Come ti distruggo il welfare state

Il sistema del welfare per come lo abbiamo conosciuto fino ad oggi andrà presto in archivio. Non siamo noi a dirlo ma il Governo in combutta con sindacati e padroni.

E per favorire lo smantellamento di quello che un tempo definivamo stato sociale stanno da tempo a favorire previdenza e sanità integrativa con il  diretto e attivo coinvolgimento del  sindacato. Da un paio di anni a questa parte sono in crescita gli sprechi nella Pa (ma sulla nozione di sprechi è bene intendersi perchè con questa scusa hanno tagliato salari e contratti alle lavoratrici degli appalti) ma i servizi pubblici sono sempre meno disponibili, anzi aumenta la sfiducia, anche alimentata ad arte, verso il pubblico proprio quando il 36% dei nuclei familiari rinuncia a una prestazione medica per mancanza di soldi e le liste di attesa sono  lunghe e inspiegabili (in realtà basterebbero assunzioni in sanità per abbatterle).

I bilanci familiari sono sempre piu' risicati, il risparmio della famiglia media è praticamente nullo, i consumi, le bollette si portano via piu' del 75% dello stipendio, resta ben poco da spendere. Ma tra le voci di spesa ormai oltre alle bollette, agli affitti o ai mutui, alla benzina, si trova anche la spesa sanitaria, un lusso ormai insostenibile per tante famiglie italiane.

Dai dati statistici diffusi, una famigia media spende oltre 1300 euro annui per la salute, a cui aggiungere le spese per la istruzione dei figli . Se poi in famiglia vive un non autosufficiente sono solo dolori, la sola speranza è di avere la pensione di accompagnamento se no sono solo spese che si aggirano attorno a 5000 euro annui. Il welfare ormai è ridotto ai minimi termini e da tempo è partita la operazione di convincimento che solo barattando gli aumenti contrattuali con sanità e previdenza integrativa sarà possibile garantirsi una esistenza dignitosa.

Sarà anche per questo che ormai in difesa dello stato sociale sempre meno italiani sono disposti a mobilitarsi. Il welfare pesa sempre piu' sul bilancio familiare, circa un quinto del budget complessivo, ma i servizi ricevuti si dimostrano anno dopo anno carenti e inadeguati, da qui parte l'idea che il welfare non sia piu' necessario ma solo una fonte di spesa a carico dei salari, cosi' hanno voluto farci credere per favorire i processi di privatizzazione.

Mentre prosegue l'opera distruttiva del welfare state, con la partecipazione attiva dei sindacati, aumentano i costi della sanità e della istruzione pubblica, si è di fatto costretti a rinunciare a prestazioni per far quadrare il  bilancio familiare, almeno una prestazione secondo il 36,\1 % delle famiglie  a cui aggiungere la rinuncia del cinema o del teatro o di acquisto di libri.

 Ad essere piu' colpiti dai tagli al welfare sono le famiglie povere costrette alle maggiori rinunce, le stesse poi che vedono ridotta l'aspettativa di vita e con una qualità della loro esistenza ormai deteriorata.

Un colossale giro di soldi riguarda ormai il welfare e non parliamo solo di quello pubblico ma anche dell'integrativo aziendale, in futuro il pubblico sarà sempre piu' ridotto e per questo si muovono appetiti attorno a sanità e previdenza integrativa. Sono già iniziate le storielle secondo le quali attorno al nuovo welfare si muoveranno innovative e nuove esperienze di economia civile e business sociale.

Un business in realtà esiste e sulla pelle delle classi sociali meno abbienti e dei lavoratori delle cooperative sociali costretti a 38 ore settimanali per mille euro al mese, a orari impossibili e  alle piu' svariate mansioni esigibili. Bassi salari, contratti sfavorevoli, appalti al ribasso, blocco del turn over per anni nella Pubblica amministrazione, rinuncia del sindacato a svolgere un ruolo conflittuale, sprechi diffusi per meglio giustificare i processi di privatizzazione, sono queste le ragioni che stanno portando alla distruzione del welfare. Ma omai quanto accade sotto i nostri occhi sembra avvolto da una nebbia cosi' fitta da impedirci di capire cosa sta avvenendo sui nostri corpi. E forse quando lo capiremo sarà troppo tardi

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