Colf e badanti a casa senza stipendio per libero arbitrio dei datori
Colf e badanti sono in gran parte a casa senza stipendio. Nel migliore dei casi a casa con debito orario, ferie pagate e parte del salario corrisposto, per lo piu' contratti sospesi e zero tutele. Sono molte le badanti ad essersi rivolte a noi non sapendo cosa fare, non mancano casi nei quali sia avvenuto il recesso del contratto di lavoro, ben pochi i datori ad avere optato per la cassa integrazione in deroga al personale domestico che non puo' recarsi al lavoro
Si può anche attingere a permessi non retribuiti in alternativa al recesso dei contratti.
Il governo ha provato con la cassa in deroga e la deducibilità delle retribuzioni di colf e badanti anche per uscire dal nero che ricordiamo nel Meridione rappresentano i 3\4 della intera forza lavoro, ad oggi ci risulta che questo ammortizzatore sociale sia stato usato in termini veramente eccezionali. Parliamo di una forza lavoro prevalentemente straniera senza tutele sindacali e con scarsissima consapevolezza dei diritti esigibili.
E alcuni cambiamenti dovranno avvenire con la
conversione in legge del Dl 18/202o. Parliamo di circa 2 milioni di famiglie che impiegano almeno un lavoratore domestico ma se la matematica non inganna ci sono meno di 900 mila contratti regolari, il resto sono lavori al nero sconosciuti a Inail e INPS. Arriverà con grande ritardo il “decreto di aprile” che dovrebbe includere un apposito ammortizzatore sociale per i circa 2 mila lavoratori\trici del settore.
E' bene ricordare come colf e badanti non abbiamo la copertura economica
totale della malattia, una situazione che favorisce il loro sfruttamento. Posti di lavoro a rischio, soprattutto laddove l'impiego della forza lavoro è full time e con costi maggiori a carico delle famiglie. Si tratta di salari da fame che nel migliore dei casi arrivano a 1.250 euro.
Che cosa ne sarà di colf e badanti? Non lo sappiamo, di sicuro i datori potrebbero fermare il contratto per un certo periodo di tempo ma al contempo dovrebbero assicurare il
pagamento della retribuzione.
In alternativa sarebbe possibile trovare una intesa con le lavoratrici per consentire loro di accedere a una sorta di aspettativa o trovare forme consensuali di licenziamento, con l'impegno alla riassunzione post emergenza consentendo l'accesso alla NASPI. Bisogna fare attenzione ad eventuali riscritture dei contratti riducendo il monte ore ma non esistono, in caso di riduzione oraria, certezze e garanzie per il ritorno al vecchio contratto individuale con piu' ore retribuite e assicurate.
Le lavoratrici al nero continuano ad essere senza alcuna tutela, sono la forza lavoro invisibile e senza tutele reali.
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