Il servilismo sindacale in materia di cambio delle mansioni

La flessibilità aziendale ha bisogno dei due livelli di contrattazione, il sindacato è ormai strumento necessario per far passare le peggiori decisioni possibili per i lavoratori e le lavoratrici.

Prendiamo come esempio il caso delle mansioni, con il Jobs act si prende ormai in considerazione la intera vita lavorativa di un dipendente, si intraprendono tutte le strade possibili per disinnescare il contenzioso del lavoratore volto all'indennizzo monetario per avere svolto mansioni diverse e richiedenti maggiore responsabilità rispetto a quelle per le quali era stato assunto. Già dal 1999 nel pubblico impiego scompaiono le mansioni a favore dei profili professionali , subito recepiti dal ccnl autonomie locali, proprio per aumentare le prestazioni lavorative in orario di servizio.
Emblematico è il caso del nuovo articolo 2103 del Codice civile riscritto dall’articolo 3 del Dlgs 81/2015, che si applica a tutti i lavoratori e le lavoratrici a prescindere dalla data della loro assunzione.

Fino al 2015, nel lavoro privato, valeva la flessibilità organizzativa  che permetteva alle imprese di avere margini di manovra ma in certi casi anche difficoltà insormontabili ad esigere da livelli inferiori mansioni usualmente richieste a livelli piu' alti.

Dopo il 2015, la giurisprudenza e la stessa contrattazione collettiva  si sono mosse nella stessa direzione, ossia impedire una applicazione rigida della norma imponendo al lavoratore piu' mansioni all'insegna della flessibilità. Che lo faccia un giudice possiamo anche capirlo, ma che il sindacato sieda al tavolo con i padroni solo per favorire l'applicazione di condizioni di peggior favore dentro i ivcontratti nazionali e di secondo livello ,  questo ci fa decisamente incazzare.

Avete capito bene? Cerchiamo di essere piu' chiari

Il Dlgs 81/2015 elimina il criterio dell’equivalenza delle mansioni e rimanda alla contrattazione collettiva il compito di individuare delle forme flessibili.

Il sindacato a sua volta si muove non per contrastare la equivalenza delle mansioni ma la favorisce rendendosi disponibile a ratificarla nei contratti.

 Il datore di lavoro, per un utilizzo piu' flessibile della forza lavoro e senza spendere un euro in piu' , ha bisogno di nuove declaratorie dei profili professionali? Nessun problema, chiama il sindacato che inserisce la nuova  declaratoria nel contratto collettivo ; nel caso invece in cui invece il lavoratore svolga mansioni inferiori, venga insomma dequalificato e mortificato, non esiste alcun vincolo temporale da rispettare.

La condizione essenziale allora è che i contratti nazionali regolino e certifichino cio' di cui i padroni hanno bisogno proprio per evitare giudizi discrezionali dalla Magistratura. E per capire bene quali saranno gli scenari futuri, prendiamo il contratto  dell'ex Fiat, oggi Fca e Cnh Industrial, ove si legge che va rispettato il "principio giurisprudenziale della compatibilità professionale".  Detto in altre parole, vince il criterio della equivalenza delle mansioni, si evitano eventuali cause in tribunale e si mette al sicuro l'azienda che potrà continuare ad esigere mansioni maggiori o inferiori in base alle esigenze produttive. Ormai distinguere tra padroni e sindacato è sempre piu' difficile!

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