni di bontà e di civiltà all'Inghilterra e al Belgio avendo fatto ampio ricorso ai gas.Il colonialismo italiano non fu l'avvento della civiltà ma ebbe le stesse caratteristiche del colonialismo di altri paesi sul quale esistono migliaia di pubblicazioni.

I libri di Del Boca meriterebbero di essere letti nelle scuole superiori e nell'università, discussi pubblicamente, libri  ricchi di insegnamento anche per i nostri giorni perchè aiutano a comprendere la natura oppressiva e criminale del colonialismo ma anche a confutare innumerevoli luoghi comuni autoassolutori per il nostro paese.

 Il falso mito  di ‘Italiani brava gente", scrisse, "ha coperto tante infamie… appare in realtà all’esame dei fatti, un artificio fragile, ipocrita. Non ha alcun diritto di cittadinanza, alcun fondamento storico".

Eppure nell'immaginario collettivo la presenza italiana in Africa viene ridotta al ruolo di civilizzatori, costruttori di scuole e strade, un po' come accade oggi con le continue omissioni sulle condizioni di vita dei migranti o di lavoro in tanti settori e province del paese.

Riappropiarci allora degli scritti di Del Boca (di lui vanno ricordate alcune recenti interviste sulle responsabilità italiane verso il popolo libico oggi martoriato da una guerra civile orchestrata per il controllo del petrolio e dei flussi migratori) è dirimente se vogliamo fare i conti non solo con il nostro passato colonialista ma con le odierne politiche in materia di immigrazione, politica estera , se vogliamo riaprire un dibattito culturale nel paese sulle eredità storiche del mito Italiani brava gente

 




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