Premi, produttività e contratto nazionale del pubblico impiego



Premi, produttività e contratto nazionale del pubblico impiego


Ormai da anni nel pubblico impiego esiste la performance, la valutazione dettata da un regolamento interno che cambia da Ente a Ente. Ma questa valutazione decide quanta produttviità assegnare al\lla dipendente, la performance è lo strumento adottato per una erogazione non a pioggia.

Cosa significa erogare a pioggia? Assegnare a tutti indistintamente una quota uguale di salario (di secondo livello) in base ai livelli di appartenenza, questa quota avrebbe dovuto essere parte di una quattordicesima che nel pubblico non esiste per volontà anche sindacale che demanda alla Rsu dei compiti, ormai esigui, di contrattazione su qualche criterio visto che poi sono le amministrazioni a decidere la composizione del fondo della produttiità.

Ormai da tempo la contrattazione nel pubblico impiego non esiste e viene dettata da norme di legge alle quali attenersi scrupolosamente, la performance è quindi obbligatoria, il salario di secondo livello va distribuito previa valutazione e in termini diseguali.

E poi c'è sempre la mannaia della Corte dei Conti a intervenire con i danni erariali ogni qual volta si intravedono irregolarità, vere o presunte, nella composizione del fondo della produttività e nella erogazione del salario accessorio.

I\le dipendenti della Pa nel corso degli anni hanno interiorizzato il concetto della performance e lo ritengono non solo giusto ma indispensabile per stabilire una distribuzione del salario accessorio (di secondo livello) diseguale, del resto in tante assemblee del personale ci sentiamo ripetere che non siamo tutti uguali (regni quindi la disuguaglianze assunta a valore assoluto?) ragion per cui bisogna riscuotere cifre diverse premiando i piu' meritevoli.

Ma chi sono appunto i piu' meritevoli?

Se guardiamo alla performance e alla sua concreta applicazione si capisce bene cosa accade con dirigenti e posizioni organizzative nel ruolo di Caronte alle porte dell'inferno, valutazioni ben poco oggettive e variabili, impossibilità di un ricorso che cambi il voto se non andando, a proprie spese e con un legale di fiducia, alla direzione provinciale del lavoro dove l'ente invia non il dirigente responsabile ma uno stuolo di legali per confutare la legittimità del ricorso.

Per questo motivo, una volta ricevuta la valutazione non positiva i ricorsi sono ridottissimi e si limitano magari a chiedere all'organismo interno di valutazione una formale verifica che nel 99,9% dei casi si conclude con un nulla di fatto. A quel punto il dipendente fa due conti e capisce che ricorrere per vie giudiziarie sarebbe assai piu' costoso e anche rischioso per le probabile "ritorsioni" sul posto di lavoro. In tutti questi passaggi il lavoratore o la lavoratrice restano da soli , il sindacato sparisce prono (ma anche senza strumenti e ruoli) ai dettami della performance.

Questo meccanismo perverso vi sembra sinonimo di qualità del servizio e anche di valutazione oggettiva ammesso, ma non concesso, che questo salario accessorio debba essere distribuito con discrezionalità?

A noi franacamente No.

In Consiglio dei ministri si trova l'ennesima leggina in applicazione della Madia che obbligherà a diversificare i premi in base al merito, questo decreto è previsto per fine Febbraio e la notizia non arriva dal sindacato ma dal giornale dei padroni , Il sole 24 ore, che si dimostra senza dubbio piu' utile di cgil cisl uil perchè almeno informa sulle prossime sventure che capiteranno ai pubblici.

Visto che il meccanismo della performance non funziona e sarebbe ancora piu' caotica l'applicazione meccanica delle 4 fasce di Brunetta obbligatoria per altro con la firma del prossimo contratto nazionale, Madia e Gentiloni rimettono mano (con il consenso sindacale) alla riforma dei premi di produttività, pensando a ridisegnare gli assetti della dinamica salariale spostandola sempre piu' verso il secondo livello di contrattazione.

La produttività , previa performance, assorbirà la «quota prevalente» (piu' del 50%) del salario accessorio il che dovrebbe determinare anche la riduzione di alcune voci contrattuali.

