Pubblicità regresso sui contratti pubblici

Il rinnovo dei contratti arriverà in vista delle elezioni rsu nella pubblica amministrazione, giusto per consentire ai sindacati "rappresentativi" di portare a casa qualche risultato riscuotendo consensi per altro immeritati vista l'arrendevolezza, a dir poco, che li ha contraddistinti da anni, complici dello smantellamento dei servizi pubblici, del welfare, della precarizzazione dei rapporti di lavoro.

L'intesa potrebbe arrivare anche prima di Gennaio, a Dicembre,  si tratta di capire con quali tempi, ed eventuali dispute, andranno in porto Legge di Bilancio, normative antisciopero, pensioni.  E in ogni caso, potrebbe arrivare solo un accordo parziale, magari per i comparti piu' grandi, seguito, ad anno nuovo, dalle altre intese, per erogare poi gli arretrati a ridosso delle prossime elezioni rsu previste per primavera.

Allo stato attuale mancano ancora i soldi per contratto, stabilizzazioni, richieste di assunzioni straordinarie pervenute dal comparto Ministeri, il problema è ben altro ossia trovare i soldi decidendo quali tagli operare. E' ormai inevitabile ampliare gli organici ripristinando il turn over negli enti locali che poi turn over non sarà perchè con i tetti imposti alla spesa di personale la facoltà assunzionale sarà decisamente piu' bassa. Intanto, a fronte di 500 mila che andranno in pensione e altrettanti posti perduti  avremo  al massimo 50 mila stabilizzazioni per arrivare a circa 80mila nuovi ingressi nella Pa al netto della scuola.

Fatti due conti allora, le assunzioni saranno del tutto inadeguate soprattutto se pensiamo che da qui a 3 anni saranno decine di migliaia, 500 mila almeno, i\le dipendenti che matureranno i requisiti per la pensione, visto che molti\e di loro  ci sarebbero di già senza l'avvento della Fornero.

Per i 3,2 milioni di dipendenti pubblici, Il Sole 24 ore parla di 581 euro medi di arretrati a testa, da accreditare con il primo stipendio dopo la firma dei contratti; ma anche in questo caso i conti non tornano perchè, solo considerando la inflazione programmata, gli aumenti per il 2018 dovrebbero attestarsi a circa 128 euro, molti di piu' di quelli invece previsti e sui quali esiste già l'accordo con i sindacati.

Ricordiamo che il Governo Renzi aveva messo sul piatto i miseri 300 milioni di euro equivalenti a 9 euro lordi al mese.

Allo stesso tempo, sanità, regioni, enti locali e università le singole amministrazioni hanno dovuto accantonare la medesima cifra.   Poi sono arrivati i 900 milioni di euro messi a disposizione dalla Legge  di bilancio di un anno fa pari a 26.8 euro. Quindi siamo a 36 euro, centesimo piu' o centesimo meno, una cifra ben lontana dalle promesse del Governo e sicuramente con ulteriori e sgradite sorprese nelle prossime settimane, quando definiranno i criteri per erogare gli aumenti contrattuali dividendo i lavoratori o con la performance attraverso la contrattazione di secondo livello o diversificando gli aumenti in base al reddito e ai livelli.

Altri soldi arriveranno ovviamente dalla ultima Legge di Stabilità ancora in discussione ma prima di cantare vittoria, leggetevi alcuni dati diffusi da piccoli sindacati autonomi che ci sono tuttavia di aiuto. Gli aumenti per il biennio 2016\7 sono pari a 30 centesimi al giorno (manco il caffè alla macchinetta costa cosi' poco), per il 2018 siamo attorno a 1,40 euro al giorno.

L'intera  operazione alimenta una gran confusione dando in pasto ai lavoratori e all'opinione pubblica cifre contrastanti e spesso lorde. del resto lordi erano i fatidici 85 euro medi di aumenti promessi dalla Madia.

Se invece vogliamo essere piu' chiari e non illudere i lavoratori, si parta dalle cifre nette, si confrontino i futuri"aumenti" con quanto  perduto negli ultimi 8 anni e magari si faccia anche una analisi di quali aumenti sarebbero stati decisi tenendo conto di quella inflazione programmata che nel corso degli anni ci ha fatto perdere tanto potere di acquisto ma rischia di essere rimpianta dalle future norme.

Contratti al ribasso, stabilizzazioni insufficienti, mancato ripristino del turn over al 100% (perchè nei fatti con le regole dell'austerità non è mai cosi' e anche i cosiddetti enti virtuosi parlano di spesa di personale effettiva attorno al 70\5% dei pensionamenti) a cui aggiungere l'indebitamento degli enti locali che dovranno far fronte con i loro bilanci alle spese quando lo Stato continua a tagliare fondi .

Ma del resto perchè i Governi dovrebbero cambiare linea se i sindacati stanno zitti e i sindaci, a parte qualche mugugno, sottoscrivono qualunque manovra economica sia loro presentata?

Chi è cagion del suo male  pianga sè stesso , con questo abbiamo detto tutto!

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