Se dall’Afghanistan fugge anche Hashmathullah

 Se dall’Afghanistan fugge anche Hashmathullah
- Alberto Negri, 16.07.2021

Afghanistan. Dopo 20 anni d’inutile e sanguinosa guerra, la Nato e gli Usa si ritirano lasciando il Paese allo sbando. Intanto i talebani avanzano. E chi può - come il mio traduttore- fugge Kabul addio: se ne vanno tutti. Anche Hashmathullah, il mio interprete e compagno di viaggio, ha preso un volo degli americani per San Francisco. Su Facebook c’è la sua foto all’aereoporto con i suoi due figli. Hashmat, come si faceva chiamare, lo conosco dal 2001, allora aveva 18 anni e sul mio passaporto c’era ancora il visto dell’Emirato dei talebani. Nel maggio di quell’anno ero andato dal Pakistan in Afghanistan accompagnato da un’esortazione assai poco incoraggiante di un collega del giornale: “Cosa vai a fare lì, da quelle parti non accade mai nulla di rilevante per noi”.

Ma il visto per Kabul mi era costato una gran fatica e una complicata trafila a Parigi per ottenerlo che non avrei mai rinunciato a quel viaggio. L’ultima volta che c’ero andato era ancora l’Afghanistan dei signori della guerra, ero stato ospite di Ismail Khan a Herat e di Rashid Dostum a Shebergan, nella provincia di Mazar el Sharif, dove il generale uzbeko aveva il suo vero quartier generale.

I talebani in Pakistan si stavano ancora formando, incoraggiati dal ministro degli interni dall’allora premier Benazir Buttho che avrebbero poi ucciso in un attentato nel 2007. Nella caserma di Dostum c’era un lago di sangue che macchiava anche il muro di cinta, pensai che avessero ammazzato un montone, in realtà, mi informarono, avevano appena schiacciato e ucciso contro il muro con un carro armato uno degli uomini del generale che aveva rubato dei soldi. Dostum mi ricevette su una sorta di trono luccicante di perle e pietre preziose che immaginavo avesse comprato con i proventi dei campi di papavero che inondavano la sua provincia.

Lo incontrai tempo dopo in esilio a Teheran, quando i talebani lo avevano cacciato e intanto...


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