L'erosione del potere di acquisto e un salario minimo ormai inderogabile

 E' evidente la percezione che il nostro potere di acquisto, salariale e previdenziale, sia stato costantemente eroso nel corso degli ultimi 40 anni, lo confermano anche innumerevoli statistiche e relazioni che confermano come l'Italia sia l'ultimo paese per crescita salariale all'interno della Ue.

Oltre la metà dei lavoratori e delle lavoratrici italiani\e parlano di salari inadeguati con i quali non si arriva alla quarta settimana del mese, siamo in presenza di una forza lavoro indebitata solo per far fronte ai costi della vita legati all'affitto, alle tasse, all'acquisto di generi di prima necessità. E' sufficiente un problema di salute per mettere in ginocchio il magro bilancio di intere famiglie, se poi il servizio sanitario pubblico non riesce a garantire servizi in tempi celeri, il ricorso alle strutture private, a pagamento, diventa un vero salasso economico.

Un recente sondaggio conferma che la maggioranza dei lavoratori e delle lavoratrici è non solo favorevole a un salario minimo ma lo ritiene imprescindibile per contrastare la corsa al ribasso nei rinnovi contrattuali.

Le rivendicazioni contrattuali di Cgil Cisl Uil sono ormai al di sotto del costo della vita, il sistema di calcolo degli aumenti (il codice Ipca) viene accettato passivamente pur sapendo che determina perdita del potere di acquisto.

A destra soprattutto ma anche nel centro sinistra i becchini del salario minimo finiscono con l'assumere punti di vista padronali finalizzati a contenere i salari ricorrendo a tutte le tipologie di contratti flessibili e precari che in Italia sono presenti più che in ogni altro paese europeo.

La centralità del contratto a tempo indeterminato full time è stata erosa e cancellata a colpi di controriforme del lavoro all'insegna della precarietà.

Il salario minimo, la cancellazione del codice Ipca, il ripristino del sistema di calcolo retributivo per le pensioni, la riduzione dell'orario di lavoro a parità di salario diventano obiettivi minimi per i quali vale la pena di convergere.

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