4 Novembre:niente da festeggiare

Il 4 novembre è un giorno da festeggiare? Pensiamo di no perchè il “Giorno dell’Unità Nazionale” e la “Giornata delle Forze Armate” nascono all'indomani della Prima Guerra Mondiale con 600 mila soldati uccisi e una situazione sociale devastata che porterà gli artefici del conflitto a sostenere l'ascesa del fascismo. 

Non faremo analisi storiche approfondite anche se occorre almeno riflettere sulla retorica della unità nazionale e sulla centralità delle forze armate in tempi nei quali si va facendo strada il modello di difesa della mInistra Pinotti e la stessa militarizzazione dei territori viene considerata una risorsa indispensabile per arginare la criminalità, ovviamente quella piccola.

Ben pochi oggi sono gli storici  disposti a denunciare la retorica della guerra e a leggere quei fatti come prodromi dell'avvento del fascismo e del nazismo (anche se dal primo conflitto mondiale esce anche la rivoluzione d'ottobre come rifiuto della guerra e dell'oppressione).

  Del resto molti di loro si mettono al servizio del padrone di turno per glorificare il passato colonialista legittimando un presente guerrafondaio. Nelle nostre scuole non si studia il colonialismo, lo abbiamo rimosso come ben presto faremo con il fascismo.

E nella fiera della falsità si dimentica i quasi 8000 soldati italiani impegnati nei circa 20 secenari di guerra Nato aperti nel mondo, l'aumento delle spese militari, la produzione di armi del made in Italy, le stesse  con cui  hanno raso al suolo decine di villaggi seppellendo sotto le macerie la popolazione civile.

Nessuno ricorda che l'Italia è un paese in guerra, non contro la criminalità tanto grande e organizzata quanto impunita soprattutto se si annida ai vertici del grande capitale economico e finanziario, una guerra contro gli ultimi e la strisciante militarizzazione del territorio, dalla Sardegna (dove attorno a basi e poligoni aumentano le malattie) alla Sicilia (il Muos nella riserva naturale di Miscemi), dalla Toscana (camp darby) al nord est. Trasmissioni televisive da mesi alimentano il desiderio di militarizzazione presentandolo come bisogno insopprimibile di sicurezza.
 
Solo nel 2017 la spesa militare italiana  è stata  di 64 milioni di euro al giorno,  aumentava mentre si tagliavano i fondi alla sanità, alla istruzione, alla manutenzione di scuole e strade, al welfare. Con un caccia da guerra quanti posti di lavoro potrebbero crearsi e quante opere di manutenzione sarebbero possibili?

E l'opera di militarizzazione crescente viene sostenuta dagli enti locali che invocano fondi per la videosoveglianza e si rendono complici, come a Pisa e Livorno, delle grandi opere di militarizzazione.

Allora la retorica del 4 Novembre va smontata pezzo su pezzo per non rimanere dentro ingranaggi che non guardano alla storia passata per ricollegarla al presente, per sottrarci alle polemiche ideologiche di chi occulta la natura della guerra e i suoi fini

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