Anticorruzione:non è tutto oro cio’ che luccica



Sono trascorsi oltre 4 anni dall’entrata in vigore della legge 190/2012 ma l’anticorruzione negli enti pubblici spesso è un insieme di regole astratte e\o di infinite procedure burocratiche. Crescono i reati contro la pubblica amministrazione ma pare che il solo strumento di contrasto sia costruire un castello di burocrazia, di adempimenti formali che poco o nulla incidono.

Ogni Ente , una volta dotatosi del piano triennale, pensa di avere adempiuto agli obblighi di legge.

Anticorruzione dovrebbe anche essere sinonimo di trasparenza e di accesso a tutte le informazioni necessarie, peccato che da anni neppure il sindacato riesca a discutere nel merito delle normative ridotto a un ruolo ragionieristico sui fondi della contrattazione decentrata con istituti contrattuali già scritti e importi destinati a pochi imposti di ufficio


Ci sono atti da pubblicare obbligatoriamente, altri atti resi consultabili con mesi, spesso anni, di ritardo, incomprensibili ad occhi non esperti. L’anticorruzione è un adempimento formale perché nella sostanza poco o nulla si è fatto, per esempio per contrastare gli spezzatini degli appalti, gli affidamenti diretti, le gare pubblicate sul Mepa per poche ore o pochissimi giorni, per contrastare i conflitti di interessi reali. Fideiussioni tossiche, debiti fuori bilancio, servizi esternalizzati con costi lievitati, e global project con capitolati farlocchi che alla voce extracapitolato inseriscono servizi che dovrebbero essere invece erogati all’interno del contratto di appalto e senza costi ulteriori. Personale che da anni non ruota perché nell’Ente non è mai stato predisposto un piano di formazione che crei nuove professionalità,che trasmetta le conoscenze a un certo numero di dipendenti e non lasci nelle mani di pochi conoscenze indispensabili.


Per anni ci hanno raccontato che le gare della Consip erano garanzia dell’anticorruzione, peccato che oggi veniamo a conoscenza di gravi reati di corruzione nell’appalto del facility management della Consip.

Negli ultimi mesi le sanzioni della Corte dei Conti sono in continuo aumento, peccato che i responsabili politici dei processi di privatizzazione che tanto sono costati alle tasche dei cittadini possano dormire sonni indisturbati.

Non parliamo solo e tanto di vantaggi privati ottenuti con abusi ma anche del perdurare di una cultura politica che, applicando alla lettera alcuni dettami , scarica sovente sui tecnici e dipendenti pubblici la tenuta tecnica, legale e finanziaria di questi processi, si impone il raggiungimento di alcuni obiettivi di mandato dei sindaci senza prima appurare se questi obiettivi siano in linea con gli interessi generali.

Negli ultimi anni è cresciuto il potere di arbitrio della politica, uno dei decreti Madia ha favorito la chiamata negli staff dei politici di non laureati anche se poi questi rapporti fiduciari vengono inquadrati in alti livelli con relative retribuzioni.


Le chiamate con rapporto fiduciario, che incidono sulla spesa di personale dell’Ente sono l’antitesi dell’anticorruzione, in numerosi enti il dipendente valutato dal proprio dirigente non ha un organismo super partes a cui fare ricorso se non sborsare migliaia di euro e intentare una causa dagli esiti incerti, le valutazioni sono un terno al lotto e dirigenti e funzionari spesso decidono sul salario del personale come al colosseo gli spettatori definivano la vita e la morte del gladiatore sconfitto


L’anticorruzione e il benessere organizzativo (in enti dove manca personale e dove si lavora con strumenti obsoleti) stanno a dimostrare che tra le enunciazioni di principio e la loro effettiva realizzazione corre grande differenza. Con le autorità e i piani dell’anticorruzione possibile che i reati crescano invece di diminuire? Possibile che con le valutazioni dello stress correlato al lavoro il personale pubblico sia sempre piu’ in difficoltà e sotto stress? E’ la dimostrazione di quanto abbiamo detto sopra,le parole servono per confondere le idee e i fatti sono invece ben differenti

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