Il nostro punto di vista sui Daspo e sul regolamento di Polizia Urbana

Audizione in Commissione Consiliare
Regolamento di Polizia Urbana e sui Daspo
Sindacato Generale di base Comune di Pisa


Da tempo sono in corso le revisioni di molti regolamenti di Polizia Urbana in vigore nei comuni e nelle città metropolitane. Trattasi  magari di parziali riscritture per recepire il decreto Minniti e alimentare i Daspo nell'ottica di gettare le basi per la riscrittura ex novo del Regolamento ma con principi guida diversi e in linea con Ia legge Minniti.

Gli obiettivi del Governo e dei Sindaci sono riportare gran parte delle funzioni della polizia municipale  a logiche securitarie e di ordine pubblico  e da qui nasce il nostro dissenso.
La stessa nozione di sicurezza urbana, mutuata dal decreto legge 14 del 20 Febbraio 2017, dovrebbe essere oggetto di una riflessione che invece allo stato attuale manca perchè per sicurezza e lotta al degrado si intende anche promuovere interventi di recupero delle aree e dei siti degradati e la riqualificazione dei quartieri.
Quello che noi vediamo è invece la concentrazione degli interventi nei centri storici senza mai rimettere in discussione la politica urbanistica delle amministrazioni comunali via via succedutisi, non vediamo profuse le stesse energie impiegate per le logiche securitarie (anche in termini di budget di spesa, impiego di uomini e pubblicità mediatica) per combattere la marginalità e l'esclusione sociale, la disoccupazione, la miseria crescente che attraversa le comunità migranti e gli italiani. Per fare degli esempi concreti vediamo solo cooperative e terzo settore a combattere la marginalità sociale quando invece l'ente pubblico e la Sds dovrebbero avere una funzione attiva . Per questo servirebbero anche politiche occupazionali oggi inesistenti, un approccio alle problematiche sociali ben diverso da quello attuale.
Il Comune e la SdS non si limitano agli atti di indirizzo, dal loro bilancio dipendono le risorse per pagare le cooperative operanti.Il problema è che Comune e SdS danno indirizzi molto limitati e securitari, senza il coraggio di sperimentare forme di reale co-progettazione con il terzo settore per coinvolgere e impegnare anche le persone "bisognose" in prima persona (da qui dovrebbe partire il riconoscimento della dignità delle stesse). Potrebbero quindi essere adottate normative per consentire almeno l'autogestione degli spazi esistenti e di politiche contro il degrado e la emarginazione.

La nozione di degrado urbano viene invece ridotta alle ordinanze dei sindaci e le recenti leggi tendono proprio a rafforzare il potere dei sindaci e ampliare le materie oggetto del loro intervento.  Le disposizioni in materia di pubblici interventi finiscono con il rappresentare solo ordinanze rivolte ai locali gestiti da migranti i cui orari di apertura si trascinano fino alla notte rinunciando per esempio a costruire il confronto preventivo con  tutte le comunità migranti e non solo con i loro rappresentanti istituzionali.
Tacere sulla apertura degli ipermercati in ogni giorno festivo e fino alle 24 e poi scatenarsi contro l'apertura serale dei locali in area stazione ci sembra un comportamento discutibile perchè la liberalizzazione degli orari di apertura dovrebbe valere tutti gli esercizi commerciali (da quando la liberalizzazione è selvaggia sono peggiorate le condizioni di vita e di lavoro nel commercio) ed essere criticata .
Allo stesso tempo nei ragionamenti diffusi sui daspo urbano e sulle misure contro il degrado , le scelte urbanistiche e sociali diventano del tutto irrilevanti. Lo diciamo con estrema chiarezza: non servono nuclei cinofili della Polizia Municipale (ultima idea balenata al Comandante e al Sindaco) , servono agenti di Pm presenti sul territorio e in accordo con altre figure sociali e culturali. Servirebbe un utilizzo condiviso dell'art 208 del codice della strada sfruttandone tutte le potenzialità e non solo nell'ottica di autofinanziamento dei progetti incentivanti per estendere gli orari della Pm, servirebbe chiarezza anche sulla stessa indennità contrattuale di ordine pubblico.
Non è casuale che le indicazioni della Questura siano assunte in toto dall'Amministrazione comunale che concentra la Pm nelle aree di rilevanza turistica, dove si trovano buona  parte degli interessi delle associazioni dei commercianti, mentre interi quartieri vengono progressivamente abbandonati o con una presenza sporadica e inadeguata ad affrontare la complessità dei problemi che il vecchio Regolamento di polizia urbana individuava per garantire qualità alla vita dei cittadini. Emblematico è lo stato di abbandono in cui versano le ex circoscrizioni, luoghi che dovrebbero essere aperti alla cittadinanza e motore di iniziative nei quartieri, non solo presidi per uffici anagrafe e agenti di Pm. Anche in questo ambito, cosi' come nel caso della Biblioteca Sms, le promesse della Giunta Filippeschi sono state clamorosamente disattese a dimostrazione di una politica solo funzionale ad alcuni interessi forti nella città.
I quartieri periferici, dove vive gran parte della popolazione, sono ambiti dirimenti sui quali avviare il confronto, gli agenti di Pm sono pochi e in ogni caso dovrebbero occuparsi di molto altro e non solo limitarsi all'ordine pubblico. Tra nuclei antidegrado, unità cinofile e Daspo, corriamo il rischio di costruire una Polizia Municipale non funzionale ai bisogni della città ma solo per raggiungere gli obiettivi securitari dei Sindaci.
Allo stesso tempo manca l'intervento in ambito sociale e urbanistico, pensiamo che quando un quartiere si svuota e non ha piu' esercizi commerciali , quando mancano i momenti e gli spazi di sociabilità, l'amministrazione comunale dovrebbe intervenire seriamente per scongiurare il degrado culturale, urbanistico e sociale.
Non è causale l'assenza di politiche culturali, ormai si spendono solo soldi per la politica degli eventi, manca perfino un cartello di iniziative capaci di valorizzare gli spazi pubblici a costi decisamente ridotti. Si rinuncia alla cultura e alla socialità come fattori determinanti per combattere il degrado, eppure la nostra città universitaria potrebbe farlo ogni giorno. Del resto al Comune mancano perfino dei mediatori cultuali agli sportelli dell'anagrafe...
Alla luce di queste considerazioni, non vorremmo limitarci a discutere solo sulla applicazione dei daspo e la loro introduzione nel Regolamento di Polizia Urbana. Noi siamo contrari ai daspo e allo stesso tempo all' utilizzo della Pm in chiave securitaria, inoltre abbiamo una idea diversa della lotta al degrado che parte da un ragionamento urbanistico e sociale che invece non viene preso in considerazione se non come spot pubblicitario o per magnificare la costruzione della inutile opera denominata People Mover. La città vetrina è l'esatto contrario della città che vogliamo, pensiamo infatti a un tessuto urbano vissuto e pieno di iniziative, comitati di quartieri che abbiano voce in capitolo e non siano utilizzati solo come spauracchio antimmigrazione.
Ci fermiamo qui certi di avere fornito alcuni spunti utili per la riflessione e auspicando che I consiglieri comunali vogliamo aprire un confronto reale con gli agenti di Pm e con tutte le figure sociali e culturali che si adoperano ogni giorno con mezzi ristretti e scarsa considerazione da parte delle istituzioni


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