Licenziamenti: cosa aspetta la Cgil a ritirare la firma?

Licenziamenti: cosa aspetta la Cgil a ritirare la firma?

Marco Bersani

Il 29 giugno scorso, Confindustria e i sindacati confederali hanno siglato un accordo a Palazzo Chigi, con il quale si poneva fine, a partire dal 1 luglio, al blocco dei licenziamenti introdotto all'inizio della pandemia per evitare che migliaia di persone e famiglie rimanessero senza lavoro e reddito a causa della crisi economica, sanitaria e sociale.

I sindacati confederali hanno allora gridato vittoria, affermando che nell'accordo vi era un impegno da parte di Confindustria a non ricorrere al licenziamento immediato, ma ad usufruire di tutti gli ammortizzatori sociali (cig, contratti di solidarietà etc.). Peraltro tutti a costo zero per gli imprenditori.

Confindustria ha subito corretto il tiro, affermando che non di impegno si trattasse, bensì di una raccomandazione ai propri associati.

E' passato un solo mese e i risultati di quella vittoria sindacale sono evidenti a tutti: già il 2 luglio, finito il turno di lavoro, i dipendenti della Gianetti Ruote di Ceriano Laghetto, in Brianza hanno ricevuto senza preavviso una mail con oggetto “chiusura dello stabilimento” e l’annuncio dell’avvio della procedura di licenziamento collettivo per tutti i 152 dipendenti, con effetto immediato.

Il 9 luglio è toccato agli oltre 500 lavoratori della Gkn Driveline di Campi Bisenzio, a Firenze, che da allora hanno intrapreso una lotta che li ha portati non solo ad avere una grande solidarietà nel territorio, bensì a fare della loro situazione un caso nazionale.

Mentre il licenziamento di altri 400 lavoratori dell'ex Embraco di Riva di Chieri in Piemonte è stato rimandato all'ultimo momento, è arrivata la notizia che Whirlpool, multinazionale specializzata nella produzione di elettrodomestici, ha confermato l’avvio della procedura di licenziamento collettivo per i 327 lavoratori della stabilimento di Napoli.

Sono tutte multinazionali aderenti a Confindustria e se le loro situazioni sono giunte alla ribalta per la capacità di insorgenza operaia, molti altri licenziamenti stanno avvenendo in sordina e senza alcuna risonanza nelle piccole e piccolissime imprese.

 

 

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