Tortura di stato
I video dal carcere di Santa Maria Capua Vetere non ammettono amnesie o giravolte: si tratta di tortura, di violenza arbitratia contro inermi detenuti, non è casuale che parlamentari della destra chiedano la cancellazione del reato di tortura gareggiando nelle dichiarazioni a sostegno delle Guardie carcerarie. Chiunque puo' vedere i filmati in rete o leggere gli articoli sulla stampa, in primis quelli del Quotidiano Domani che ha denunciato mesi fa quanto accaduto nel carcere, parliamo di violenze gratuite e brutali che ci riportano alle immagini del G8 di Genova o alle rivolte carcerarie degli anni settanta ed ottante represse con interventi di corpi speciali.
Se si arriva a percuotere ripetutamente un detenuto sulla sedia a rotelle vuol dire che gli autori di queste violenze erano certi di avere protezioni e di potere agire indisturbati attraverso una rappresaglia non solo indiscriminata ma tanto ingiustificata quanto disumana . E a nessuno venga in mente di parlare dello stress, del sovraffollamento, della paura dei contagi, delle proteste dei detenuti per giustificare questa mattanza.
Non viviamo da anni un uno Stato costituzionale di diritto, se questo Stato esistesse non avremmo avuto la mattanza di Genova, le violenze ai danni dei migranti, l'inquisizione per associazione a delinquere che vede imputati attivisti sindacali, sociali e politici.
I silenzi assensi della sinistra, che oggi condanna quanto accaduto nel carcere, hanno permesso a forze politiche di destra di portare avanti un disegno politico, quello di esaltare sempre e comunque l'operato delle forze dell'ordine anche davanti a palesi illegalità, un po' come accade in paesi come Brasile e Turchia.
La Magistratura appurerà le responsabilità dei singoli ma dubitiamo possa fare piena luce sulle complicità di un sistema che da anni ricorre alla violenza istituzionale, tace sui reati di tortura, tace sulle morti sul lavoro o dei migranti affogati nel Mediterraneo.
Oggi la
Giustizia Marta Cartabia parla di «tradimento della
Costituzione» e «di oltraggio alla dignità della persona dei
detenuti», chi l'ha preceduta invece tace, i sindacati di categoria, anche quelli cosiddetti di sinistra, dopo i comunicati di solidarietà agli agenti inquisiti oggi hanno perso la parola
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