Silenzi mediatici all'ombra della Torre


Il nostro non è un lamento ma una semplice constatazione: i giornali, cartacei e on line, le tv, le radio hanno da tempo ristretto gli spazi di democrazia e le voci dissenzienti trovano sempre meno spazio.

Bisogna fare notizia, la fai se occupi una sala consiliare o se qualche assessore asserisce di essere stato molestato nel corso di una protesta, non sei appetibile mediaticamente se invece non puoi essere rinchiuso in qualche categoria sociologica (il tifoso, il lavoratore che perde il posto di lavoro o protesta per la mancata retribuzione, il bisognoso di casa, il contestatario di professione nelle sue diverse accezioni). Il cittadino , inteso come ai tempi della rivoluzione francese o della comune di Parigi, in quanto tale non ha diritto di parola.

Manca un dibattito democratico in città e sugli organi di stampa, a nessuno è venuto in mente di parlare di conflitto di interesse vedendo il proprietario di una emittente sedere nel cda di un teatro pubblico nelle immediate vicinanze di Pisa, teatro dove è stato chiamato da chi per anni ha beneficiato della stessa tv per i propri spettacoli.

Peccato che la stessa emittente , a pochi chilometri di distanza (parliamo ora di Pisa), sia diventata la tele kabul del sindaco Filippeschi, del resto da anni ha un filo diretto con assessori particolarmente solerti a rilasciare dichiarazioni senza alcuna domanda pungente da parte del "giornalista" di turno, come si suol dire una televisione di servizio, al servizio non del cittadino ma dei poteri politici della città.

Un silenzio mediatico insopportabile, si prova a discutere nel merito delle varianti urbanistiche, delle operazioni immobiliari anti degrado, delle gare di appalto ridotte a spezzatini perché sotto una certa soglia si va all'affidamento diretto, della cultura ridotta a business quando è rimasta una sola biblioteca comunale senza personale e senza manutenzione, inaccessibile alla città nelle ore serali e nei giorni festivi.

Un silenzio mediatico sulle mancate opere a scomputo degli oneri di urbanizzazione, silenzio sulla gestione delle aziende partecipate, sul fatto che i lavoratori in appalto ad aziende pubbliche possano per mesi non riscuotere lo stipendio, silenzio sulla inadeguata risposta ai bisogni reali della popolazione, siano essi lavoro o casa o semplicemente servizi pubblici migliori, sanità e scuola in primis.

La città di Pisa non si confronta piu' su nulla, i suoi intellettuali o sono cortigiani oppure per discutere di fanno pagare scrivendo su qualche giornale o rivista per poi tornarsene comodamente nella torre eburnea universitaria disinteressandosi del fatto che il diritto allo studio sia sempre piu' una chimera.

Di lavoro si discute ormai solo quando chiude qualche fabbrica o se scopriamo che i proprietari non hanno pagato le tasse per anni chiudendo poi la produzione e l'attività senza alcun contraccolpo.

Delle strategie industriali a Pisa e provincia non si parla mai, sembra quasi un tabu'.

Una città senza dibattito sul suo presente e futuro, gestita a colpi di ordinanze con una informazione alla cittadinanza parziale e a uso e consumo dei poteri forti, economici e politici. Le dichiarazioni di industriali e politici non sono mai vagliate nei mesi successivi, se cio' avvenisse i cittadini capirebbero la grande differenza tra il dire e il fare.

Ci sono ovviamente alcune eccezioni, giornalisti che fanno il loro lavoro con serietà e competenza ma il vuoto democratico si è trasformato in una voragine che le notizie sensazionali, le paginate\i servizi a uso e consumo degli amministratori provano a colmare facendo, come si dice a Pisa, piu' danni della grandine.



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