Cerchiamo di essere piu' chiari visto che le linee guida della Funzione Pubblica saranno determinanti per aprire le trattive per il rinnovo dei contratti. Esiste uno stipendio tabellare che poi è lo stipendio base senza altre voci legate ai profili, alla tipologia del lavoro e pensiamo anche alla anzianità di servizio, al rischio o al disagio.

Questo tabellare , fisso e non a discrezione della valutazione, sarà ridotto ulteriormente lasciando alla contrattazione di secondo livello e alla valutazione una quota da definire sicuramente maggiore dell'odierna cifra.

In questo modo , per esempio gli enti locali, sarebbero ridimensionati i salari ma anche quei capitoli del fondo decentrato che finanzia numerose indennità come quelle legate alla pm, alla turnazione, al rischio, al disagio e alle educatrici , voci che o sono determinate dal contratto nazionale con relativa coperura economica oppure vengono trasferite al secondo livello di contrattazione. Un domani quel trasferimento di competenze dovrebbe determinare anche la riduzione della copertura economica e rivedere in peggio parte normativa e retributiva.

A scriverlo, con una certa preoccupazione, è Il sole 24 ore, silenzio assoluto dai sindacati che dovrebbero invece tutelare la forza lavoro.

Il rischio concreto che si corre è quindi palese anche a uno sprovveduto: gli aumenti annunciati con l'accordo Governo e sindacati di Novembre sono in buona parte da finanziare, nel frattempo con una firma contrattuale dovrebbe entrare in vigore la Legge Brunetta che esclude di ufficio da ogni salario accessorio il 25% del personale, a tutto cio' si aggiunga un eventuale riforma della dinamica contrattuale che metterebbe in discussione alcune indennità riconosciute fino ad oggi che pesano non poco sulla busta paga.

Stando alle anticipazione sulla bozza del decreto sul pubblico impiego si sa che i contratti nazionali potranno derogare (ma la cgil non era contro le deroghe ai contratti nazionali e alle leggi dello stato?) a molte norme che regolano il pubblico impiego eccezion fatta per quelle scritte nel Resto unico, il dlgs165\2001 che guarda caso il Governo vorrebbe riscrivere quindi una grandissima confusione , un caos costruito ad arte.

Ma dalla confusione e dalla fitta nebbia escono fuori alcuni concetti ben definiti e notizie preoccupanti, per esempio 1,9 miliardi stanziati per il 2018 non sono sufficienti a coprire gli aumenti da 85 euro promessi dal Governo senza considerare la mancata copertura delle spese aggiuntive relative al fondo sanitario e agli enti locali in dissesto.

Si capisce bene poi che meccanismi di differenziazione salariale saranno sempre piu' accentuati e visto come viene costruita la performance non c'è da stare allegri.

Per non distribuzione a pioggia del salario non si intende, da parte governativa, solo la parte accessoria, quella relativa al fondo della produttività ma anche altre voci contrattuali come quelle prima citate, sono quindi a rischio indennità previste dal contratto nazionale (fino ad oggi) che in futurà sarà , come già accaduto nel privato, ridimensionato a favore di una contrattazione, a perdere, di secondo livello.

Sempre meno soldi e da distribuire mettendo in conflitto latente tra di loro i\le dipendenti della Pa, questo è il reale obiettivo, uniformare al privato il pubblico con contratti nazionali sempre piu' poveri e una contrattazione irrisoria di secondo livello venduta come vantaggiosa a quei creduloni del pubblico impiego attraverso l'aliquota fiscale piu' bassa.

Inizia quindi l'era meritocratica a tutto campao, quella degli obiettivi nazionali che stabiliranno gli indicatori generali per la Pubblica amministrazione e gli obiettivi specifici a livello di Ente. Nessuna parola sul ricambio generazionale, sulla deroga, la sola che servirebbe, alla Fornero , nessun accenno alla rimozione dei blocchi in materia di assunzione

E per finire regole ferree che decurteranno il salario in caso di malattia, una stretta sui permessi, una maggiore flessibilità dei dipendenti pubblici favorendone la mobilità interna e i trasferimenti, insomma al peggio non c'è mai fine.

Questi sono gli scenari nell'immediato futuro, altro che apertura di una nuova fase di contrattazione come annunciato da Cgil Cisl UIl con la firma della preintesa novembrina

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